Manovra, i giorni della passione
Sul decreto Tremonti e dopo la scelta della doppia fiducia in Parlamento il premier dichiara a viso aperto: “Se il governo dovesse andare sotto andiamo a casa”, e si giustifica così: “Porre la fiducia è stato un atto di coraggio, gli ultimi dati economici confermano la linea del governo, e cioè che c’è la ripresa, ed essa sarà tanto più solida grazie alle politiche di rigore della spesa e dei conti pubblici”. Domani (venerdì) incontro governo – Regioni, con poche speranze per i governatori. Prosegue l’agitazione delle categorie: dopo i militari infatti, oggi è stato il turno dei sindacati di polizia, guardia di finanza, vigili del fuoco e guardia forestale. Insoddisfatti anche i rettori universitari
“Se il governo dovesse andare sotto andiamo a casa”. Silvio Berlusconi si gioca tutto con il voto sulla manovra economica, in quella che è forse la settimana più difficile da quando è salito, nell’aprile del 2008, al governo del Paese. “Porre la fiducia è stato un atto di coraggio, – ha continuato il premier, durante un’intervista a Studio Aperto – gli ultimi dati economici confermano la linea del governo, e cioè che c’è la ripresa, ed essa sarà tanto più solida grazie alle politiche di rigore della spesa e dei conti pubblici”.
Proprio dei tagli alle Regioni si parlerà domani (venerdì), nell’incontro tra il Governo e la Conferenza delle Regioni, incontro concesso dopo un lungo tira e molla e su cui il presidente della Conferenza, Vasco Errani, ripone molta fiducia: “Sarà un passo utile per affrontare la vicenda manovra – ha affermato Errani – e questo ci consentirà una discussione vera. Le nostre posizioni sono note – ha continuato Errani – e domani avremo modo di confrontare i nostri numeri con quelli presentati da palazzo Chigi”. Sul tavolo di confronto di domani però sono in pochi ad avere la speranza che venga cambiato qualcosa, soprattutto dopo le dichiarazioni del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, che ha più volte sottolineato come i “saldi del decreto economico siano intangibili”, ma anche come sia impraticabile una “modifica da una voce all’altra della manovra”.
Anche i governatori della stessa maggioranza non nascondono le loro preoccupazioni, come Renata Polverini, che ieri ha partecipato allo stato maggiore del Pdl , convocato nella residenza di Palazzo Grazioli, dove ha ottenuto la proroga per il rientro dei debiti sanitari della Regione Lazio. “C’è posizione rigida sui saldi – ha detto la Polverini – ma si è aperta una via pattizia”. Anche il governatore della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, è convinto che domani sarà la partita più importante per gli enti locali “anche se so bene – ha aggiunto Scopelliti – che non ci sono margini per rimodulare i saldi”. Sull’esito del confronto è intervenuto anche Pierluigi Bersani: “Meno male che l’incontro si fa – ha detto il segretario del Pd – ma non sono ottimista perché la cosa è stata impostata come un prendere o lasciare”. Bersani ha poi criticato l’ennesima fiducia posta dal governo “non si parli di atto di coraggio, perché 33 fiducie significa avere paura e non coraggio”. Più duro Oliviero Diliberto che parla di “delirio del premier che mette la fiducia su una manovra osteggiata da tutti e minaccia i suoi di andare alle elezioni anticipate nel caso fosse bocciata”.
Nel frattempo continua l’agitazione delle categorie colpite dai tagli della finanziaria. Dopo i militari infatti, oggi è stato il turno dei sindacati di polizia, guardia di finanza, vigili del fuoco e guardia forestale, che hanno fatto sapere, in una nota congiunta, che proseguirà “lo stato di agitazione, in assenza di risposte chiare da parte del governo”. Insoddisfatti anche i rettori universitari, che, durante la Conferenza annuale, hanno espresso la loro preoccupazione per i sacrifici chiesti dalla manovra finanziaria e “al contempo, la mancanza di una vera riforma del sistema”. Annuncia invece un presidio davanti al Parlamento, nei giorni in cui verrà posta la fiducia, il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani: “Si conferma sulla manovra il giudizio che ha portato la Cgil allo sciopero generale e cioè che è profondamente iniqua, non stimola gli investimenti ed ha un effetto recessivo. Un provvedimento – ha aggiunto Epifani- solo per far cassa, senza alcuna idea di riforma. E a pagare il prezzo più alto sono i lavoratori dipendenti”.
Luca Rossi
(Tratto da Aprile online)