Affiliati triplicati dal 2010: la crescita è continuata anche dopo la strage di Duisburg. La ‘ndrangheta domina grazie a una rete di 50 clan nei Land. Il punto dopo la maxi-operazione Pollino.
06 dicembre 2018
di BARBARA CIOLLI
Muti «come in una chiesa». L’intercettazione rivelata da un’indagine antimafia è illuminante sulla «pax germanica». Dalla strage di Duisburg del 2007, la ‘ndrangheta e le altre reti di criminalità organizzata importate dall’Italia hanno fatto meno rumore possibile. In Germania si fanno i migliori affari d’Europa e la legge ha ancora diverse falle, non conviene dare nell’occhio: la faida che insanguinò il ristorante Da Bruno fu una spia, solo in seguito (e da poco tempo) sono aumentati i poteri di confisca degli inquirenti tedeschi ed è diventato reato far parte di una struttura criminale. «Qua sono i nostri amici, non bisogna innervosire la gente, ve lo dico ora e mai più», intimava al telefono il capoclan della ‘ndrangheta Vittorio Farao a un paio di affiliati scesi in strada come le pistole, dopo una lite, a Melsungen, comune dell’Assia.
450 AGENTI TEDESCHI NEI BLITZ
Anche nel centro dell’Assia era attiva una delle decine di ramificazioni dei Farao in Germania, in parte smantellate con i blitz del gennaio 2018.L‘operazione Stige ordinata all’inizio dell’anno dalla procura di Catanzaro, con 169 arresti tra l’Italia e la Germania e milioni di euro di beni sequestrati, è stata l’antipasto dei blitz del 5 dicembre 2018, la più grande operazione internazionale anticrimine che si ricordi tra l’Italia, il Sud America, e il Nord Europa. Le manette sono scattate anche in Svizzera, Olanda e Belgio, su coordinamento della Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Reggio Calabria. Ma la parte del leone, all’estero, l’ha fatto l’anticrimine tedesco (Bka), con 240 suoi agenti e altri 200 della polizia, incluse le forze speciali antiterrorismo, a prelevare decine di fermati per associazione mafiosa.
LE MODIFICHE AL CODICE PENALE TEDESCO
È stata la più massiccia operazione contro la criminalità organizzata in Germania. La mafia inizia a essere colpita, anche grazie all’agenzia europeaEurojust, istituita nel 2002 per rafforzare la cooperazione giudiziaria tra gli Stati Ue in funzione antimafia, e per effetto della riforma in Germania del luglio 2017 della legge sulla sottrazione dei beni per reati penali. Come in Italia, da poco più di un anno è possibile sequestrarli quando l’origine del denaro investito non è chiara (senza più l’onere della prova) ed è stato anche introdotto il reato di “mera” associazione a un’organizzazione criminale. L’effetto è stata una serie confische di immobili, a Berlino, a clan libanesi che ricattavano i richiedenti asilo e controllavano la prostituzione in strada, e altre retate contro le mafie dell’Est.
QUASI 600 AFFILIATI IN GERMANIA
Colpire ‘ndrine e mandamenti trapiantati, dagli Anni 70, in Germania è più difficile perché le mafie italiane sono più potenti e anche più prudenti. Nella loro azione a bassa intensità hanno ridotto il racket, troppo rischioso e poco remunerativo al confronto del traffico di droga, che è stato ceduto a gruppi criminali di strada. Ma anche dopo Duisburg, la penetrazione e gli investimenti di ‘ndrangheta, mafia, camorra e sacra corona unita in Germania sono continuati a crescere, protetti anche dai limiti garantisti sulle intercettazioni telefoniche e ambientali. L’anticrimine tedesco stima in quasi 600 gli affiliati alle reti criminali italiane, tre volte tanto che nel 2010 e la maggior parte (350) della ‘ndrangheta, irradiati soprattutto nei Land dell’Ovest dalle roccaforti della Ruhr, in Nord Reno-Vestfalia.
OLTRE 50 CLAN CALABRESI IN GERMANIA
I calabresi dei clan sono più dei siciliani di Cosa Nostra (125) e dei camorristi campani (91), alcune decine i pugliesi della Sacra corona unita, la rete ancora meno conosciuta. Secondo la mappa del 2017 del portale investigativo Correctiv (il team autore del libro-inchiesta La mafia in Germania) che ha incrociato numerosi atti, testimonianze e racconti degli investigatori tedeschi e dell’antimafia italiana, sono oltre 50 le famiglie della ‘ndrangheta sparse tra i tedeschi, alcune migliaia i loro fiancheggiatori e simpatizzanti. Attraverso i porti anche olandesi, dal cuore dell’Europa la rete criminale più potente al mondo smista il traffico di cocaina che ha in mano per il 40% del mercato globale: un business stratosferico di circa 25 miliardi di euro l’anno per le ‘ndrine. Ma la locomotiva d’Europa che macina cantieri e posti di lavoro è un Bengodi anche per il riciclaggio.
LE MANI SULLE GRANDI OPERE TEDESCHE
Il Bka tedesco tiene gli occhi puntati sulle richieste di «autorizzazione e le procedure per entrare nelle grandi opere lucrative». L’anno passato è stato sventato in Germania un altro tentativo dei clan italiani di infilare le loro aziende nella grande incompiuta di Stuttgart 21: gli oltre 6 miliardi di euro di cantieri per rifare la stazione centrale del capoluogo del Baden-Württemberg sono da anni segnalati dagli esperti come infiltrati dalla criminalità organizzata. Sempre a Stoccarda, secondo gli investigatori i soli calabresi avrebbero investito in «oltre 140 tra pizzerie, ristoranti e gelaterie». Il Baden-Württemberg è, con l’Assia e la Baviera e dopo i distretti industriali del Nord Reno-Vestfalia tra Duisburg, Dortmund e Düsseldorf, il Land dell’Ovest dove è maggiore la presenza di clan italiani. Ma dalla riunificazione le mafie hanno iniziato a riversare proventi anche nell’Est.
LE RETI DI CAPIBASTONE TRA OVEST ED EST
Le ultime retate sono sconfinate anche nella Turingia (in parte nell’ex Ddr) e a Berlino. Se nell’Ovest la piovra ha raggiunto gli appalti per i binari sotterranei di Stoccarda, nella capitale tedesca si sono moltiplicati gli immobili e i locali comprati o gestiti con capitali illeciti, anche nei grattacieli della Potsdamer Platz. C’è chi, come i Farao, è arrivato a conquistare posizioni di potere grazie ai guadagni accumulati in Germania, con l’imposizione di casse di vini e prodotti calabresi ai ristoratori italiani. Tra i clan di peso, in Germania, oltre ai Pelle-Vottari e ai Nitta-Strangio della faida del 2007, spiccano anche i Carelli, attivi soprattutto tra Francoforte e nel Nord Reno-Vestfalia, e i Critelli del Baden-Württemberg.FINO A 100 MILIARDI DI EURO FATTURATI L’ANNO
Ma il quadro è parecchio complesso, anche per le alleanze tra famiglie. L’operazione transnazionale del 5 dicembre, nome in codice Pollino, si è concentrata sul traffico di droga dalla Colombia all’Europa della rete tra Pelle-Vottari, Romeo, Mammoliti, Giorgi, Marando e altri capibastone, attraverso numerose basi logistiche e affiliati anche in Olanda e Germania. L’Fbi stima in 160 i clan totali della ‘ndrangheta, per oltre 6mila affiliati nel mondo e un fatturato annuo tra i 50 e i 100 miliardi di euro. Nell’Ue è alta anche la mobilità di boss e affiliati, che si mescolano tra i pizzaioli espatriati, impiantando radici malavitose e canali per i traffici. Anche la mafia siciliana si è allargata negli anni tra i tedeschi, come dimostrano regolamenti di conti e inchieste giudiziarie: Cosa nostra può vantare buoni ganci attraverso i mandamenti dei Mondello, gli Spiteri e i Pesce, una rete iniziata ad emergere.
fonte:https://www.lettera43.it