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La vicenda del “caro estinto” nella Capitale.Siamo stati querelati a seguito di alcune dichiarazioni rilasciate alla stampa,ma,non avendo accusato specificatamente tizio o caio e fatti nomi limitandoci a denunciare la situazione di fatto,siamo stati prosciolti in istruttoria.Di conseguenza abbiamo controquerelato l’autore della denuncia e chiesto i danni.All’Associazione Caponnetto nessuno può imputare la mancanza di serietà.Ad essa non interessa tizio o caio ma la situazione generale che vede quanto meno delle anomalie nell’affidamento e nella gestione delle camere mortuarie di alcuni nosocomi e cliniche romani.Essa,poi,ritiene quanto meno strano che a gestire tali camere mortuarie siano solamente 2-3 imprese sulle circa 500 esistenti nella Capitale e nella provincia.L’interesse dell’Associazione Caponnetto é quello di ottenere chiarezza su tutto ciò e la sua denuncia querela tende proprio a perseguire questo obiettivo.Ora tale compito spetta alla Magistratura inquirente. Tutto qua.

Alla PROCURA DELLA REPUBBLICA

PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA

Atto di denuncia querela

Il sottoscritto Elvio di Cesare in p. e in q. di rapp.te legale dell’associazione antimafia Caponnetto ai presenti fini elettivamente domiciliato presso lo Studio del proprio difensore di fiducia Avv. Fabrizio Maria Sepiacci con studio in Roma, V.le G. Mazzini n. 41 (tel. 06 88939545 – fax 06 32651118 – pec avv.fabriziosepiacci@legalmail.it) – come da nomina in calce al presente atto –, rappresenta a Codesta On.le Procura i fatti che qui di seguito si espongono in ordine ai quali dichiara di proporre atto di

denuncia querela

Occorre premettere che l’odierno scrivente è promotore e rapp.te legale “dell’Associazione Antimafia  A.Caponnetto”.                                               .

Nell’ambito della propria attività associativa, lo scrivente ha, da tempo seguito attraverso anche il proprio sito, gli esiti di una complessa attività di indagine avente ad oggetto la concessione degli appalti delle camere mortuarie dei nosocomi di competenza della Regione Lazio, indagini che nel mese di ottobre 2014 sono scaturiti in una serie di provvedimenti cautelari emessi dalla Procura di Roma nei confronti di due compagini societarie …………………………………..            che direttamente, ovvero tramite partecipate, gestiscono la quasi totalità delle camere mortuarie del Lazio e di Roma in particolare.

Per una più piena comprensione dei fatti narrati, giova in questo senso, fare una breve premessa sulla gestione degli appalti sulle camere mortuarie nei nosocomi della nostra Regione.

Secondo la normativa nazionale, che demanda la regolamentazione esecutiva alle Regioni, presso ogni nosocomio è presente la c.d. camera mortuaria, dove il paziente deceduto durante il ricovero, viene traslato e composto per la visita dei parenti e successivo servizio funerario.

Il servizio, di prassi, è stato sempre effettuato internamente tramite il personale sanitario, mentre da qualche anno a questa parte – in coincidenza della Giunta Regionale Polverini – tale servizio è stato mediamente appaltato a ditte terze che ovviamente, stante la posizione di preminenza nella gestione del deceduto, sarebbero dovute essere estranee al servizio di onoranze funebri.

Ebbene, da anni, il servizio è stato affidato o a ditte comunque esercenti l’attività di onoranze funebri o a ditte apparentemente estranee ma partecipate da soggetti che esercitano l’attività.

Va da sé che gli stessi soggetti che si accaparrano tali appalti, per aggiudicarseli corrispondono (apparentemente) una cospicua somma alla P.A. senza ottenere alcun vantaggio, e di cui sfugge l’apparente convenienza economica, che può essere giustificata solo se si accaparrano anche i successivi servizi funerari.

Tale meccanismo ha prodotto nell’arco di sette anni il risultato che le ditte affidatarie, lungi dall’astenersi nell’offerta dei servizi funerari: dove dovrebbero solo gestire il servizio di camera mortuaria, hanno estromesso dagli affari le centinaia di agenzie funerarie del Lazio.

Pertanto, talune di queste, di cui menzione particolare merita l’Assifur (Associazione imprese funebri romane), hanno presentato per il tramite dei loro partecipanti esposti e denunce presso la Procura di Roma, la quale si è avvalsa della piena collaborazione testimoniale degli stessi.

Circostanza questa inedita, rispetto ad un mondo fino ad allora refrattario a denunciare il mercimonio con il settore politico-amministrativo locale: svelando retroscena di scambio di danaro e di voti tra i gestori pubblici e i soggetti privati che di volta in volta venivano chiamati ad assolvere il loro ruolo imprenditoriale all’interno delle strutture pubbliche.

Dalle iniziative promosse dalla Assifur è scaturita l’attenzione della Associazione antimafia Caponnetto, in persona dell’esponente Elvio Di Cesare.

Associazione che ha il suo fine di sensibilizzare le istituzioni in favore delle vittime di ogni reato comunque avente carattere associativo a livello nazionale, anche se non necessariamente “di stampo mafioso”, come per l’appunto lo sfogo dei provvedimenti della Procura di Roma dell’autunno 2014 stanno a testimoniare.

Ebbene, nel luglio 2013 in occasione di una manifestazione indetta dall’Assifur davanti la Regione Lazio, dove si era insediata da poco la giunta di centro sinistra, il Sig. Elvio di Cesare come la sua storia associativa testimonia, ha inteso partecipare personalmente e per tale ragione ha risposto alle interviste della varie testate giornalistiche presenti all’evento, tra cui il TG3 Regionale.

Per tali circostanze, in data 23/07/2013 il Sig. …………in proprio e in q. di rapp.te legale ……………………., ha prima minacciato le redazioni delle testate coinvolte di provvedere a rettificare ogni riferimento indiretto alla propria compagine nella gestione die nosocomi laziali; quindi ha ottenuto un passaggio televisivo trasmesso ad hoc in cui un proprio rappresentante si è protratto nel rappresentare una situazione poi interamente smentita dai provvedimenti della Procura di Roma, che ha sostanziato invece le accuse mosse dall’Assifur.

Infine, non pago, ha promosso una denuncia querela nei confronti dell’odierno istante per il reato di diffamazione a mezzo stampa e di qualsiasi altro reato l’AG ravvisasse nelle condotte descritte (All), scaturente il proc. pen. 3217/2014 (D.ssa T. Cugini).

In data 29/07/2013 il…………………. depositava integrazione di querela denunciando le ulteriori circostanze a carico dell’odierno istante 1) esposto alla Procura di Roma; 2) articolo del 22/07/2013; 3) articolo del 14/06/2013; 4) articolo del 5/06/2013; 5) volantino Assifur del 4/07/2013 (All.).

Nel corpus della citata integrazione a querela esponeva che era vero che gestiva gli appalti di diversi nosocomi romani, a seguito di regolari appalti.

Tuttavia, non rammentava nell’occasione che gran parte di questi appalti, non solo non gli sono stati mai revocati in ragione degli asseriti articoli ed interviste ma, quel che è più grave, venivano e sono tuttora prorogati oltre ogni limite di legge.

Situazione che si protrae anche dopo il noto intervento della Procura di Roma.

In data 22/01/2014 il p.m., D.ssa T. Cugini, depositava richiesta di archiviazione la quale testualmente motivava “Rilevato che le parole pronunciate dall’indagato non appaiono né direttamente né indirettamente offensive nei confronti della querelante limitandosi il di Cesare a chiarire pubblicamente le ragioni della sua partecipazione alla manifestazione: un intervento a sostegno delle imprese contro possibili infiltrazioni mafiose e non contiene né direttamente né indirettamente l’affermazione che ……………………., impresa di pompe funebri operante nella Capitale, contro la quale le altre imprese funebri manifestavano, fosse in odor di mafia come invece ritenuto nell’atto querelatorio… chiede disporsi l’archiviazione del presente procedimento e la conseguente restituzione degli atti al proprio Ufficio…”(All).

In data 5/03/2014 il……………………. depositava ampia opposizione alla richiesta di archiviazione (All.).

In data 11/02/2015 a seguito di apposita udienza, il G.I.P. di Roma – D.ssa T. Coccoluto R.G. 10447/2014 Gip – depositava decreto di archiviazione per insussistenza della notizia di reato (All.).

Alla luce di quanto fin qui illustrato, si rivolge istanza affinchè l’Ufficio di Procura, svolte le opportune indagini, Voglia esercitare l’azione penale nei confronti del …………………, in proprio e nella qualità di rapp.te legale della ……………. quale autore dell’atto di denuncia querela rilevatasi infondata ad avviso della suindicata Procura della Repubblica, per il reato di calunnia (avendo il delatore agito con consapevolezza dell’altrui innocenza, oltre all’essere stata dichiarata insussistente la notitia criminis da questi propalata) e/o per qualsiasi altro reato che si volesse nel caso di specie ipotizzare, e per l’effetto condannarlo all’integrale risarcimento dei danni morali e personali subiti dall’odierno istante e per ciò stesso significando che il presente atto ha valore di formale

denuncia-querela

contro i soggetti suindicati, nonché contro altri e differenti soggetti che si dovessero ritenere responsabili della suindicata condotta di reato.

Si chiede ai sensi dell’art. 408 c.p.p. si essere informati nel caso di richiesta di archiviazione e, ai sensi dell’art. 406 c.p.p., nel caso di richiesta di proroga delle indagini preliminari.

Ci si oppone fin d’ora all’emissione di decreto penale di condanna.

Si nomina, infine, nell’istaurando procedimento, l’Avv. Fabrizio Maria Sepiacci, del Foro di Roma, (C.F. SPCFRZ65R08G478C) con Studio in Roma, V.le G. Mazzini n. 41 (tel. 06 88939545 – fax 06 32651118 – pec. avv.fabriziosepiacci@legalmail.it) espressamente delegandolo al deposito del suesteso atto.

Si allegano all’uopo i seguenti documenti:

– atto di denuncia querela del 23/07/2013;

– integrazione di denuncia querela del 29/07/2013;

– richiesta di archiviazione del 22/01/2014;

– opposizione alla richiesta di archiviazione del 4/03/2014;

– decreto di archiviazione comunicato via fax il 19/02/2015;

– rassegna stampa.

Con osservanza.

Roma,                                                                        

Sig. Elvio Di Cesare 

in p. e in q. di rapp.te legale dell’associazione antimafia Caponnetto

Vera la firma

Avv. Fabrizio Maria Sepiacci