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La posizione dei Prefetti del Lazio di fronte al problema dell’occupazione mafiosa della nostra regione. Assenti anche la politica e la società civile

Da un lato l’iniziativa del nuovo Prefetto di Frosinone che dà vita ai protocolli d’intesa fra i comuni e la Prefettura per la lotta alla camorra, dall’altro il silenzio e l’inerzia degli altri suoi colleghi, a cui si aggiunge il recente grido di allarme dell’ex giudice Ferdinando Imposimato su possibili collegamenti fra taluni amministratori comunali del viterbese ed i Casalesi.

Tutto ciò nell’indifferenza quasi generale della politica e, soprattutto, della società civile, fatta qualche rara eccezione.

All’assenza quasi totale delle più importanti articolazioni dello Stato – i governi del territorio – nel Lazio va aggiunta, purtroppo, anche quella della maggioranza dei partiti politici, delle associazioni economiche e del mondo del lavoro, dei cittadini.

Ci sono stati e ci sono talvolta dei tentativi individuali di reazione all’occupazione mafiosa della nostra regione da parte di taluni parlamentari dell’opposizione all’attuale governo, ma i loro interventi, purtroppo, non rientrano in un quadro generale di un’azione collettiva, coordinata, organica, costante e programmatica dei loro stessi partiti.

Voci, le loro, nel deserto, destinate, perciò, a restare inascoltate, come si è verificato finora.

Comportamenti che inducono a fare ed a farsi tante domande.

Eppure la situazione è ben nota e le continue denunce sulla sua crescente gravità da parte degli organismi più qualificati della magistratura e delle forze dell’ordine avrebbero dovuto scuotere le coscienze di tutti i cittadini onesti e, in particolare, di chi li rappresenta nelle varie assisi, dal Parlamento all’ultimo dei Consigli comunali.

E’ mancata e continua, purtroppo, a mancare da parte della società sana quell’azione di stimolo, di collaborazione, di supporto a favore di quanti, magistrati, forze dell’ordine, associazioni, sono impegnati, spesso in piena solitudine, in prima linea per contrastare l’avanzata di una mafia potente economicamente e sempre più inserita negli interstizi della politica e delle istituzioni.

Un’assenza, questa, letale per le sorti stesse della nostra democrazia, e che, peraltro, è la migliore alleata delle mafie.