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La ‘ndrangheta al servizio di imprenditori e istituzioni: la relazione della Dia. In Lombardia 25 “locali”

La ‘ndrangheta al servizio di imprenditori e istituzioni: la relazione della Dia. In Lombardia 25 “locali”

IN LOMBARDIA 25 “LOCALI”– ”In Lombardia la ‘ndrangheta mantiene una posizione di preminenza sul territorio, espressa – nel tempo – attraverso la presenza di 25 locali. Come ampiamente descritto nella disamina del semestre precedente, le risultanze giudiziarie hanno evidenziato la presenza di numerose locali di ‘ndrangheta nelle province di Milano (locali di Milano, Bollate, Bresso, Cormano, Corsico, Pioltello, Rho, Solaro-Legnano), Como (locali Erba, Canzo-Asso, Mariano Comense, Appiano Gentile, Senna Comasco, Fino Mornasco – Cermenate), Monza-Brianza (locali di Monza, Desio, Seregno, Lentate sul Seveso, Limbiate), Lecco (locali di Lecco e Calolziocorte), Brescia (locale di Lumezzane), Pavia (locali di Pavia e Voghera) e Varese (Lonate Pozzolo)”. E’ quanto emerge dalla Relazione sull’attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia nel secondo semestre 2019” ”In Lombardia, ove le caratteristiche sociali e di mercato criminale ”aperto” non sono sovrapponibili a quelle calabresi, alcuni affiliati hanno utilizzato una classificazione impropria o comunque non aderente ai modelli tradizionali, causata, verosimilmente, dall’esigenza di replicare la struttura originaria, avendo però a disposizione un numero più esiguo di affiliati in un territorio più esteso. Ciò potrebbe aver determinato, nella regione, l’attribuzione della denominazione di locale – propria di un organismo di tipo superiore – a gruppi che non rispecchiano esattamente l’architettura di quello originario”.

 

 

LA ‘NDRANGHETA IN TOSCANA: “RISCHIO INFILTRAZIONE IN RISTORAZIONE E COMMERCIO– Dall’analisi delle interdittive antimafia adottate nel secondo semestre 2019 dai prefetti toscani sono risulta­te “maggiormente esposte agli interessi delle mafie le aziende operanti nei settori della ristorazione, delle attività ricettive, del commercio e dei servizi, per legami con la criminalità organizzata campana, calabrese e siciliana”. E’ quanto sottolinea la Direzione investigativa antimafia (Dia) nella “Relazione del Ministro dell’Interno al Parlamento sull’attività svolta e i risultati conseguiti dalla Dia” nel secondo semestre del 2019. Altri elementi di valutazione circa le presenze di criminalità organizzata nella regione possono essere estrapolati dalla lettura dei dati, riferiti alla Toscana, resi noti dall’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destina­ zione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Allo stato attuale sono in corso le procedure per la gestione di ben 374 immobili confiscati, mentre altri 135 sono già stati destinati. Risultano, inoltre in corso le procedure per la gestione di 44 aziende, mentre 11 sono state già destinate. Alberghi, ristoranti, attività immo­ biliari, commercio all’ingrosso, costruzioni, attività manifatturiere ed edili, terreni agricoli, appartamenti, ville, fabbricati industriali, negozi, sono solo alcune tra le tipologie di beni sottratti alle mafie in Toscana, concentrati, seguendo un ordine quantitativo decrescente, nelle province di Lucca, Firenze, Arezzo, Pisa, Livorno, Pistoia, Prato, Massa Carrara, Siena e Grosseto.

 

Per quanto riguarda la ‘ndrangheta, in Toscana non risultano attivi locali, espressivi di un radicamento territoriale consolidato. Emergono, invece, presenze di esponenti delle ‘ndrine, che potrebbero rappresentare cellule prima­rie con legami di sangue tra i componenti e costituite, quindi, dalla famiglia naturale del capo-bastone, cui se ne aggregano altre. Queste operano, conformemente alle consolidate strategie della mafia calabrese, mantenendo il centro nevralgico in Calabria, ma svolgendo molte attività criminose, specie quelle connesse al reimpiego di capitali, attraverso una costante opera di proiezione fuori dall’area di origine, confondendosi nelle realtà locali dove costituiscono strutture periferiche dotate di un limitato autogoverno. Il livello di diffusione degli interessi della ‘ndrangheta nel tessuto socio-economico toscano, emerso dagli esiti info-investigativi, tende a far ritenere la criminalità organizzata calabrese, al momento, quella più diffusa nella regione. Un territorio in cui appare attrattivo per le mafie anche per i tradizionali intenti criminali, come il traffico di droga, l’usura, le estorsioni e il riciclaggio. E proprio nel riciclaggio, abbinato a tentativi di infiltrazione dell’economia legale, i sodalizi ca­labresi in Toscana hanno confermato la tendenza a diversificare gli investimenti, rafforzando la propria presenza economico-finanziaria grazie anche ad una rete collusiva di appoggio

20 Luglio 2020 19:56

fonte:http://www.ildispaccio.it/