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La ‘ndrangheta soffoca la Calabria, il Paese e Fondi e il governo sta a guardare. Inerte!

Le cose vanno chiamate con il loro nome e gli ‘ndranghetisti sono parassiti della peggior specie. Uccidono non solo con le armi, ma con il denaro sporco ed i traffici di morte. Sono cancro mafioso che devasta l’economia, l’ambiente, la vita sociale e culturale. Negano sviluppo alla Calabria, e sempre più ad altri territorio, anche nel nord, come in Lombardia ed in Liguria, negando diritti e giustizia. Si infiltrandosi nelle Istituzioni, stringono patti con pezzi deviati dello Stato e della politica. Per questo devono essere colpiti senza sosta e con estrema durezza. Devono essere sconfitti…
Le mafie, e soprattutto la ‘ndrangheta, sono divenute la più grande “azienda” del Paese… sono una holding del crimine. La loro ricchezza piega il libero mercato, devasta la concorrenza onesta, corrompe quanti tra pubbliche amministrazioni, settori di controllo e politica si mostrano inclini al compromesso morale. L’esempio del Porto di Gioia Tauro è emblema del freno sociale ed economico che la ‘ndrangheta porta con se. Un porto che dovrebbe essere, con la pioggia di finanziamenti nazionali e di sostegni comunitari allo sviluppo, la principale fonte di ricchezza di quel territorio, con un retroporto invidiato perché spazio di possibile insediamento di attività di lavorazione che darebbero occupazione, sviluppando professionalità, ben oltre al lavoro sulle banchine. Invece la ‘ndrangheta ha divorato (così ancora mangia) quella ricchezza che doveva segnare il cambiamento. Lo fa in compagnia di faccendieri del nord che scendono per spartirsi un poco di quella torta, stringendo le mani insanguinate dei “padroni” del territorio.

Dopo anni di indagini, con l’Operazione “CENT’ANNI DI STORIA” [leggi l’ordinanza integrale – formato .pdf], si è colpito il braccio criminale dei PIROMALLI – MOLE’. Così come si è continuato a colpire il patrimonio delle cosche ed a catturare i latitanti. Ma ancora molto vi è da fare. Soprattutto andando a scardinare quei legami delle ‘ndrine con politici, amministratori pubblici, imprenditori e professionisti. La rete di supporto complice per il riciclaggio, così come per l’infiltrazione negli appalti e nelle commissioni di forniture ed anche nei settori preposti al controllo, deve essere colpita al pari degli ‘ndranghetisti.

Il segnale lo Stato lo ha dato, ricostruendo nel dettaglio gli affari criminali, in questo caso, della cosca dominante sul Porto di Gioia Tauro, colpendo quelle famiglie ed il loro patrimonio. Ed oggi ancora più efficaci nell’azione di contrasto può essere perseguita grazie alle normative sulla confisca. Ma occorre che i calabresi onesti si ribellino, segnalino e denuncino. Serve prima di tutto rifiutare le richieste di pizzo, perché nel racket trova fondamento la forza di intimidazione, di radicamento ed il consenso sociale delle mafie. La ‘ndrangheta può essere sconfitta se il popolo calabrese saprà rifiutarla da un lato e se saprà collaborare con lo Stato. Ma, attenzione, questo compito di rigetto e questa collaborazione deve avvenire ed esserci in ogni parte del Paese dove la ‘ndrangheta ha saputo mettere pesanti radici, a partire da Milano per le altre regioni del centro-nord dove hanno posto le radici del riciclaggio. A Genova ed in Liguria si è intrapreso questo cammino ed i risultati arrivano, le inchieste si moltiplicano, così come le operazioni antimafia che colpiscono i patrimoni mafiosi.

Ogni cittadino libero, quindi, ha il diritto-dovere non solo di denunciare le minacce e le intimidazioni, le richieste estorsive che subisce, ma ha anche il dovere-diritto di segnalare, soprattutto attraverso le attività delle associazioni che garantiscono di non essere soli (e noi su questa strada continuiamo) le attività criminali, che devastano l’economia, che truccano gli appalti, che inquinano l’ambiente… sino anche i latitanti e le collusioni e complicità con i pezzi marci delle Istituzioni e della Politica. Lo Stato se vi è collaborazione può farcela… e con la collaborazione dei cittadini nessun boss mafioso può restare impunito, nessun colluso può farla franca… nessuna azienda di mafia potrà vincere nuovamente appalti uccidendo chi onestamente fa il proprio lavoro e non ha altro che la disponibilità della propria fatica, contro quella di denaro intriso di sangue.

I mafiosi vanno indicati pubblicamente, messi all’indice. Su loro ed il sistema delle collusioni e contiguità devono essere puntati i riflettori, perché la visibilità li devasta. Questo aiuta non solo lo Stato ma quanti cittadini o imprenditori, come ad esempio Pino Masciari, ha avuto il coraggio di uomo onesto e padre di famiglia, nel rifiutare l’abbraccio mafioso, denunciando e tutelando così la propria dignità e libertà.
In Sicilia la Confindustria ha deciso di espellere quanti pagano il pizzo. Questo ha dato un segnale chiaro e contribuito in modo determinante a colpire Cosa Nostra. In Calabria si può percorrere la stessa strada, così come in Campania, in Puglia… in Lombardia, Liguria… nel Lazio ed ovunque le mafie operino. Colpendo loro e colpendo i “colletti bianchi”, anche quelli ben collocati in luoghi istituzionali e amministrativi, non si è infami o “sbirri”, si è cittadini… si è persone con una dignità che non si piega e che vuole costruire un futuro degno e libero per le nuove generazioni.

(Tratto da Casa della Legalità e della Cultura)