Se dovessero risultare veritiere le interpretazioni di minacce velate al giudice Aielli che conduce i lavori della corte che sta giudicando presso il Tribunale di Latina gli imputati di Fondi dell’inchiesta “Damasco”, vorrebbe dire che ormai nella provincia di Latina sono stati superati tutti i picchi della criminalità.
Non sarebbe la prima volta che i magistrati pontini sono sotto attacchi di tutte le specie.
Già in passato sono stati sparati colpi di pistola contro la macchina della consorte di un giudice, senza considerare i continui insulti che essi ricevono da esponenti politici.
Non vogliamo parlare, inoltre, dei continui attentati ai danni di rappresentanti delle forze dell’ordine sempre nell’area Fondi-Monte San Biagio: autovetture bruciate, colpi di pistola contro le abitazioni ecc.
Ne potremmo fare un elenco lunghissimo.
La cosa ormai non meraviglia più in quanto è diventato uno sport ai danni di chi rappresenta lo Stato, in particolare magistrati, poliziotti, finanzieri e carabinieri.
Quello che sconcerta è l’assenza dello Stato centrale e della politica in generale che guardano, osservano, condannano, talvolta, a parole, ma non intervengono con i fatti.
Quasi ad accettare supini una situazione considerata forse ineluttabile.
Una provincia, quella di Latina, considerata persa perché nelle mani della criminalità?
Non si capisce, altrimenti, per quale motivo non si dota quella provincia di un apparato di intelligence di primo livello ed adeguato.
Costituito dai migliori uomini dei nostri apparati.
E non si capisce nemmeno per quale motivo la politica- quella cosiddetta sana – e le stesse istituzioni lasciano solo un magistrato inquirente, come il Dr. Miliano, della Procura di Latina, reo di fare il proprio dovere di magistrato e di uomo, fedele al giuramento prestato.
Vergognoso, soprattutto per quei tanti parlamentari che si riempiono la bocca di parole come “legalità” e “lotta alle mafie”, per poi darsela a gambe quando si tratta di passare ad azioni concrete.
L’antimafia parolaia che noi denunciamo da anni!
Non un’interrogazione, non una mozione, non una richiesta forte di intervento da parte del Ministero dell’Interno.
Di quel Ministro della Lega che parla, parla ma che lascia che nella provincia di Latina le mafie continuino a fare il bello e cattivo tempo.
Roberto Galullo, una penna bravissima del Sole 24ore, qualche tempo fa in un suo servizio-inchiesta ha definito quella di Frosinone la provincia in cui la massoneria ha un peso rilevante.
Non sappiamo se questa definizione si attagli o meno più a quella di Latina!
Ci sono, infatti, tanti “perché” ai quali noi stessi non sappiamo dare una risposta.
Dopo gli attacchi al giudice Iansiti -qualche anno fa-, poi al giudice Cario –ancora qualche anno fa -, poi al PM Miliano ed anche, se sono fondate le interpretazioni, alla Dr. ssa Aielli, si sarebbe dovuta avere una sollevazione generale da parte prima dell’intero corpo giudiziario e, poi, da parte della politica cosiddetta sana e di tutta la comunità non mafiosa.
Silenzio tombale, invece.
Lasciati soli.
Siamo veramente smarriti, con la testa piena di dubbi, oltre che di perplessità.
Al giudice Aielli e al PM Miliano, grati per il loro impegno e per la loro serietà, esprimiamo i sentimenti più caldi delle nostra vicinanza e della nostra solidarietà, pronti come siamo, peraltro, ad andare a Roma a manifestare in catene sotto i Palazzi del potere in difesa della Giustizia e della legalità in una provincia, qual’è quella di Latina, abbandonata dallo Stato nelle mani dei mafiosi.