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La triste esperienza di Ignazio Cutrò, l’imprenditore di Bivona (Ag) al quale la criminalità ha distrutto l’azienda. Così lo Stato tutela chi collabora con la Giustizia???!!! Un nostro invito al Ministro Maroni

L’AMARA ESPERIENZA DI UN NOSTRO CARISSIMO AMICO, IGNAZIO CUTRO’, L’IMPRENDITORE DI BIVONA, IN PROVINCIA DI AGRIGENTO, NOTO IN TUTTA ITALIA (VISITATE IL SUO SITO), PER AVER DENUNCIATO COLORO CHE LO VESSAVANO E PER AVER SUBITO, PER QUESTO, GRAVI ATTENTATI CHE LO HANNO RIDOTTO AL LASTRICO.

LO STATO GLI HA CONCESSO LA PROTEZIONE MA LO HA ABBANDONATO AL SUO DESTINO.

NESSUNO GLI HA DATO PIU’ UNA COMMESSA ED ORA LE BANCHE GLI NEGANO QUALUNQUE AIUTO, MENTRE L’ISPETTORATO DEL LAVORO ADDIRITTURA LO CONTRAVVENZIONA.

MINISTRO MARONI, CHE RISPONDE?

COSI’ LO STATO E LA POLITICA AIUTANO COLORO CHE COLLABORANO CON LA GIUSTIZIA?

Da una parte lo Stato gli concede la scorta per difenderlo, solo di giorno ma lasciandolo solo la notte, da chi gli ha distrutto l’azienda e lo minaccia, dall’altra lo abbandona al suo destino.

Lasciandolo senza lavoro, senza una commessa ed addirittura facendolo contravvenzionare dall’Ispettorato del Lavoro per non essere stato in grado di versare i contributi previdenziali ai dipendenti.

Ma egli come fa a pagare i contributi previdenziali se è senza lavoro?

Una storia amara che fa venire i brividi.

Da quale parte sta lo Stato?

Vorremmo che il Ministro Maroni, che tanto va blaterando di lotta alle mafie, ci rispondesse.

Ignazio ci ha fatto una telefonata disperata per lamentarsi di essere stato abbandonato da tutti, Stato, Partiti, Sindacati.

Non un solo Comune, una sola Amministrazione provinciale, la Regione Sicilia, un qualsiasi Ente pubblico, lo hanno chiamato per commissionargli dei lavori e metterlo in condizioni di vivere e di continuare a lottare contro le mafie.

“Ho parlato con tutti, parlamentari, di sinistra e di destra, sindaci, esponenti di partiti politici, autorità varie, per esporre la situazione in cui ci troviamo io e la mia famiglia. Nessuno mi ha aiutato. Cosa mi resta da fare?darmi fuoco? Vendermi un rene? Cosa?”, ci ha detto disperato.

Ed ha aggiunto “ E’ valsa e vale ancora la pena di aiutare questo Stato nel combattere la mafia?”.

Una domanda terribile, che si fa di tanto in tanto, chi come Ignazio e come noi, scende in trincea e si trova in piena solitudine per non trovarsi a fare solo bla bla, accumulando magari, taluni – facendo dell’antimafia parolaia – carriere politiche e, forse, anche quattrini.

Ignazio si è esposto, ha denunciato e fatto arrestare e, perciò, gli hanno distrutto l’impresa.

Ignazio è andato in giro per l’Italia, a spese sue, –l’abbiamo incontrato a Nemi (in provincia di Roma), a Fondi (in provincia di Latina) ed altrove- a raccontare la sua storia ed a invitare la gente onesta a resistere alle mafie.

Scortato, perché minacciato di morte, lui, la moglie ed i suoi figli, che vivono blindati, senza più un rapporto con il mondo esterno, per non esporsi al fuoco mafioso.

Ora le banche gli rifiutano un fido, i carabinieri dell’Ispettorato del Lavoro della sua provincia lo contravvenzionano.

E lui non può pagare… perché lo Stato stesso non gli procura il lavoro.

Uno Stato bicefalo, che aiuta e, al contempo, abbandona i suoi figli onesti e coraggiosi.

Ministro Maroni, convochi il Prefetto di Agrigento ed il Governatore della Sicilia e li induca a procurare commesse pubbliche ad Ignazio Cutrò.

Se lo abbandonerete al suo destino, ci ripromettiamo, in occasione di una prossima manifestazione pubblica nella Capitale, di denunciare il comportamento suo e dello Stato ai danni di chi lo aiuta nella lotta contro le mafie.