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La ‘ndrangheta di Rivoli è un cubo di Rubik. E si nasconde nei certificati della Camera di Commercio

Da Iacchite -19 Aprile 2023

Rocco Barbaro, comico e cabarettista, deve il suo successo soprattutto alla Calabria. Nasce a Rivoli, figlio di emigranti, e racconta luoghi comuni contaminati delle sue due patrie. Invece Pino Masciari, testimone di giustizia calabrese, è cittadino onorario di Rivoli che al Nord ha da tempo preso la scena pubblica contro la ‘Ndrangheta.
Due volti calabresi legati a Rivoli, cittadina di 50.000 abitanti, 
estensione periferica di Torino. Un satellite della metropoli. masse del proletariato meridionale, prevalentemente calabresi, la popolarono al tempo del boom economico. E Rivoli si è allargato fino a toccarlo, Torino.
La ‘ndrangheta di Rivoli è una sorta di cubo di Rubik. Ricomporre mappe, organigrammi, testi e contesti non è impresa semplice.
Per leggere gli ultimi rapporti della Dia 
qui regna la congrega di Cirella di Platì, famiglia Fabiano, appartenente alla “corona” mafiosa aristocratica della Jonica reggina, e dei Romeo di San Luca. Cognomi che si susseguono nei Piani di Trasparenza come annotazione burocratica di uno losca presenza criminale che ha cambiato antropologia e comportamenti nel tempo.

Monopolio di Giuseppe Pontoriero

Giuseppe Pontoriero, 75 anni, nasce a Ricadi, paradiso turistico calabrese. È un colletto bianco, un ragioniere. Un emigrante. Fu assolto dall’accusa di essere il ragioniere “locale” dei calabresi malandati. Tuttavia, la Corte Suprema lo definisce “socialmente pericoloso” e lo ha sottoposto a 4 anni di sorveglianza speciale cogliendo un tesoro di beni e denaro niente male. Beni immobili, denaro, azioni societarie e l’agriturismo a Rivoli “Cascina Scola”. Un geometra pensava di aver fatto un buon affare prendendo possesso dell’immobile sequestrato, poi per caso ha scoperto chi era l’imprenditore da un articolo di giornale. Pontoriero, nel 2012 arrestato in Operazione Pioneer, due anni dopo patteggiamento per un anno e dieci mesi per aver riciclato un milione di denaro sporco. In appello cambia tutto e viene assolto perché «il fatto non sussiste». Ma Dia non lo lascia andare. C’è una sproporzione tra ciò che dichiara il ragioniere ei beni che possiede. È un maestro nel plasmare la finanza creativa. Nell’ordinanza di sequestro 36 immobili che vede la penisola italiana come monopolio che sposta case e terreni tra Lecce, Vibo, Torino, Aosta e Savona.

L’architetto che avrebbe preferito voltare le spalle

Stefano Ugo Visentin49 anni, incensurato, di Rivoli, nel maggio 2022 è stato arrestato per brigata per conto di Giuseppe Ursinoil nipote di Rocco Lo Presti, che dal carcere ci provava riprendersi il ristorante “Lettera 22” con minacce in Val Susa sequestrati dalla magistratura. La ‘Ndrangheta è la storia della roba da quattro soldi.
Devi stare attento con chi fai affari. 
Mauro Esposito, architetto, affermato studio di ingegneria, grisaglia borghese e cadenza in italiano. Accetta un ordine dalla società Edilrivoli. Quindi appare un riservista: un subappaltatore. Le variazioni cambiano le figure. Il contenzioso si complica. Qualche minaccia. Esposito si ritrova con il contratto risolto e perdere i soldi investiti. Denuncia alla polizia. Chiede un risarcimento in quanto vittima di ‘Ndrangheta. La pubblica amministrazione lo ignora. Un’attività economica distrutta e ora tra Iene e denunce pubbliche il suo consiglio è «Se mi fossi allontanato senza denunciare la ‘Ndrangheta sarebbe stato meglio».

La camera di compensazione smentita dal “Mastru”

Più che in copie la ‘Ndrangheta di Rivoli è iscritta ai registri della Camera di Commercio. Un nome pulito apre un’impresa di costruzioni. Subappalti, lavori pubblici privati. Il movimento terra ora è diventato rischioso. Ad esempio fai falegnameria. I lavoratori pagati illegalmente pagavano con i proventi della droga. Anche le Olimpiadi di Torino sono andate così.
E il bene si mescola al male.
Nel 2010 la Giustizia ha saccheggiato la ‘Ndrangheta piemontese. 
Pepe Catalano, capo del club torinese, ha il suo rompicapo per tenere a bada altri nove capi zona. Vorrebbe una stanza di compensazione come quella lombarda e ligure. Le guerre interne sono pericolose. I capi del ristorante Rivoli dell’epoca, Adolfo e Cosimo Crea, sono stati arrestati e condannati a dieci anni. Sono 40 picciotti senza guida. Salvatore De Masi, titolare del ristorante di San Mauro Torinese, ha messo gli occhi su quello di Rivoli. Anche perché vive in quella città dove ufficialmente fa l’imprenditore edile. Nel briefing vari incontri con politici e personaggi particolari. Il suo armaiolo sarebbe Francesco D’Onofrio, originario di Vibo Valentia, residente a Nichelino. Un passato dentro lotta armata nella Colp, una derivazione di Prima Linea. Ha sempre respinto le accuse del pentito ma ha avuto condanne.
Peppe Catalano chiama in Calabria. Il referente è 
Giuseppe Commisso detto “U Mastru”. L’intercettazione parla chiaro: «Ma anche… Mastro, questo fatto della cabina di regia che hanno sia la Lombardia che la Liguria, perché non gli appartiene a Torino? Lombardia e Liguria ce l’hanno, vero?… siamo nove locali…». Niente da fare. I Crea sono della fibbia di Pazzano, non si può fare. C’è l’opposizione del boss del San Luca Giuseppe Pelle detto “Gambazza” che non ama De Masi. Anche Rivoli era stato promesso Pasquale Cufarima in varie cronache dell’epoca la Dia indica la sede come sede vacante.

Le intercettazioni “sbagliate”: “Abbiamo Torino in mano”

I fratelli Crea provengono da una generazione di ‘Ndrangheta militare a composizione prettamente familiare. Sono di Stilo e oscurano la città natale del filosofo Tommaso Campanella. Hanno un’azienda che vende cemento. Ma in Locride il ciclo del cemento appartiene alla famiglia Gullace-Novella. Finisce male. Adolfo e Cosimo sfuggono a due tentati omicidi. Sono perdenti. Viene il ritiro. Metà della famiglia espatriata a Roma, i due fratelli puntano gli occhi su Torino e si stabiliscono a Rivoli.
La giustizia indica i loro nomi quando 
un contenitore va in fiamme di una società edilizia. Scommettono sul video poker nei bar e sulle estorsioni.
Un loro picciotto fornisce l’intercettazione sbagliata vantandosi con la fidanzata: «
Abbiamo Torino nelle nostre mani! …Chi ha Torino in mano ha la mia età, amico mio». Per gli inquirenti si tratta di Adolfo Crea. Ufficialmente è il proprietario di un’azienda di trasporti. Si muove coperto da un panda e non usa il telefono. È intelligente. Ha al suo servizio un ispettore di polizia e un informatore dei Servizi. Ottiene uno scanner per eseguire il debug dell’ufficio. Con il tempo diventerà “dipendente” di una società che opera negli appalti pubblici. Il titolare è un sardo incensurato. Incalzato dalle indagini non parla.
Crea temuto, alto rango, insopportabile da altre famiglie. Giuseppe Giuffrè, vecchio capo guardia di Settimo Torinese ha detto al telefono: «
Lasciali stare lontani dove sono, se questo rompe ic… ci saranno davvero brutte discussioni. Questo zingaro di m… (Adolfo Crea) che scappò di casa sua… e viene qui… e comanda quassù». Giuffrè è stato ucciso a Bovalino il 28 dicembre 2008. I Crea non sono mai stati indagati per questo omicidio.

Dissociazioni parallele a Rivoli

Dagli elementi in campo si deduce che i fratelli Crea perdenti in Calabria, al tramonto del Belfiore, diventano i capi emergenti in Piemonte, riconosciuto dal Delitto di San Luca. Da Rivoli guidano l’organizzazione.
Nel maggio del 2021, 
Adolfo Crea ha lasciato il regime del 41 bis, grazie alla lotteria delle condanne e alle riduzioni di pena. Oggi è un uomo libero. Nel 2016 il fratello Aldo Cosimo dichiarò in un processo: «Chiedo scusa. Mi sbagliavo, Ho commesso molti reati, ma per me finisce qui». Una dissociazione. Vedremo.
A Rivoli è cambiata anche l’antimafia militante. A giugno 2021 Libera e Legambiente hanno abbandonato l’osservatorio antimafia del Comune, non condividendo la modifica del regolamento decisa dal centrodestra con l’astensione del Pd sull’indirizzo alla legalità. 
Anche questa è una dissociazione.
Dice Rocco Barbaro, originario di Rivoli, originario di Reggio Calabria: «
Non me ne frega un cazzo del prossimo. Immagina il primo».

Fonte:https://www.iacchite.blog/la-ndrangheta-di-rivoli-e-un-cubo-di-rubik-e-si-nasconde-nei-certificati-della-camera-di-commercio/