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La tomba di Giovanni Falcone profanata da una città che dimentica tutto

A guardare dentro la basilica di San Domenico la tomba di Giovanni Falcone minacciata da una infiltrazione d’acqua viene voglia di pensare che le spoglie del magistrato capace di sconfiggere Cosa nostra era meglio lasciare al cimitero di Sant’Orsola accanto a quelle della moglie Francesca Morvillo. Il degrado che dentro il pantheon di Palermo circonda il sepolcro del magistrato ucciso il 23 maggio del 1992 è un insulto imperdonabile a tutti coloro i quali hanno sacrificato la loro vita per combattere contro la mafia.

Ma c’è di più. Quella tomba profanata dall’incuria è l’ennesima lacerante testimonianza di una città che dimentica tutto. A prendersi cura di San Domenico dovrebbero essere il Fondo edifici di culto, proprietario del monumento, e la Soprintendenza ai Beni culturali. Tuttavia, non è solo una questione di responsabilità. E’ una questione di memoria: dove sono i palermitani che hanno elevato Giovanni Falcone a eroe? Perché non si ribellano? Dopo quasi trent’anni dalla strage di Capaci avranno già digerito tutto.

Da La Repubblica