Ieri, sabato 14 giugno, nella riunione del Consiglio Direttivo
dell’Associazione Caponnetto, malgrado alcune assenze
talune giustificate tal’altre no, abbiamo fatto un lavoro di
altissimo profilo.
Intanto, con le cooptazioni effettuate di alcuni amici di alto
spessore quanto a conoscenze in ogni campo e livello di
combattività, il Consiglio Direttivo va assumendo sempre
di più un’immagine ed un ruolo di uno strumento di guerra
alle mafie di estrema efficacia.
Cooptazioni che continueranno nelle prossime riunioni per
rafforzare ancor piu’ il livello di significatività e di
efficacia dell’Associazione.
Un lavoro selettivo di una classe dirigente che, senza
fronzoli e sempre possibili sconfinamenti di ogni
sorta, deve portarci sempre di più ad essere una dolorosa
spina nel fianco delle mafie, un pugnale al cuore dei
mafiosi, siano essi i quaquaraquà che, soprattutto, quelli che
contano, quelli in giacca e cravatta che troviamo seduti
comodamente sugli scranni delle nostre assisi e sulle
poltrone prestigiose.
Una classe dirigente in grado di “capire” qual’è il “cuore”
del sistema.
E qui è venuto in ballo il ruolo dei Prefetti, un ruolo vitale
nella lotta alle mafie sul piano del condizionamento che
essi possono esercitare sia sui vertici delle forze dell’ordine
del territorio – i cui rappresentanti apicali sono soggetti
nelle loro promozioni al parere preventivo del Prefetto
che decide sostanzialmente, quindi, se essi debbano essere
promossi o no -, che, indirettamente, sugli stessi magistrati
la cui eventuale protezione da attentati e quant’altro va
decisa dal Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza
presieduto dal Prefetto.
Ma il potere di intervento e di condizionamento del
Prefetto non si limita a questo – sempre per quanto riguarda
l’aspetto della lotta alle mafie che è quello che interessa
direttamente un’Associazione antimafia qual’è la
Caponnetto che non vuole limitarsi a fare retorica e basta –
ma riguarda anche, se non soprattutto, le cosiddette
“interdittive antimafia”.
E qui bisogna ammettere che il Prefetto ha un potere
superiore di gran lunga al Magistrato, in quanto, mentre
quest’ultimo interviene a reato commesso
e, quindi, “dopo”, con una logica punitiva, repressiva, il
Prefetto ha il potere, con, appunto
, l'”interdittiva”, preventivo, di intervenire “prima”
, impedendo, ad esempio, che quell’impresa partecipi alla
gara in quanto rappresentata o, comunque partecipata o
comunque ancora contigua a soggetti in odor di mafia.
Sulla base di informazioni che egli dovrebbe raccogliere, il
Prefetto ha il potere di emettere le interdittive, il Magistrato
no.
E qui casca l’asino.
Orbene, noi ci teniamo a sottolineare un fatto di rilevanza
notevole dal nostro punto di vista.
Noi ci riteniamo e vogliamo essere sempre di più strenui
difensori delle Istituzioni.
Diciamo che siamo e vogliamo essere sempre di più i cani
da guardia dello Stato di diritto.
Ed i nostri attacchi, pertanto, non sono MAI rivolti alle
Istituzioni in quali tali, ma a quegli uomini che, stando ai
fatti, spesso le rappresentano indegnamente sui territori o
al centro.
Ritorniamo ai Prefetti.
Questi sono di nomina politica in quanto è il Ministro che li
nomina, tramite il Consiglio dei Ministri, ed il Ministro è
un politico.
A seconda del colore politico che il Ministro di volta in
volta ha agli Interni, egli sceglie i suoi preferiti rivolgendosi
evidentemente ai referenti che il suo partito ha sui territori.
Ve lo immaginate voi cosa può essere e può eventualmente
fare un Prefetto che sia stato nominato su segnalazione al
Ministro da tal parlamentare arrestato, poi, per reati di mafia
o da tal’altro boss politico arrestato o indagato per gravi
reati contro la Pubblica Amministrazione?
Noi -sia ben inteso-non siamo per principio “contro” i
Prefetti, ma li giudichiamo in base al loro operato sul
versante della lotta alle mafie.
Non siamo stati -anzi!!!- “contro” Prefetti della levatura e
dello spessore morale ed istituzionale di un Frattasi a
Latina o di un Mosca a Roma o di altri ancora
che, purtroppo, sono finiti “stritolati” nel tritacarne del
sistema e allontanati.
Noi siamo, invece, “contro” quei Prefetti che non fanno
niente contro le mafie, non fanno interdittive e
contribuiscono, così, oggettivamente a rafforzare le mafie.
Un’Associazione antimafia seria HA L’OBBLIGO di
affrontare ed esaminare i VERI problemi della lotta alle
mafie e se non si fa questo la sua è fuffa.
Mille volte FUFFA!
Allora cominciamo a chiedere ad ogni Prefetto d’Italia:
“QUANTE E QUALI INTERDITTIVE ANTIMAFIA
HA FATTO???.
E, se la risposta è negativa e le interdittive antimafia non
sono state fatte o sono state fatte in misura ridotta, quel
Prefetto non è buono, non ci dà garanzie e ne va richiesta la
rimozione.
Ma per fare questo bisogna essere LIBERI da lacci e
laccioli di natura politica od economica, bisogna avere le
idee chiare su cosa significano mafie ed antimafia ed avere
coraggio.
Ecco, ieri al Direttivo sono state fatte scelte ed adottati
misure e programmi per fare tutto ciò ed altro ancora…
Tanto altro…
Fra questo “altro” va inquadrato il Convegno che abbiamo
deciso di promuovere a FONDI il 19 settembre p. v insieme
a Magistrati ed esponenti delle forze dell’ordine e delle
Istituzioni di punta.
A Fondi – dopo quello già svolto poco fa a Napoli con il
Procuratore Nazionale Antimafia Franco Roberti – il cui
territorio è da noi ritenuto, com’è d’altronde noto a tutti, uno
dei… “cuori del sistema” e dove quello messo in luce finora
rappresenta, secondo noi, solo la punta di un iceberg che va
ripreso e riesaminato ex novo ed in profondità.
Per fare tutto ciò, ripetiamo, c’è bisogno di soggetti, quali noi
dell’Associazione Caponnetto vogliamo essere e
siamo, determinati, liberi e con le idee ben chiare…