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L’ANM. Con le nuove norme processi a rischio. Alfano ai magistrati, più rispetto. No, Ministro Alfano, è il Governo – e soprattutto Berlusconi – che deve rispettare di più i magistrati che pagano un tributo di sangue per difendere lo Stato!

Il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Luca Palamara: “Con il ddl diventerà impossibile celebrare i processi. Si rischia di far passare il messaggio che lo Stato rinuncia all’azione punitiva”. Il Guardasigilli assicura: valuteremo l’impatto sui processi”. E sulla proposta avanzata oggi da Casini di riformulare il ‘lodo Alfano’: “Lo facciano”. Rassicurazioni sui fondi: ”Puntiamo ad avere risorse aggiuntive”

Bologna, 13 nov. – Processi brevi, polemica senza fine. Il ddl presentato ieri dalla maggioranza al Senato finisce nel mirino dei centristi, con il leader Pier Ferdinando Casini che lo liquida come una “porcheria”. Il Pd esige una quantificazione dei procedimenti che rischiano di saltare, il segretario Pierluigi Bersani pensa che per il premier l’unica strada sia quella di “sottoporsi al giudizio” mentre l’Alleanza per l’Italia spara a zero contro una riforma che, dice Bruno Tabacci, “non puo’ essere confusa con gli interessi di Berlusconi. Idv e Pdci annunciano che chiederanno il referendum abrogativo.

Ma a protestare sono innanzitutto i magistrati. Le nuove norme sul ‘processo breve’ rischiano di avere “effetti devastanti sul processo penale. Di fatto diventera’ impossibile celebrare i processi. Come Anm ribadiamo che il processo penale ha bisogno di urgenti riforme e non di essere affossato” sottolinea Luca Palamara, presidente dell’Anm. “Non lo diciamo soltanto noi, anche nella politica si fa strada questa tesi”, rileva Palamara precisando che “non e’ possibile applicare questa norma ai processi in corso ne’ dire alle vittime dei reati: ‘guardate, non si fa piu’ nulla’. Si rischia -avverte- di far passare il messaggio che lo Stato rinuncia all’azione punitiva”.

“Valuteremo l’impatto della norma -continua Palamara- e cercheremo di quantificare i guasti che questa norma puo’ portare sul sistema. Ne discuteremo in occasione dei prossimi comitati direttivi centrali dell’Anm”.

Prova a rispondere il ministro della giustizia. Angelino Alfano assicura che presto si fara’ una “valutazione di impatto” del ddl, ricorda che, sul fronte della funzionalita’ degli uffici giudiziari, si sta lavorando per digitalizzarli. Il Guardasigilli difende il ddl: “Sei anni non sono un tempo chimera”, ma non eista a ripescare il lodo Alfano. Quella legge “ci e’ sempre sembrata equilibrata e giusta” e, dopo la bocciatura della Consulta, ricorda, c’e’ comunque “la possibilita’ di ripresentarla in forma costituzionale”.

“Però – avverte Alfano – qualunque sarà il risultato di questo nostro lavoro va posto a paragone rispetto ad un altro tema oggi vivo e vero che è quello delle prescrizioni che si verificano per l’infinita durata dei processi, per una macchina organizzativa della giustizia che va fatta funzionare meglio”. Su questo fronte Alfano ribadisce che si punta in particolare alla digitalizzazione, alla riorganizzazione e alla semplificazione degli atti giudiziari.

Alfano, comunque, fa un richiamo alla magistratura associata, chiedendo all’Anm la giusta dose di rispetto nei confronti del legislatore”. “Non vogliamo porre in dubbio l’autonomia della magistratura o porre i Pm sotto l’esecutivo”, prosegue Alfano specificando pero’ che si tratta di “quell’autonomia e indipendenza tanto spesso rievocata dall’Anm come una bandiera, come un drappo da buttare in faccia al legislatore ogni qualvolta che prova a proporre una riforma”. “I giudici -sottolinea- sono soggetti solo alla legge e la legge la fa il Parlamento eletto dal popolo sovrano in nome del quale il giudice emette la sentenza”.

Quanto alla proposta avanzata oggi dal leader Udc Casini il ministro replica: “Noi abbiamo presentato una legge che ci è sempre sembrata equilibrata e giusta nella sua radice di fondo ed è stata dichiarata incostituzionale dalla Corte Costituzionale. Chi dovesse ritenere giusta quella norma può avere la possibilità di ripresentarla in forma costituzionale”.

Quanto al problema dei fondi, il ministro assicura che “nel corso di questa finanziaria puntiamo ad avere risorse aggiuntive per la giustizia, per far sì che i 6 anni di durata del processo non siano un tempo ‘chimera’, ma un tempo ordinario, che diventi una regola ordinaria del sistema processuale italiano”.

Il ministro rimarca che “noi come governo valutiamo positivamente lo spirito del disegno di legge Gasparri-Quagliariello perché puntiamo ad accelerare i processi per tutti i cittadini”. “Se fate il conto -precisa Alfano – mediamente di due anni della durata di un’indagine più i 6 che questo ddl prevede per la celebrazione di un processo nelle sue varie fasi arriviamo ad 8 anni. Mi sembra – prosegue Alfano – un tempo congruo perché un cittadino possa sapere se è innocente o colpevole davanti ad un tribunale e ci sembra un tempo congruo perché tutta la società possa sapere se un cittadino è innocente o colpevole”.

(Tratto da ADN Kronos)