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La nostra pazienza è al limite… O lo Stato si decide a mettere in piedi in provincia di Latina e nel sud pontino in particolare un apparato efficace di prevenzione e di repressione contro le mafie o cominceremo ad attaccare con più determinazione con manifesti e portando anche la questione in Parlamento. Vogliamo subito il DISTRETTO di POLIZIA a Formia

Se a Formia piove a Gaeta diluvia.
Se si escludono il Gruppo della Guardia di Finanza e la Compagnia dei Carabinieri di Formia comandati da due ottimi Ufficiali – i Maggiori Luca Brioschi e Pasquale Saccone, prossimi però ad andar via, dopo la fine del loro periodo di comando- l’impianto investigativo del sud pontino fa acqua da tutte le parti.
Quello che ci fa arrabbiare e ci inquieta è il fatto che, pur trovandoci in piena zona di camorra, nessuno, ai livelli politico ed istituzionale centrale, si è posto e si pone il problema di una riorganizzazione delle forze di contrasto e di un loro potenziamento dal punto di vista qualitativo.
Quando noi diciamo che ci troviamo di fronte ad uno Stato, Giano bifronte, che, mentre da una parte dichiara, a chiacchiere, di voler fare la guerra alle mafie, dall’altra non fa assolutamente niente.
Non parliamo, poi, della classe politica, la quale, però, – non dimentichiamolo mai – è sempre l’espressione della società civile che l’ha eletta!
Parlare di queste cose è come se si parlasse arabo perché non interessa a nessuno.
La gente non capisce che stiamo parlando delle sorti di un territorio, quello pontino, che è ormai sotto le grinfie della camorra e della ‘ndrangheta e che fra non molto imporrà alla gente, a tutta la gente, di pagare anche l’aria che si respira.
Eppure il sud pontino, in particolare Formia e Gaeta, si è sempre distinto, agli inizi del secolo scorso, per la sua vivacità culturale e
politica dando anche accoglienza a grandi menti del pensiero
politico e filosofico e vita a correnti di pensiero socialista e laico
che, seppur minoritarie in un contesto monarchico e
tradizionalista, hanno influenzato il vivere civile in maniera
significativa.
Poi, forse con l’arrivo delle orde camorristiche con relativo
codazzo di compari, sodali, amici e familiari, c’è stato un
imbarbarimento dei costumi e delle mentalità fino al punto da
trasformare questo territorio in un suburbio della terra di
camorra ed esso stesso, ormai, terra di camorra.
Una mutazione etnica e culturale che ha fatto perdere le
caratteristiche anche genetiche di un popolo e di un territorio
che erano considerati fra i più ricchi e civili d’Italia e che oggi
sono ridotti in un penoso stato di arretramento e di degrado.
A sentire i dialetti che vi si parlano si ha subito contezza di dove ci
si trova.
Parlavamo della classe politica e dello Stato che sono stati
sempre inerti di fronte a questo processo di arretramento quasi
a voler far comprendere che ci troviamo di fronte ad un preciso
disegno di meridionalizzazione di questi territori e di cessione di
sovranità a gruppi criminali.
Se fosse così, come noi sospettiamo e non da ora, ci sarebbe da
dire che, in assenza di un sussulto di orgoglio da parte di una
società civile che appare per lo più composta da zombi al posto
di persone, è inutile ogni nostro sforzo che punti a ridare un
minimo di spazio di vivibilità civile a queste terre.
Vogliamo ostinarci, però, a nutrire ancora un minimo di speranza
in un atto di resipiscenza e in un sussulto di dignità soprattutto
da parte delle giovani generazioni e vogliamo continuare a
combattere per almeno tentare di bloccare o almeno rallentare
la corsa definitiva verso il baratro di queste popolazioni.
Ma per fare questo dobbiamo riuscire ad ottenere
l’ottimizzazione delle scarse risorse che uno Stato patrigno ha
messo a disposizione di questo territorio e ad organizzare una
linea efficace di difesa, che, a dirla fuori dai denti, finora non c’è
stata affatto.
Per imbecillità, per incapacità, per collusione con i mafiosi?
Fate voi.
Qualcuno, negli ambienti degli addetti ai lavori, si giustifica
dicendo che… “non abbiamo le forze per intervenire” (sic!).
Basta, giusto per citare un esempio piccolo piccolo, quanto sta
avvenendo da anni a Ventotene dove, di fronte ad uno sfrenato
processo di abusivismo edilizio che va avanti quotidianamente, c’è
chi dice di non essere in grado di intervenire per mancanza di
personale.
E così fra i “tengo famiglia” e i “non abbiamo personale” la corsa
in direzione del precipizio si fa sempre più veloce.
In questi giorni, approfittando di una dichiarazione di disponibilità
del neo sindaco di Formia a fare qualcosa per contrastare le
mafie a Formia, gli abbiamo proposto di costituire un Osservatorio
Comunale sulla criminalità composto, però, non da consiglieri
comunale o esponenti politici come di norma si è fatto finora dovunque, ma da magistrati, forze dell’ordine ed associazioni antimafia serie.
Vediamo cosa succederà.
La stessa cosa proponemmo un paio di anni fa al Sindaco di Gaeta ma senza successo. Disponibilità verbale all’inizio e silenzio di tomba ed inerzia assoluta alla fine.
In ossequio al vecchio detto: “ma perché a Gaeta c’è camorra?”.
Quando la polvere della camorra è arrivata fin sulle orecchie della gente!!!
E senza che lo Stato, questo Stato, abbia voluto e voglia attrezzare un decente apparato di sicurezza e di prevenzione e repressione.
Ma questa volta la nostra pazienza è arrivata al limite…