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La storia di un imprenditore viterbese vittima di una giustizia distratta. Anche noi dell’Associazione Caponnetto gli siamo vicini e gli auguriamo di incontrare la Giustizia vera

Il disperato appello di Gaetano Cici, l’ex mobiliere di Tuscania che si dice vittima della mala e della giustizia.
“Rivoglio indietro tutta la mia vita”
Ieri ha inviato una lettera al presidente Napolitano e al premier Berlusconi
VITERBO – Vittima della mala, della giustizia e di “giochi di potere”.
Solo, disperato e abbandonato da tutti. Ma tenace e caparbio, nonostante cinque lunghissimi anni di angosce e sofferenze in cui ha perso il lavoro e, per poco, anche la casa familiare. La sua è una brutta storia di malavita, truffa, estorsione ed usura. Ritiene di aver subito ritorsioni persino da parte di un giudice del tribunale di Viterbo; eppure, in cuor suo, crede ancora nella giustizia e spera che le persone che hanno rovinato la sua vita paghino.
Ci siamo occupati della storia di Gaetano Cici già in passato, quando, ovunque si rivolgesse, trovava la porta chiusa. Noi l’avevamo aperta, perché ciò rende bello questo mestiere è anche saper ascoltare, cercare di dare una mano a chi la chiede, raccogliere gli sfoghi di chi non ha più niente a cui aggrapparsi. E lui, quando si presentò alla nostra porta, aveva la disperazione negli occhi. Cici, pugliese di origine, residente a Tuscania, ed ex proprietario – suo malgrado – del negozio Gaetano Arredamenti, aveva raccontato di essere rimasto “vittima di un’ associazione per delinquere finalizzata al traffico di mobili per l’arredamento”, i responsabili della quale “sono a capo di due aziende della Repubblica di San Marino che si muovono nel settore degli arredi: mi hanno ricattato, estorto e minacciato di morte”. E per Cici e la sua famiglia era iniziato l’inferno e una serie infinita di denunce per troppo tempo rimaste inascoltate.”Sono stato lasciato solo da tutti: ministero dell’ Interno, Prefettura e associazioni di competenza”, dice Cici.”Sono salvo solo perché dall’ Inps mi arrivò una vecchia liquidazione, che ho impegnato nelle spese legali affrontate per fermare il giudice”.- Sì, perché i capi dell’organizzazione, con una documentazione falsa ( come si legge nella memoria a firma dell’avvocato Carlo Rienzi, legale di Cici), lo avevano portato in Tribunale “facendomi passare come un delinquente per continuare ad agire indisturbati”.
È qui che entrava in gioco il giudice. “Col suo appoggio erano arrivati al pignoramento, poi alla vendita all’asta della casa familiare, che è di proprietà di mia moglie”.Perfino l’intervento del Prefetto Alessandro Giacchetti era stato inutile.
“Il giudice aveva respinto le richieste di sospensione dei termini per ben due volte”Poi la casa era stata riscattata con i soldi dell’ Inps, ma la lunga battaglia di Cici è vinta solo in parte. “Dopo tutti i soldi investiti nelle spese legali, sono sul lastrico”.Ma adesso, dopo una breve parentesi di scoramento, ha deciso di non arrendersi e, nonostante i disagi e le tante umiliazioni patite, vuole andare fino in fondo.Vuole cambiare pagina,Cici vuole riprendersi tutto quello che gli è stato tolto restituendo dignità alla sua famiglia, ed è con la speranza che qualcuno possa ascoltarlo, che giusto ieri mattina ha inviato una lettera( che riportiamo nella foto) indirizzata oltre che al prefetto Giacchetti, al Csm, ai ministri Roberto Maroni e Angelino Alfano, al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, e al premier Silvio Berlusconi.


Ormai è diverso tempo che conosciamo Cici:  è una brava persona, umile e senza pretese, che vuole soltanto tornare a vivere dignitosamente. Confidando nella sensibilità delle istituzioni, (seppur in passato lo hanno deluso), glielo auguriamo di cuore.

(Tratto da Nuovo Oggi Viterbo del 23 Aprile 2009)