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La mani della ‘ndrangheta nelle cave di porfido del Trentino, confermata la condanna ad Arfuso

La Corte d’Assise ha inflitto una pena di 8 anni e venti mesi. L’uomo avrebbe un ruolo apicale negli interessi dei clan a Albiano e Lona-Lases

Pubblicato il: 01/03/2023 – 18:44

TRENTO La Corte d’Assise di Trento ha confermato in appello la condanna per Saverio Arfuso, 50 anni, calabrese di Cardeto, che, secondo l’accusa nata dall’inchiesta “Perfido”, aveva un ruolo apicale negli interessi della ‘Ndrangheta nei comuni di Albiano e Lona-Lases, in Trentino. In primo grado Arfuso – primo condannato per mafia in Trentino – aveva ricevuto 10 anni e 10 mesi di reclusione per associazione mafiosa oltre al reato di riduzione in schiavitù. Ora la pena cala ad 8 anni, 10 giorni e 20 mesi di reclusione, ma non per effetto di una diminuzione bensì per un errore di computo delle aggravanti rispetto al primo grado. Sono stati inoltre riconosciuti 30.000 euro alle persone offese, cioè i tre lavoratori cinesi ridotti in schiavitù nelle cave di porfido, e 10.000 euro per ciascuno degli enti e delle istituzioni costituitesi parti civili.

Le reazioni

«Esprimiamo soddisfazione per la conferma dell’impianto accusatorio e del riconoscimento del ruolo della Cgil nel presidio del territorio nella lotta alla mafia», commenta al termine dell’udienza a porte chiuse Giovanni Guarini, avvocato del sindacato e dell’associazione Libera di Trento, tra le parti civili nel procedimento.

Fonte:https://www.corrieredellacalabria.it/2023/03/01/la-mani-della-ndrangheta-nelle-cave-di-porfido-del-trentino-confermata-la-condanna-ad-arfuso/