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La ’ndrangheta nel pallone, le cosche di Crotone e Cosenza nei servizi di sicurezza allo stadio Scida

Lo rivela il collaboratore di giustizia Giuseppe Montemurro, che riferisce dei presunti accordi illeciti tra le consorterie mafiose dei Megna di Papanice e degli “italiani” del capoluogo bruzio. «I vertici della squadra di calcio sapevano»

di Antonio Alizzi 29 giugno 2023

Le ‘ndrine di Crotone e Cosenza unite nei servizi di sicurezza durante le partite di calcio professionistico in Calabria. Lo racconta Giuseppe Montemurro, collaboratore di giustizia cosentino condannato in via definitiva nel processo “Frontiera”, l’indagine della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro contro la cosca Muto di Cetraro, dominante nella costa tirrenica cosentina. Sebbene tra la ‘ndrangheta cosentina e quella crotonese ci fosse stata negli anni passati una certa tensione per gli affari boschivi, come illustrato da più collaboratori di giustizia, non ultimo Roberto Porcaro, ex “reggente” della cosca degli italiani di Cosenza, in un periodo storico le due organizzazioni mafiose avevano messo gli occhi sui servizi di vigilanza allo stadio “Scida” di Crotone. Montemurro sul punto fornisce diversi dettagli.

«Ho gestito l’attività di buttafuori, nei locali pubblici di Cosenza e provincia, in nome e per conto della cosca confederata Lanzino-Cicero e delle successive famiglie di ‘ndrangheta che si sono succedute, nel corso degli anni. Ho iniziato personalmente i miei rapporti su Crotone dall’anno 2007, ma già sapevo che prima di me avevano rapporti nel Crotonese Giuseppe Fiore e Giuseppe Esposito, i quali avevano due ditte per i servizi di sicurezza nei locali ma nei fatti erano da considerarsi un’unica attività. Io ero entrato a far parte delle loro aziende, come responsabile, e fu per il loro tramite che iniziai a lavorare sul territorio di Crotone», spiega Montemurro.

«Nel 2007, appunto, iniziai a svolgere attività di sicurezza allo stadio e, furono proprio Fiore ed Esposito a presentarmi Mario Megna, Gaetano Russo (il quale gestiva la fornitura di gelati Sammontana per il tramite del suocero), il quale mi venne presentato nel parcheggio dello stadio e che poi mi presentò un tale Mumù (del quale non ricordo il nome ma che aveva un furgone della San Carlo)» e un altro soggetto che Montemurro ritiene sia il nipote di Mico Megna. «C’era, inoltre, un tale Salvatore, genero di un soggetto di cui non ricordo il nome e che, all’epoca, era agli arresti domiciliari. Questi soggetti mi sono stati presentati da Fiore ed Esposito, come referenti della zona di Crotone, precisamente mi riferivano che “erano la stessa cosa” rappresentata a Cosenza da Lanzino, Mario Gatto, Adolfo D’Ambrosio e Rinaldo Gentile», evidenzia Montemurro.

«Per farvi capire come funzionava l’affidamento dei servizi di steward allo stadio di Crotone, riferisco che gli stessi erano gestiti, in toto, da Gaetano Russo, Mario Megna, Sandro Oliverio e tale Mumù, di cui non ricordo il nome. Non credo che questi avessero una qualche funzione all’interno del Crotone Calcio, anzi, sono sicuro che la gestione dei servizi di cui vi sto parlando, fatta da questi soggetti, a cui aggiungo anche Cesare, il nipote di Mico Megna, era svolta in regime monopolistico, in ragione della loro caratura criminale. Preciso, ancora, che i vertici del Crotone Calcio, che identifico nel presidente Raffaele Vrenna ed il suo fratello Gianni, erano a conoscenza di tale situazione, ed anzi vi era un sostanziale accordo fra il club ed i soggetti che vi ho appena menzionato», sostiene il pentito di ‘ndrangheta.

«A testimonianza di quanto appena riferito, vogliate considerare che, gli indumenti che noi indossavamo per svolgere il servizio steward, soprattutto nelle giornate di pioggia, venivano forniti gratuitamente dal Crotone Calcio, per il tramite di Gaetano Russo e Sandro Oliverio, che poi li consegnavano a noi cosentini».

Montemurro approfondisce quindi l’argomento e dichiara che «quando, nel 2007, io iniziai a lavorare allo stadio di Crotone, la vigilanza era così suddivisa: cinquanta per cento a noi cosentini per il tramite, ovviamente, di Fiore ed Esposito le agenzie per cui lavoravamo; cinquanta per cento gestito direttamente dai crotonesi che, in modo esclusivo, utilizzavano loro ragazzi per svolgere i servizi di steward. Fiore ed Esposito – dice Montemurro – hanno guadagnato “l’appalto” dei servizi di steward allo stadio di Crotone, in ragione della loro e nostra appartenenza alla cosca Lanzino-Cicero. Ribadisco, però, che furono i crotonesi a permettere che il cinquanta per cento del servizio venisse svolto da noi cosentini. A conferma di ciò, riferisco che, negli anni compresi tra il campionato 2008/2009 e quello 2011/2012, i crotonesi ci estromisero dal servizio, facendolo gestire interamente a Sandro Oliverio, utilizzando, per la fatturazione una società riconducibile» a un altro soggetto.

Fonte:https://www.lacnews24.it/cronaca/la–ndrangheta-nel-pallone-il-pentito-svela-gli-interessi-dei-clan-per-i-servizi-di-sicurezza-allo-scida-di-crotone_173586/