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La Procura Nazionale Antimafia boccia su tutti i fronti San Marino e si appella a Bankitalia.

Esclusivo/La Procura nazionale antimafia boccia su tutti i fronti San Marino e si appella a Bankitalia
Se San Marino aveva bisogno di una pietra tombale sulla sua reale volontà di trasparenza, ebbene è arrivata dal consigliere della Direzione nazionale antimafia Pier Luigi Maria Dell’Osso. Nella relazione che poche settimane fa ha consegnato nelle mani del capo della Procura Pietro Grasso – e di cui vi do conto in esclusivac’è la sintesi: “di San Marino è noto il desiderio di essere ricompresa nel novero dei paesi della cosiddetta white list in tema di riciclaggio – scrive il magistrato antimafia – ancorché manchino del tutto i presupposti relativi”.
Dopo questa premessa che da sola vale un Perù, la Procura ricorda come il 31 marzo 2009 il ministro degli Esteri abbia firmato un accordo-quadro (una sorta di mozione di principi) in materia economico-finanziaria, al quale ha fatto seguito, a fine anno, un accordo di cooperazione finanziaria: il tutto, nella prospettiva di procedere poi ad appositi protocolli di contenuti, per realizzare un’effettiva collaborazione. Ma va considerato, spiega Dell’Osso, che “negli accordi-quadro non rientrano intese di carattere fiscale: il che costituisce questione di cospicua rilevanza, posto che nella legislazione sammarinese gli illeciti fiscali non costituiscono reati. Ed è opportuno congiuntamente rammentare come la nota vicenda giudiziaria relativa alle iniziative della Procura di Forlì nei confronti di esponenti bancari sammarinesi appaia testimoniare la specifica esigenza che gli eventuali accordi con San Marino debbano farsi carico della elisione di ogni strumento e modalità operativa in tema bancario-finanziario, che non diano ogni garanzia sotto il profilo dell’antiriciclaggio e dell’antiterrorismo”.
La Procura antimafia dà per scontato che fidarsi di San Marino è bene ma non fidarsi è molto ma molto meglio. “Non possono sussistere ragionevoli dubbi sul fatto che Bankitalia debba avere ogni utile potere in punto di vigilanza – scrive infatti Dell’Ossopossibilità d’ispezioni e così via, su ogni proiezione bancaria sammarinese”.
Tutti sotto la lente di Via Nazionale! Da oltre cinque anni Bankitalia ha sollevato una serie di questioni fondamentali, senza che da parte di San Marino si sia andati al di là di ampie dichiarazioni di disponibilità, di volta in volta smentite dalla realtà. “Anche l’ultima legge sul segreto bancario è risultata in concreto deludente -scrive sempre il sostituto procuratore nazionale antimafia –  Bankitalia non ha consentito alle banche di San Marino di operare in Italia, ma ciò è avvenuto comunque, illegalmente. Valga per tutti il noto esempio del Gruppo Delta, attraverso la quale la Banca di Risparmio di San Marino svolgeva di fatto attività bancaria in Italia. Emblematici risultano, altresì, i collegamenti tra l’intermediario sammarinese Asset banca e la Banca di Credito e Risparmio di Romagna, nei confronti della quale Bankitalia ha dapprima disposto la gestione provvisoria e successivamente l’assoggettamento ad amministrazione straordinaria, conclusasi con la cessione del pacchetto di controllo della banca italiana ad altro intermediario”.
San Marino doveva avviare un percorso per il rinnovo di accordi monetari con l’Ue: percorso riguardante, in funzione di garante, l’Italia, la quale ha evidenziato di non poter assumere tale ruolo, stando così le cose.
A rendere ancor più problematica la situazione sono intervenuti le specifiche vicende del licenziamento e delle dimissioni dei vertici della Banca centrale di San Marino: “siffatte vicende – scrive Dell’Osso – sono state presentate come segni di rinnovamento e di trasparenza, ancorché Bankitalia non abbia mancato di rilevare che, in sostanza, sono stati colpiti direttamente i responsabili della vigilanza e che sono stati chiamati a sostituirli soggetti provenienti non dagli ambienti della vigilanza, bensì da quelli dei vigilati”.
Del resto, il fatto di non far parte delle banche della white list comporta l’espletamento di tutte le incombenze previste dalla normativa antiriciclaggio per tali casi, né si può certo sostenere che San Marino non sia ad alto rischio di riciclaggio. E resta ancora la questione del superamento del segreto bancario e di una adeguata disciplina, tuttora insussistente, in tema di reati societari e finanziari, di insider trading e via dicendo. Si tenga peraltro presente che nessuna delle tre forze di polizia sammarinesi è in grado di effettuare specifiche investigazioni finanziarie, come ammesso, del resto, dagli interessati. Resta da aggiungere che San Marino non fa parte della Rete giudiziaria europea né è mai intervenuta come osservatrice alle riunioni plenarie, alle quali abitualmente intervengono i rappresentanti di tanti altri paesi non facenti parte dell’Ue. “Non meraviglia più che tanto, di conseguenza – aggiunge laconicamente il magistrato –la reiterata sperimentazione dell’impossibilità di ottenere da San Marino una assistenza giudiziaria degna di tale nome. E’ un fatto positivo che, come s’è rilevato, nei tempi più recenti non siano mancati segni di apertura delle autorità sammarinesi: se si tratterà di segni destinati a sviluppi concreti e concludenti, le future interlocuzioni s’incaricheranno di dimostrare, ancorché le prospettive appaiano allo stato indubbiamente problematiche”.
Riepilogando e sintetizzando la summa delle questioni, la Dna ha assistito a una “sistematica e consistente frode fiscale in occasione degli scambi commerciali tra l’Italia e San Marino, evidenziata dall’attività investigativa; un radicamento dei gruppi criminali italiani e internazionali nel territorio italiano limitrofo a quello sammarinese; l’ingresso di intermediari sammarinesi in Italia senza le prescritte autorizzazioni, rilevato sulla base delle attività investigativa, di vigilanza bancaria e giudiziaria; una persistente criticità, se non un rallentamento, della cooperazione giudiziaria relativa ad importanti indagini in materia di riciclaggio condotte dalle Autorità italiane. A tali vicende si sono affiancati gli importanti eventi, già richiamati, che hanno riguardato i vertici della Banca centrale sammarinese e del relativo Dipartimento di vigilanza”.
Fatti che hanno messo inequivocabilmente in luce la mancanza di indipendenza e di autorevolezza della Banca Centrale sammarinese nello svolgimento delle proprie funzioni di autorità di vigilanza. Inoltre, il testo in vigore nel 2010 della normativa relativa al segreto bancario ha evidenziato un marcato disallineamento rispetto agli standard internazionali, risultando, ad esempio, di ostacolo allo svolgimento della vigilanza su base consolidata ed anche alla individuazione dei titolari effettivi dei rapporti. E queste non sono parole mie ma è proprio la sintesi testuale di Dell’Osso vidimata da Grasso. “Siffatte carenze strutturali del sistema sammarinese – conclude la relazione –hanno ispirato il conseguente atteggiamento di grande cautela da parte italiana nella conduzione dei rapporti bilaterali, ma hanno anche portato a giudizi non positivi da parte della comunità internazionale ed a reiterati impulsi ad intraprendere, da parte di San Marino, le necessarie modifiche volte ad un adeguamento, non di facciata, agli standard internazionali. In siffatto contesto, il Moneyval  è stato chiamato ad adottare una nuova valutazione del sistema normativo sammarinese nel mese di settembre 2011”.

La pietra è stata posata. Rimuoverla dalla tomba sarà difficile…a meno di un miracolo!