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L’allerta della polizia: “I clan mafiosi reclutano gli imprenditori in crisi”

L’allerta della polizia: “I clan mafiosi reclutano gli imprenditori in crisi”

28 MARZO 2020

Il rischio di «ampi margini di inserimento della criminalità organizzata» viene ritenuto alto

DI SALVO PALAZZOLO

In questi giorni di emergenza Coronavirus c’è un gran fermento fra i boss delle mafie italiane. Da Sud a Nord. Le microspie che tengono sotto controllo padrini e insospettabili complici hanno intercettato frammenti di dialoghi che parlano di progetti e nuovi investimenti, per approfittare del momento di crisi. E ci sono anche altri segnali di riorganizzazione che arrivano dalla galassia mafiosa. Segnali che in questi giorni sono stati all’attenzione del capo della polizia Franco Gabrielli e del suo direttore centrale anticrimine, Francesco Messina, che ha subito inviato una nota a tutti i questori d’Italia. È un’allerta per le squadre mobili, perché indaghino sulle nuove infiltrazioni mafiose nell’economia italiana al tempo del Coronavirus.

Il rischio di «ampi margini di inserimento della criminalità organizzata» viene ritenuto alto. E c’è un allarme in particolare che viene lanciato dal vertice della polizia: «L’impatto dell’attuale crisi sanitaria potrebbe esporre maggiormente imprenditori e commercianti delle varie categorie ai tentativi di “reclutamento” economico e di finanziamento illecito, con modalità di interposizione fittizia». È il “metodo” del superlatitante Matteo Messina Denaro, il pupillo del boss Totò Riina ricercato dal 1993: agli operatori economici non chiede il pizzo, ma offre fiumi di soldi sporchi, per riciclare, per acquisire quote societarie, per fare nuovi affari. Un metodo che in questo momento rischia davvero di fare tanti proseliti: «Considerato – scrive il direttore centrale anticrimine – che la crisi attuale porterà un deficit di liquidità, una profonda rimodulazione del mercato del lavoro, e il conseguente afflusso di ingenti finanziamenti pubblici, sia nazionali che comunitari». Su quest’ultimo aspetto, la nota ai questori evidenzia il rischio che i boss intensifichino anche un altro “reclutamento”, quello di funzionari e politici infedeli, con l’obiettivo di arraffare quanti più soldi destinati ad aziende in crisi e persone indigenti. «L’attuale crisi – questa l’analisi – potrebbe favorire sistematicamente il rapporto, con sistemi corruttivi, tra mafie ed esponenti della pubblica amministrazione ed amministratori locali».

Ecco perché il vertice della polizia sollecita accertamenti da parte di ogni questura, di concerto con le procure: «Occorre focalizzare adeguatamente l’attenzione – scrive ancora Francesco Messina – in ordine a ogni possibile evoluzione delle strategie criminali, anche internazionali». E vengono indicati anche degli ambiti a maggiore rischio di infiltrazione: «I settori della filiera agro-alimentare, delle infrastrutture sanitarie, della conseguente gestione di approvvigionamenti, specie di materiale medico, i comparti turistico-alberghiero e della ristorazione, i settori della distribuzione al dettaglio e della piccola e media impresa».

Al lavoro ci sono già gli analisti delle due articolazioni della Direzione anticrimine della polizia di Stato: il Servizio centrale operativo, guidato da Fausto Lamparelli, e il Servizio centrale anticrimine, diretto da Giuseppe Linares. È il momento di raccogliere quante più informazioni. E non è facile di questi tempi: anche i padrini hanno cambiato le loro abitudini. Sembra che qualche giorno fa, a sorpresa, un mafioso abbia convocato un incontro fra la gente in fila al supermercato. Non è stato possibile intercettarlo.

Adesso, bisogna capire cosa stanno progettando davvero i boss. Di sicuro, avverte la polizia, le mafie non sono affatto impreparate, perché «sono solite operare nelle pieghe delle criticità sociali». Così è stato già per la ricostruzione dopo i terremoti. E per l’emergenza immigrazione.

fonte:https://rep.repubblica.it/