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La riorganizzazione ed il funzionamento delle forze dell’ordine a Fondi

Qualche anno fa, monitorando la situazione dell’abusivismo edilizio a Minturno, ci accorgemmo di un’anomalia che ci sconcertò.

Le informative venivano trattate da più PM della Procura della Repubblica di Latina.

Dieci ad uno, altre 20 ad un altro, altre 10 ad un altro ancora.

Veniva a mancare così quella “visione di insieme” che non consentiva di rilevare che i progettisti erano sempre i soliti due-tre, i fornitori di materiale edile, i costruttori ecc sempre gli stessi.

Facemmo notare la cosa sul nostro sito web e la cosa finì.

Le indagini, infatti, furono unificate ed assegnate ad un solo PM.

Un’anomalia da evitare assolutamente: lo “spezzettamento delle indagini”.

La necessità del pool.

Quello che istituirono a Palermo Caponnetto e Falcone.

Senza un lavoro sinergico, senza una banca dati comune, senza un lavoro investigativo comune, senza un pool di magistrati ed investigatori addetti SOLAMENTE all’azione di contrasto della criminalità organizzata, non si va da nessuna parte.

La mano sinistra non sa quello che fa la destra e viceversa.

Anziché limitarsi a chiedere l’istituzione di una sezione della DIA a Latina e cose del genere, le gerarchie politiche serie e che veramente vogliono fare veramente la battaglia contro le mafie affrontino questi problemi!

E di problemi ne stanno venendo alla luce in questi giorni, dopo i gravissimi fatti che hanno riguardato, riguardano e continueranno a riguardare il comune ed il territorio di Fondi.

La denuncia che abbiamo fatta noi, fatta propria da taluni finanzieri e carabinieri, relativa agli attentati verificatisi ai danni di questi.

Il quotidiano “La Provincia” ne ha fatta materia per un ampio servizio pubblicato oggi, 29 aprile 2010, con il titolo “Forze dell’ordine nel mirino”, a firma di Riccardo Antonilli.

Si tratta, in sostanza, di questo:

a Fondi i militari che sono oggetto di attentati da parte dei criminali, anziché essere incoraggiati a proseguire il loro lavoro, vengono o trasferiti o assegnati a lavori sedentari, interni e non più operativi.

I ” casi” più eclatanti hanno riguardato un brigadiere dei Carabinieri, subito trasferito in altro comune, ed un suo pari grado della Guardia di Finanza, subito spostato dai servizi operativi ed adibito a mansioni sedentarie interne alla caserma.

Una misura di ” sicurezza” nei confronti delle loro persone, ci si dirà.

In effetti non è così perché il discorso riguarda i MIGLIORI ed i più attivi.

Stiamo parlando, infatti, di due sottufficiali eccellenti, che, quindi, ” davano fastidio”.

E’ ovvio che i criminali vanno a colpire coloro che più degli altri… danno fastidio.

Così facendo, ci troviamo di fronte ad una vera e propria resa dello Stato di fronte alla criminalità.

Se si accetta la logica dei criminali – ” colpire i migliori per neutralizzarli e farli levare dal territorio ” -, non sappiamo come si possa contrastare efficacemente il fenomeno mafioso a Fondi e non solo.

Un segnale inquietante!

Noi da anni, attirandoci ovviamente molte antipatie, non abbiamo mai nascosto il nostro disappunto per le insufficienze dell’apparato investigativo fondano.

Su un territorio invaso e dominato dalle mafie, come ampiamente ammesso e denunciato dai massimi e più qualificati organismi investigativi e giudiziari nazionali, territorio dove, peraltro, permangono i misteri sui motivi che hanno portato al suicidio dell’ex Comandante della Compagnia della Guardia di Finanza, Capitano Fedele Conti (non si vuole che si continui a parlarne?), si mandano gli uomini migliori.

Non si fa comandare una Compagnia da un Tenente e ci si priva dei subordinati più attivi solo perché diventati obiettivi dei criminali.

Li si deve proteggere, insieme alle loro famiglie, e si deve permettere ad essi di continuare il loro lavoro.

Ci eravamo illusi che i tanti personaggi di rilievo nazionale che sono andati a Fondi, durante la recente campagna elettorale conseguente ai noti “fatti” di cui ha parlato la stampa addirittura internazionale, mostrassero attenzione all’intera situazione, guardandola da tutte le angolazioni, scavandone tutti i lati oscuri, a cominciare, appunto, dalle insufficienze degli apparati investigativi locali.

Dobbiamo elogiare il lavoro eccellente fatto dagli uomini e le donne della DIA, del ROS, del Gico, dello SCO, della Questura di Latina e dai Carabinieri del Comando Provinciale del Col. Rotondi.

Un lavoro meticoloso, puntiglioso, serio, lungo, che ha portato a scoprire quello che è stato finora scoperto.

Ma non basta, perché tutti quei personaggi stanno ancora in loco.

Tutti.

C’è ancora tanto da fare, forse il più.

Oggi, grazie a Dio, anche se appena in una minoranza di cittadini fondani, si sonpo risvegliati la coscienza civile, l’orgoglio dell’appartenenza ad un territorio nobile anche se devastato.

Il fatto che in Consiglio Comunale siano stati eletti alcuni consiglieri comunali validi e coraggiosi sta a dimostrare la bontà del nostro convincimento.

Sta allo Stato, alle Istituzioni nazionali competenti fare la propria parte.

I Comandi Generali dell’Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, il Ministro dell’Interno Maroni, i parlamentari della Commissione Parlamentare Antimafia e quant’altri affrontino e risolvano il problema della riorganizzazione e del funzionamento dei presidi locali fondani delle forze dell’ordine.