Chi ha aiutato il clan Di Silvio? Chi l’ha protetto? Chi ha omesso di ostacolare determinati interessi? Il Questore di Latina, Nicolò D’Angelo e il capo della Squadra Mobile Cristiano Tatarelli, rilasciano dichiarazioni polemiche rispetto alle istituzioni locali e al mondo della politica.
Nessuna accusa specifica ma una riflessione inquietante: il clan Di Silvio (e non solo) potrebbe avere avuto “appoggi” da parte di politici per un tornaconto personale, o addirittura per un sostegno elettorale.
Il capo della Mobile, Cristiano Tatarelli (nella foto), intervistato da una tv di Frosinone, ha attaccato duramente: «A Latina questo clan ha potuto espandersi anche grazie ad alcuni ambiti istituzionali che hanno lasciato correre… ». Uno scenario che, se confermato, sarebbe davvero drammatico.
FAVORI E LEGGEREZZE – Tra gli elementi che avrebbero favorito il clan ci sarebbero alcune concessioni: il fatto di non aver demolito case abusive e la concessione di alloggi popolari. Ma i “regali” ai Di Silvio potrebbero essere anche più consistenti.
SERBATOIO DI VOTI? – La polizia parla addirittura di un sostegno elettorale del clan, una sorta di serbatoio di voti a favore di alcuni politici locali. Nessun nome, ma l’indagine potrebbe a questo punto prendere direzioni clamorose.
I PIZZINI DI PATATONE – Intanto emergono nuovi dettagli sulle indagini. Costantino Di Silvio, detto “Patatone” scriveva dal carcere messaggi intimidatori indirizzati alle vittime dell’usura e delle estorsioni. “Carissimo compare… ”, iniziava così uno dei “pizzini” indirizzato a un commerciante poi costretto a versare oltre 3.000 euro solo di interessi per un prestito concesso.
GLI INTERROGATORI – Oggi sono previsti gli interrogatori, ma i detenuti sono stati trasferiti in diverse città: Prato, Civitavecchia e Napoli. Questo anche perché a Latina lavorano gli agenti di polizia penitenziaria finiti nel mirino del clan e già bersaglio di attentati nel mese di agosto