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La Questura:”Provincia di Catanzaro in mano alla ‘ndrangheta”

«Provincia di Catanzaro in mano alla ‘ndrangheta»

È quanto emerge dal “Bilancio sociale” della Questura. Cosche potenti nella parte sud del capoluogo. A Lamezia i risultati più importanti delle forze dell’ordine. Ancora forte il peso della malavita rom

25 gennaio 2018

CATANZARO «Come l’intera Calabria, anche la provincia di Catanzaro è afflitta dalla pervasiva presenza della ‘ndrangheta che, esercitando la propria connaturata capacità di intimidazione, si muove da protagonista in gran parte degli affari illeciti». È quanto si legge nel “bilancio sociale” 2017 della Questura di Catanzaro, presentato questa mattina dal questore, Amalia Di Ruocco.

Il documento, illustrato per quanto concerne il capitolo della criminalità organizzata dal capo della squadra mobile, Nino De Santis, traccia una mappa degli assetti ‘ndranghetistici nel territorio provinciale: «La criminalità organizzata operante nel comprensorio – è scritto – si delinea in relazione a quattro diversi contesti territoriali, riferibili al capoluogo e ai comuni limitrofi, al comprensorio lametino, al basso versante ionico, (area del Soveratese) e all’alto versante ionico (comprensorio di Botricello-Cropani), tutti caratterizzati dalle manifestazioni criminali tipicamente riconducibili alla ‘ndrangheta e variamente interconnessi tra loro in ragione delle cicliche variazioni delle alleanze e delle occasionali opportunità di profitto».

Per quanto riguarda la città di Catanzaro, il “bilancio sociale” della Questura cita «le recenti risultanze investigative dell’operazione denominata “Jonny” condotta nel maggio scorso, che hanno confermato la presenza di una articolazione criminale di matrice ‘ndranghetista, operante soprattutto nei quartieri a sud della città (Lido e Santa Maria), legata alle potenti cosche crotonesi». Quanto a Lamezia Terme, «teatro nel recente passato di acutissime frizioni tra le tre anime della ‘ndrangheta riconducibili alle cosche Cerra/Torcasio/Gualtieri, Giampà e Iannazzo», secondo il report della Questura «è oggi forse l’area nella quale più fruttuosa è stata l’azione di contrasto che ha portato alla conclusione di decine di operazioni di polizia giudiziaria. Tuttavia, atteso il valore strategico che l’area ha per la ‘ndrangheta come crocevia di vari interessi e della presenza di snodi ferroviari e aerei, è opinabile – si sottolinea – che l’attuale situazione di pax mafiosa sia determinata oltre che dall’oggettivo indebolimento delle cosche, anche dal tentativo di attuare una strategia di minore visibilità volta a consentirne la riorganizzazione. Argomenti in tal senso sono desumibili dalle numerose operazioni realizzate dalla squadra mobile che testimoniano l’attualità della presenza della criminalità organizzata e, ancor più significativamente, dal recente scioglimento, il terzo nella storia, del consiglio comunale di Lamezia Terme, per condizionamento mafioso».

ANCHE CRIMINALITÀ COMUNE Particolare attenzione viene poi data ad altri territori della provincia: «Nell’area dell’alto Ionio catanzarese è investigativamente accertata l’influenza della famiglia Trapasso di San Leonardo di Cutro e in genere dei clan della vicina provincia di Crotone. Ne fa testimonianza l’imponente indagine svolta dalla squadra mobile nel 2016 e denominata “Borderland” che ha dimostrato come tali interessi illeciti riguardino tutti i comuni del litorale tra Botricello, Cropani e Sellia Marina e come la pervasiva presenza delle cosche si giovi anche di gravi connivenze da parte di esponenti delle istituzioni posto che in questa operazione veniva tratto in arresto per concorso esterno in associazione mafiosa il vice sindaco del Comune di Cropani. Nel Soveratese – è riportato nel “bilancio sociale” – l’elemento specifico è quello della presenza di sodalizi criminali che vantano importanti collegamenti con le cosche più prestigiose della provincia di Reggio Calabria, nel Lazio, in Lombardia. Il riferimento è anzitutto alla cosca mafiosa operante in Guardavalle facente capo alle famiglie Gallace e Novella».

Il “bilancio sociale della Questura” segnala poi «la presenza, sul territorio, di fenomeni criminosi riconducibili alla cosiddetta criminalità comune, le cui manifestazioni più evidenti sono da attribuirsi alle comunità rom da diverse generazioni stanziali a Lamezia Terme e a Catanzaro. Dapprima dedita ai furti, alle estorsioni e al “cavallo di ritorno”, ha alzato le sue mire estendendo il suo campo d’interesse nel traffico di stupefacenti e armi, stringendo anche connivenze con la criminalità organizzata di questa provincia e di quelle limitrofe. Sul piano del contrasto appare significativo segnalare l’operazione “Jackal” in esito alla quale sono state tratte in arresto sei persone, appartenenti alla comunità rom del capoluogo».

I POLITICI CERCANO I BOSS «Inoltre – si legge ancora – a differenza di qualche anno fa in cui era la ‘ndrangheta ad avvicinarsi ai politici per averne i favori, ora è la politica che va a casa della ‘ndrangheta a chiedere il voto. E poiché la ‘ndrangheta è criminalità di alto profilo che ama il potere e la ricchezza, i favori chiesti ai politici sono la cogestione della cosa pubblica soprattutto nel settore economico e quindi degli appalti. Questo intreccio ‘ndrangheta-politica non è passato inosservato e attualmente in questa provincia 4 risultano i comuni sciolti per mafia: Sorbo San Basile (dal 13 luglio 2017), Cropani (dal 31 luglio 2017), Petronà e Lamezia Terme (dal 22 novembre 2017). Dalle indagini concluse e da quelle in corso emerge sempre più la conferma che la ‘ndrangheta ha messo nelle istituzioni pubbliche e locali i suoi uomini funzionali agli interessi dell’organizzazione criminale».

In conclusione – recita il report – «le indagini delle forze di polizia e l’impegno della magistratura fanno certamente ben sperare, ma se non vi sarà una riscossa etica e culturale dei cittadini tutti, la società non potrà cambiare e non vi sarà sviluppo per Catanzaro e la Calabria in generale».

Fonte:https://www.laltrocorriere.it