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La suburra degli appalti a Torre del Greco: Vaccaro, Capone & co. salvati dalla prescrizione

La suburra degli appalti a Torre del Greco: Vaccaro, Capone & co. salvati dalla prescrizione
Alberto Dortucci

Corruzione e turbativa d’asta: processo-lumaca, la cricca assolta d’ufficio. Dalle tangenti del 6% alle soffiate per le gare: irrisolti i dubbi della procura

Torre del Greco. Un’inchiesta lunga 4 anni, diverse forniture pubbliche «pilotate» da politici e colletti bianchi del Comune, 15 indagati: una vera e propria «suburra degli appalti» all’ombra del Vesuvio, chiusa con un desolante colpo di spugna. La prescrizione «salva» l’imprenditore del settore delle pulizie Ciro Vaccaro – ritenuto, in un diverso procedimento giudiziario, il «gancio» della camorra in municipio e già condannato in primo grado a 10 anni di reclusione – e l’ex vicesindaco Donato Capone, oggi alleato «ombra» del sindaco Giovanni Palomba insieme ai vertici locali di Forza Italia. Assoluzione per intervenuta prescrizione anche per i restanti imputati travolti dalle indagini condotte dal pubblico ministero Giuliana Moccia e capaci di scoperchiare il vaso di Pandora del «funzionamento» dei bandi di gara promossi dall’ente di palazzo Baronale.

Il verdetto del gup

A 11 anni dai fatti contestati dalla procura di Torre Annunziata e a due anni e mezzo dalla richiesta di rinvio a giudizio, i 15 imputati sono comparsi davanti al gip Antonio Fiorentino – subentrato in corso d’opera alla collega Valeria Campanile – per rispondere delle accuse costruite a cavallo tra il 2011 e il 2015. In realtà, invece, la discussione in aula è durata meno di 10 minuti. Il tempo necessario all’avvocato Antonio Di Martino – difensore, tra gli altri, proprio di Ciro Vaccaro e Donato Capone – di presentare il «conto» per la prescrizione dei reati. Superflua, dunque, la memoria difensiva presentata dall’avvocato Giancarlo Panariello – legale di Luigi Accardo, storico funzionario del settore avvocatura del Comune – e finalizzata a dimostrare l’estraneità ai fatti. Per tutti, compresi gli imprenditori Rosario Maisto e Gabriele Perillo, scatterà l’assoluzione per intervenuta prescrizione. Sarà deciso, invece, a fine febbraio 2023 il destino giudiziario degli imputati per la vicenda dell’assegnazione dei loculi al cimitero: dovranno tornare, quindi, in aula l’ingegnere Vincenzo Sannino – ex assessore della giunta guidata da Giovanni Palomba – l’ex funzionario oggi in pensione Salvatore Loffredo e il figlio Alessandro Loffredo.

La tangente del 6%

La conclusione del processo-lumaca lascia così senza risposta i dubbi sollevati dalla procura di Torre Annunziata in merito a diversi bandi pubblici del Comune di Torre del Greco. Particolarmente «delicata» la vicenda dell’appalto relativo all’incubatore per la valorizzazione delle attività artigianali locali: un bando di gara – secondo la procura di Torre Annunziata – truccato dall’inizio alla fine, grazie alle «soffiate» di Luigi Accardo a Ciro Vaccaro e alle successive indicazioni all’imprenditore Rosario Maisto, interessato all’affare. Al punto da promettere una quota pari al 6% dei lavori: l’1% sarebbe andato a Donato Capone, l’1% a un assessore non identificato e il 4% a Ciro Vaccaro e ai suoi «soci in affari» Luigi Accardo, Ramondo Savastano e Giovanni Battista Cimmino (gli ultimi due poi scagionati dalle accuse già in fase di indagini).

Le ombre dell’inchiesta

La spina dorsale delle indagini abbracciava l’arco temporale dal 2011 al 2015. Quando intorno alla figura di Ciro Vaccaro sarebbe stata costruita una «squadra» di specialisti in corruzione, turbativa d’asta e abuso d’ufficio. Una squadra in cui, secondo gli investigatori, tutti avevano ruoli e compiti precisi. Ma su cui adesso è calato il velo dell’assoluzione per prescrizione.
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