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La ‘ndrangheta penetra la Regione Toscana: gli intrecci pericolosi che coinvolgono gli uomini del governatore Giani e il Pd

La ‘ndrangheta penetra la Regione Toscana: gli intrecci pericolosi che coinvolgono gli uomini del governatore Giani e il Pd

“Se avessero tolto me sarebbe arrivato un altro, io non sono l’unico onesto, ci mancherebbe”. Lo dichiara alla “Nazione” Alessandro Sanna, funzionario della Regione Toscana dell’ufficio settore autorizzazioni ambientali per i territori di Pisa e Livorno, che era finito nel mirino di chi, secondo quanto emerso dalle indagini della procura distrettuale antimafia di Firenze, voleva far andare le cose in un certo modo nell’ambito delle attività dell’imprenditoria conciaria del distretto di Santa Croce sull’Arno (Pisa). Sanna sarebbe stato un ostacolo, secondo le carte della procura. “Comunque devo ancora leggere gli atti e capire com’è stata ricostruita la vicenda – osserva Sanna – Non posso aggiungere altro su questa storia che ha molti indagati, alcuni li conosco, altri no. Ripeto devo ancora leggere gli atti”. La sindaca di Santa Croce, Giulia Deidda, indagata nell’inchiesta, avrebbe fatto pressioni sui vertici politici ed amministrativi regionale perché Sanna cambiasse atteggiamento o altrimenti fosse rimosso dal suo incarico. Sanna è rimasto al suo posto ad occuparsi di un settore delicato che ha rapporti con Aquarno per quanto riguarda gli scarichi e le emissioni in atmosfera. Secondo le carte depositate al gip, gli indagati volevano che Sanna almeno modificasse i suoi orientamenti riguardo il contenuto dell’Aia da rilasciare ad Aquarno e alle deroghe agli scarichi contenute in quell’autorizzazione. Aquarno, il mega impianto di depurazione di Santa Croce, è finito sotto la lente di una inchiesta nel mondo delle concerie. Le indagini, che hanno puntato i riflettori sul distretto conciario, ricostruisce “La Nazione”, hanno fatto emergere criticità e sforamenti nella presunta illegalità almeno di una parte di quel meccanismo costruito negli anni, che avrebbe dovuto assicurare un riciclo praticamente totale dei rifiuti prodotti dal comparto conciario, con un conferimento in discarica sostanzialmente residuale. Inoltre sarebbero emerse criticità sulle attività di scarico delle acque depurate da Aquarno che riverserebbe nel corpo recettore, il canale Usciana, acque non adeguatamente depurate. Anche la fase di lavorazione del cromo esausto – è stato ricostruito dagli investigatori dei carabinieri forestali e del Noe – avrebbe presentato profili di criticità, essendo commercializzato dopo un trattamento, come materia prima pur non avendone i requisiti, e rimanendo un vero e proprio rifiuto.

Un asse di politica e interessi avrebbe legato la sindaca di Santa Croce sull’Arno, Giulia Deidda, a Ledo Gori, il capo di gabinetto della Regione Toscana, confermato nell’incarico dal presidente Eugenio Giani, e finito nell’inchiesta sulle presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta in Toscana con l’accusa di corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio. Dalle carte della procura distrettuale antimafia di Firenze e allegate agli atti del gip del tribunale, come riferisce “La Nazione”, dietro la conferma di Gori sulla poltrona di capo di gabinetto con l’arrivo del presidente Giani ci sarebbero anche le pressioni che la Deidda fece sull’allora candidato alla guida della Regione incontrato nel luglio del 2020, in piena campagna elettorale. Deidda ne parla con Aldo Gliozzi, direttore dell’Associazione conciatori, intercettati entrambi. Il rischio è che Giani impieghi Gori “in un ruolo diverso”. Ma il sindaco racconta di aver ribadito che “Ledo bisogna che rimanga per fare tutto quello che ha fatto finora”. Gliozzi: “Più operativo”. Deidda: “Io ieri gli dissi: siccome lo so, lui ieri lo doveva dire ”fate dire ad Eugenio che è sicuro che Ledo… se è sicuro”, nel senso se ha trovato il ruolo”. “Perché il punto vero è questo – prosegue Deidda -: che noi finora s’ è avuto Ledo ed Enrico Pisani. Cioè ma lo sai che quelle altre province non vedeva l’ora che Enrico si levasse dalle palle, perché… è chiaro che c’è questa dinamica, e noi si è fatto una lista sempre per le guerre tra i tre… e devo dì che questo, Alessandro e Andrea hanno una paura muoiono… c’hanno messo proprio il carico da 90”. Sempre la Deidda, intercettata, dice che i conciatori “erano stati generosi con la politica”: forse, si riferisce a finanziamenti alla campagna elettorale. Di sicuro, la questione Gori sembra di vitale importanza per le imprese del suo territorio. Il 15 ottobre, Gliozzi riferisce ad altri esponenti dell’Associazione Conciatori che il sindaco gli ha assicurato che “Ledo sarebbe rimasto fino alla pensione”. Nel marzo del 2020, annotano i carabinieri, Gliozzi e Maccanti avrebbero incontrato direttamente Eugenio Giani facendogli capire espressamente che il loro voto era vincolato alla conferma di Gori, che da capo di gabinetto guadagna 93mila euro di stipendio fisso annuo più bonus che variano tra i 15 e i 20mila euro in base ai risultati. Ma cosa avrebbe dovuto fare Gori per l’associazione? Secondo gli inquirenti, le partite d’interesse sono diverse. Ci sono le questioni relative alle autorizzazioni e le deroghe alle procedure di Autorizzazione integrata ambientale, ci sono soldi a fondo perduto destinati ai consorzi da far arrivare, ci sono nomine di dirigenti a capo degli organi di controllo. L’Arpat, ad esempio, è un ente che sta particolarmente a cuore ai conciatori, visto che, con la sede di San Romano-Montopoli è competente sulle verifiche (anche a sorpresa) all’impianto di depurazione di Aquarno. La ‘Ndrangheta avrebbe cercato di mettere le mani sui lavori per la realizzazione del centro sportivo della Fiorentina a Bagno a Ripoli (Firenze). E’ quanto emerge dall’indagine dei carabinieri del Ros per associazione a delinquere finalizzata all’estorsione, che ieri ha portato a cinque arresti nell’ambito di una piu’ vasta operazione contro la criminalita’ organizzata in Toscana. In base alle indagini l’azienda Cantini Marino srl di Graziano Cantini, con sedi a Vicchio del Mugello e Firenze, considerata direttamente controllata dalla cosca Gallace di Guardavalle attraverso le figure di Domenico Vitale e Nicola Chiefari, avrebbe progettato di estromettere dal cantiere del Viola Park la societa’ Nigro srl, dell’imprenditore Giovanni Nigro che sta costruendo il centro. In una conversazione intercettata, il responsabile commerciale della Cantini srl, Nicola Verdiglione, illustra le sue intenzioni a Cantini. “L’intenzione di Verdiglione, – si legge nell’ordinanza – e’ quella di approcciare Nigro facendosi latore del ‘marchio Guardavalle’, ben sapendo che le origini calabresi dell’imprenditore lo rendano particolarmente sensibile alle dinamiche legate all’azione delle cosche”. Prima di muoversi Verdiglione chiede il consenso a Cantini, che da’ il suo benestare: “Ditemi…. Io gli vado e gli riferisco”. Nel giugno del 2020 la Toscana cambia una legge regionale del 2006 in materia di scarichi e di restituzione delle acque e lo fa con un emendamento presentato dal consigliere regionale Andrea Pieroni (Pd). Ma l’esponente politico, di quelle modifiche, che intervengono sul trattamento e la gestione dei rifiuti industriali, quindi anche delle concerie, “non conosceva e comprendeva neanche il contenuto tecnico”, dicono gli inquirenti nelle carte dell’inchiesta della procura distrettuale antimafia di Firenze sulle presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta in Toscana. Secondo le indagini della Dda, il pisano Pieroni, indagato per corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio in concorso con il sodalizio di cui avrebbero fatto parte il sindaco di Santa Croce sull’Arno, Giulia Deidda, e i vertici dell’Associazione Conciatori, avrebbe, infatti, recepito un documento che in realtà sarebbe stato scritto dal consulente di Aquarno (l’avvocato lucchese Alberto Benedetti, anche lui indagato), il consorzio che raduna le imprese della depurazione industriale. In cambio dell’emendamento, ricostruisce “La Nazione” in un articolo, Pieroni avrebbe ricevuto un contributo (quantificato in 2/3 mila euro) da utilizzare per le elezioni regionali che si sarebbero svolte di lì a qualche mese. La nuova legge regionale (la numero 32 del 2020), modificata nei commi 1, 6 e 8 dell’articolo 13 bis, avrebbe portato vantaggio al consorzio Aquarno, “sottratto dall’obbligo di sottoporsi alla procedura di autorizzazione integrata ambientale (Aia), con l’espediente di escludere l’impianto da quelli facenti parte del servizio idrico integrato”. Questo articolo zoppicava un po’, visto che è stato successivamente impugnato per incostituzionalità dal governo davanti alla Corte Costituzionale. Un altro ‘alleato’ dell’Associazione Conciatori, secondo le accuse dei pm fiorentini riportate sempre dalla “Nazione”, all’interno della Regione Toscana, sarebbe stato il direttore del settore Ambiente e Energia Edo Bernini. Alcuni atti a sua firma avrebbero permesso di ottenere “deroghe ai parametri tabellari di legge per gli scarichi industriali” e avrebbe avallato un trattamento particolarissimo per il ‘keu’, lo scarto della lavorazione dei rifiuti delle concerie, eliminando la necessità del test di cessione per il suo recupero. Così, dalle carte, emerge che il l’impianto di depurazione di Aquarno non ha mai ottenuto la Via (Valutazione Impatto Ambientale) e ha beneficiato di altre corsie preferenziali legislative.

Venerdì, 16 Aprile 2021 12:36

fonte:https://ildispaccio.it/primo-piano-2/270055-la-ndrangheta-penetra-la-regione-toscana-gli-intrecci-pericolosi-che-coinvolgono-gli-uomini-del-governatore-giani-e-il-pd