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La tribù degli Spada, il clan che detta legge sul mare di Ostia

La tribù degli Spada, il clan che detta legge sul mare di Ostia

Gli Spada sono legatissimi ai Casamonica, incroci in società, attività commerciali, passioni comuni, crimini insieme. In questa storia, però, i buoni e i cattivi si mischiano perché le regole sono saltate, semplicemente non ci sono. Ognuno si aggrappa alla legge della strada

A CURA DELL’ASSOCIAZIONE COSA VOSTRA

16 aprile 2021 • 06:30

Aggiornato, 13 aprile 2021 • 14:14

Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Dopo la serie sull’omicidio di Mario Francese, quella sul patto tra Cosa Nostra e i colletti bianchi e quella sulla seconda guerra di mafia, si passa adesso al racconto dei Casamonica.

Il 7 novembre 2017 il giornalista Daniele Piervincenzi e il videomakern Edoardo Anselmi vengono brutalmente aggrediti da Roberto Spada. Pagano una colpa grave: aver fatto domande in territorio controllato dai parenti dei Casamonica, aver chiesto del presunto sostegno a Casapound nelle elezioni. Spada sferra una testata e insieme a un complice picchiano Anselmi e Piervincenzi.

Come il funerale, quella testata diventa un punto di svolta.

Gli Spada verranno arrestati, Roberto finisce in carcere, va a fare compagnia al fratello Romoletto, Carmine. Vengono coinvolti in una mega indagine e devono rispondere di associazione mafiosa e di un’altra sfilza di reati. Romoletto e il fratello vengono ritenuti mandanti dell’omicidio di Giovanni Galleoni, detto Baficchio, e Francesco Antonini, detto Sorcanera, avvenuti a Ostia nel novembre 2011, eseguiti per prendersi il controllo del litorale. Al processo una testimone, Tamara Iannì, racconta: «Quell’ordigno piazzato di recente dai miei, e quegli sguardi che puntavano a farmi tacere, ma sono qui per parlare, ho preso troppe botte. Non tornerei indietro. Ce l’avevano con me, con mio marito, e pure con mio figlio, che allora aveva due anni. Volevano piegarci, annientare per sempre i Baficchio. Non hanno mai sopportato che mio figlio portasse questo nome, Giovanni, come Galleoni, che loro si vantavano di aver ucciso. Doveva essere morto per sempre.

Per questo hanno cercato di infettarlo col sangue di Pelé (Enrico Spada è deceduto tre anni fa, n.d.r.) che era malato di Aids. Per questo mi picchiavano davanti al mio bambino. Per punirlo del nome che portava. Ma era piccolo, aveva solo due anni».

L’ordigno esplode davanti alla casa dei genitori di Iannì nell’ottobre 2018, mentre il processo e alle battute iniziali. In pochi mesi la famiglia Spada viene azzerata, con sequestro di beni e chiusura delle attività, ma fuori gli amici ci sono ancora. Le attività raccontano brandelli di vita della casata.

IL FORTINO

Gli Spada sono legatissimi ai Casamonica, incroci in società, attività commerciali, passioni comuni, crimini insieme, visto che proprio Domenico Spada, nel luglio 2018, viene arrestato nella retata contro i Casamonica.

L’aggressione avviene fuori dalla palestra di Roberto Spada, dove insegna la boxe. Spada ha gestito diverse palestre, una anche in un immobile comunale. Per anni hanno comandato loro. È il welfare della malavita, svuota di senso il ruolo delle istituzioni, spesso, assenti, e rimarca nel territorio la propria valenza, il proprio ruolo. Qualche giorno dopo la testata, vengo inviato a Ostia per raccogliere testimonianze. Un posto nel quale ero stato anni prima a raccontare le case di ricotta, immensi palazzoni comunali tirati su con cemento raffazzonato e materiali scadenti, dove dentro sopravvivono migliaia di romani con la fortuna, solo, di poter guardare il mare. Sono di proprietà di un immobiliarista, il comune le affitta a cifre spaventose rispondendo cosi all’emergenza abitativa. Un sistema fallato dove guadagnano i privati, ci rimettono tutti e i cittadini vivono come reclusi in appartamenti cadenti. Quando torno a piazza Gasparri, a Ostia, per raccontare gli Spada, scendo nelle fondamenta di quei palazzoni e i sostegni li trovo esattamente nello stesso posto, i palazzoni erano e sono ancora pericolanti.

In questo degrado, in questa assenza di Stato con un ex capo della polizia di Stato sotto processo per concussione, un municipio sciolto per infiltrazioni mafiose, nel 2015, dopo Mafia Capitale, il minimo che possa accadere e che la malavita trasformi quel luogo in un quartiere-Stato dove il sindaco si chiama Spada e se ti serve un alloggio, un luogo di ritrovo, soldi, favori chiedi a loro. Incrocio un dipendente comunale.

«Sta’ attento che te gonfiano, stanno incazzati per questo fatto degli Spada, quella è gentaccia.» In questa storia i buoni e i cattivi si mischiano perché le regole sono saltate, semplicemente non ci sono. Ognuno si aggrappa alla legge della strada.

«Vengo con gli albanesi», «Prendo il fero (pistola, n.d.a.)», «Finisci morto» sono le frasi ricorrenti.

IL RACKET DELLE CASE POPOLARI

Realizzo diverse inchieste e, in una, racconto il racket delle case popolari. Assisto a un incontro tra un occupante e il legittimo assegnatario, un incrocio di disperazione e maledizioni dove delle istituzioni non si intravede neanche l’ombra e la rissa viene solo rimandata. Case dove gli ascensori sono fuori uso con disabili prigionieri in casa, riscaldamenti rotti, immobili fatiscenti, garage trasformati in alloggi. «Mio marito» racconta una signora «e morto dentro l’ascensore: si sono aperte le porte ed e caduto nel vuoto. A noi ci hanno assicurato che e morto sul colpo, speriamo. Il motto di Ostia nuova è vedi, non vedi, senti, non senti, e così campi cent’anni.» Morire cadendo nel vuoto nelle case popolari. In questo budello di incroci e vicoli, se non fotografi il reale non capisci il potere della malavita che controlla ogni respiro. «Il racket delle case esiste. Se tu chiedi soldi agli Spada, a quel punto devi restituirli, ma se non stai alle loro condizioni, la casa la perdi.

Con l’usura ti agganciano, poi ti strozzano e se non paghi e hai un’abitazione la perdi. Secondo te, gli Spada come sono andati a vivere nelle villette, con gli stenti o con il pizzo?». E’ così che i clan controllano tutto. Qui Roberto Spada ha costruito il suo feudo, fatto di pugni e speranze. Speranze, sì, perché nelle sue palestre i figli del popolo andavano e trovavano un luogo dove stare. «Non hanno mai fatto del male a nessuno» racconta chi li conosce, «e comunque quando non avevo soldi i miei figli continuavano a frequentare la palestra, qui non c’è niente.» Roberto Spada gestiva la Femus boxe, poi finita sotto sequestro, insieme a sale slot e locali; ha insegnato a generazioni di bambini l’arte nobile del pugilato, una passione di famiglia. Sono decine i Casamonica e gli Spada con la smania per i guantoni, uno dei primi e stato Romolo Casamonica.

E il più celebre è il primo. Diventa campione dei pesi welter negli anni ottanta e novanta. Dal ring al carcere il passo è breve, è stato coinvolto in diverse inchieste per reati come usura ed estorsione, il must della casata.

Fonte:https://www.editorialedomani.it/