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La morte misteriosa a Fondi del Capitano Fedele Conti, Comandante della Compagnia della Guardia di Finanza

Non è morto un cane ( con tutto il rispetto , la simpatia e la gratitudine per il miglior amico dell’uomo).

E non è morta una persona “qualsiasi”.

E’ morto,invece,peraltro in condizioni misteriose ed in una situazione particolare qual’è quella in cui si trova Fondi,un Comandante di compagnia di un presidio importante della Guardia di Finanza,un presidio importante dello Stato in una zona delicatissima contro il dilagare della criminalità organizzata.

Un presidio di frontiera,quindi,che dovrebbe avere la massima efficienza e la più indiscussa trasparenza.

Dietro quella morte misteriosa potrebbe nascondersi parte della nebulosa che avvolge il “caso Fondi”.

Sgombrato il campo da interpretazioni quanto meno superficiali che attengono ad un presunto stato precario psicofisico del Capitano Conti (la fidanzata,che è un medico,l’attuale Sindaco di Pastena suo amico affezionato,che è anch’egli medico,la sorella,che è una poliziotta,lo zio Eliseo,altri amici,ci hanno tutti garantito le perfette condizioni di Fedele Conti),c’è sicuramente dell’altro che ha spinto il Capitano ad un gesto doloroso.

Dell’altro che non è stato scoperto.

Ed il “caso” è stato chiuso così e di esso nessuno vuole parlarne più.

Ed è proprio questo perdurante silenzio,questo muro di oblio inconcepibile in casi e situazioni del genere,quel senso di fastidio e di rabbia che noi percepiamo allorquando ,unici,ci azzardiamo a parlare di Fedele Conti e della sua morte misteriosa,che ci insospettiscono e ci spingono ad andare avanti,ad insistere,cosa che faremo all’infinito,fino a quando qualcuno o qualcosa ci aiuteranno a fugare ogni dubbio e a far luce su uno dei più grandi misteri di questo nostro infelice Paese.

Fedele Conti non era uno “qualsiasi”.

Potrà rendersi conto del suo valore e delle sue qualità,oltre che di uomo,anche di investigatore,chiunque voglia prendersi la briga di andarsi a leggere il suo curriculum vitae e di servizio e il numero e la qualità delle operazioni da lui fatte in altre aree del Paese.

Non uno scaldasedia,non un ventisettista, non un carrierista per il quale….”tutto va bene madame la marchesa”,non una persona corruttibile o corrotta.

Egli era un Ufficiale con la U maiuscola,nato e cresciuto in una famiglia con la F maiuscola.

Modesta,ma pulita ed onorata.

E non crediamo che ci siano stati un singolo fatto,una singola situazione,una singola pratica,come qualcuno ha ritenuto di pensare,a determinare il suo gesto.

“Mi sento incartato”significa tante cose.

Significa,secondo noi,non sentirsi libero di fare quello che riteneva di dover fare.

Non libero,quindi.

Da chi ?

Da cosa?

In un clima nebuloso,prima e dopo la sua morte ,perché la pentola del “caso Fondi” per noi è stata appena scoperchiata.

Di tale “caso” abbiamo detto che non parleremo più.
E’ finita l’era delle chiacchiere e comincia quella dell’analisi approfondita,della ricostruzione del “quadro”,della ricomposizione del puzzle.

Al riguardo qualunque persona onesta , ricca di senso dello Stato ed amante del bene comune potrà in maniera riservata aiutarci in questo lavoro difficilissimo,con l’assicurazione,da parte nostra,del più rigoroso anonimato.

Un lavoro del genere impone discrezione assoluta,riservatezza estrema,bocca chiusa.

Tutto ciò perché noi siamo convinti che,per comprendere bene la situazione,sia necessario lavorare tanto ancora,tantissimo.

Ed è proprio quello che intendiamo fare.