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La mafia in provincia di Latina c’è, ha detto Il Procuratore della Repubblica Dottoressa Nunzia D’Elia nella trasmissione della RAI “Ambiente Italia” dedicata alla situazione esistente nell’area del Circeo

LA MAFIA IN PROVINCIA DI LATINA C’E’, HA DETTO LA DOTTORESSA D’ELIA, PROCURATORE DELLA REPUBBLICA

La figura di un Magistrato per bene, qual’è colei che noi abbiamo ritenuto tale sin dal giorno della sua venuta a Latina –la dottoressa D’Elia-, si staglia sempre più su un pantano di illegalità e di miseria morale qual’è quello che domina in provincia di Latina.

Non riesce a spegnersi nelle nostre orecchie l’eco delle terribili parole di condanna pronunciate, all’atto della sua partenza da Latina, da un altro nobile magistrato, in questo caso non penale ma amministrativo e, quindi, più direttamente a contatto con la politica e la pubblica amministrazione, qual’è l’ex Presidente del Tar dr. Bianchi.

Il cambiamento di linea della Procura di Latina, con la venuta della Dottoressa D’Elia, c’è stato e si vede.

Non è, quella nostra, adulazione. Nei giudizi noi siamo razionali e freddi.

E’, al contrario, mera e semplice presa d’atto.

Punto e basta.

Il problema dei problemi ora è l’infinita povertà di valori morali nel tessuto civile e politico di questa provincia disgraziata.

Civile e politico, ripetiamo.

Perché è difficile attribuire etichette alla classe politica omettendo di dire che essa è l’espressione, lo specchio, di questa società, che la vota e la sostiene.

E’ deviante e –oseremmo dire –anche ingiusto, prendersela solamente con il politico mafioso, senza, al contempo, fare altrettanto con coloro che lo hanno votato e lo votano.

Le parole pronunciate dalla Dr. D’Elia durante la trasmissione della RAI “Ambiente Italia” in ordine alla presenza mafiosa in provincia di Latina sono sembrate irrituali in un contesto in cui fino al giorno della sua venuta quella presenza non è stata mai ammessa.

Anzi!!!

Fermiamoci qua.

Non è per fare dietrologia:

ma, forse, se altri lo avessero ammesso in passato e si fosse tentato di fare in tempo qualcosa, non si sarebbe giunti al punto in cui siamo arrivati.

Noi abbiamo la coscienza a posto.

Lo abbiamo denunciato, in molte occasioni e situazioni, abbiamo fornito piste investigative e ce ne dà atto la DDA di Napoli nell’ultima ordinanza di custodia cautelare emessa appena qualche settimana fa.

Non ci limitiamo a comportamenti improntati alla genericità.

Forniamo piste, non chiacchiere.

Chi ha senso civico e delle istituzioni, collabora con magistrati e forze dell’ordine, con le parti competenti e valide di esse. Chi le attacca o, comunque, non le aiuta, è altra cosa: è dalla parte delle mafie!

Noi questo pensiamo e facciamo.

“Odiati”, ovviamente, ”dalla classe politica locale”, come un giornale ha scritto.

E’ un nostro vanto!!!

Fosse solo quella politica ad odiarci, però, già sarebbe tanto!

L’assenza completa della classe politica pontina al convegno di Gaeta, svoltosi con la partecipazione di ben 3 magistrati di frontiera, è la prova più lampante del profondo degrado civile, politico ed istituzionale nel quale questa provincia vive.

Nemmeno il Sindaco e gli amministratori –tutti, da sinistra a destra- della città ospitante hanno avvertito il dovere morale, civile e politico di parteciparvi. O, comunque, di farsi rappresentare.

Grave, gravissimo.

Non per noi, per carità, che sappiamo e siamo avvezzi a questi comportamenti e sappiamo bene come stanno le cose su questo territorio.

Ma per quello che questo denota e per quello che potrebbe esserci dietro.

E il discorso non si esaurisce, credeteci, a Gaeta, dove si è consumato l’ultimo, in ordine di tempo, atto di indifferenza, non di ostilità, verso coloro che non solo parlano ma operano contro le mafie.

Contro le mafie, insistiamo, perché la mafia non è una, ma tante. E la mafia, senza l’apporto della politica, non esiste. Un’equazione come quella fra il mare ed i pesci.

Ecco perché noi diciamo, non con spirito critico ma, al contrario, di collaborazione con i magistrati perbene e con le forze dell’ordine, che se vogliamo colpire la mafia dobbiamo alzare lo sguardo alla politica ed ai suoi sottofondi, senza discriminare fra destra e sinistra.

Perché ci sono diversi modi di fare i mafiosi:

facendoli organicamente, anche concedendo licenze, concessioni edilizie, varianti urbanistiche e facendosi votare o facendoli eleggere nei vari consigli, oppure cercando di contrastare chi combatte contro la mafia..

Oggi c’è una campagna feroce contro Roberto Saviano che ha denunciato la mafia.

Contro di noi c’è una campagna di tentativi di delegittimazione che sta andando avanti da almeno cinque anni.

A Civitavecchia ci siamo visti costretti, cosa per noi irrituale, adire le vie giudiziarie per tutelare la nostra immagine di persone e di associazione oneste che non prendono un euro da nessuno, soggetto pubblico o privato. Una scelta che abbiamo fatto per salvaguardare la nostra autonomia da tutto e da tutti.

Chi possono esserne gli autori se non i mafiosi, coloro, cioè, che vengono colpiti dalle nostre azioni?

Torniamo alla Procura di Latina.

Oggi, finalmente, con la venuta a Latina della Dr. D’Elia come Procuratore aggiunto, si comincia a respirare aria nuova.

Non vogliamo denigrare chicchessia, perché noi, quando si parla male della Magistratura ed anche di singoli magistrati, non ci stiamo mai e non ci staremo mai.

E’ fisiologico che in ogni ambiente, anche in quelli più sani, ci sia sempre la mela marcia, com’è successo a Roma.

Ma l’istituzione è sana e nobile. Non altrettanto si può dire di altre, purtroppo.

Ma è visibile il fatto che sia finita l’epoca della disattenzione, dei dinieghi e, diciamola,… , delle fughe da Latina.

Non crediamo che magistrati bravi ed onesti come il Dr. Ciani o come il Dr. Miliano, senza voler togliere meriti ad altri, abbiano chiesto di andare via da Latina o, comunque, abbiano manifestato il proposito di andar via come nel caso del secondo, per un semplice capriccio.

E ci fermiamo qua, perché ora bisogna guardare in avanti e non indietro.

Si può operare bene –o, almeno, tentare di operare bene-solo con la consapevolezza che bisogna far rete fra i soggetti disposti seriamente e non solo a chiacchiere a lavorare, che-tanto per usare una terminologia evangelica- gli operai nella vigna sono pochi, anzi pochissimi, e che, soprattutto il tessuto sul /nel quale si opera non è solamente… omertoso… , ma ben altro…