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“La mafia è fra di noi, nelle istituzioni, nella politica, nella società”. Considerazione del nostro amico Arturo Gnesi, Sindaco di Pastena

Il 19 luglio si ricorda la tragica strage di via D’amelio avvenuta Palermo
nel luglio
del 1992 ad opera di una mafia che voleva condizionare e piegare lo Stato ai
suoi voleri.
Dopo l’uccisione del giudice Giovanni Falcone e della sua scorta la stessa
sorte è toccata a Paolo Borsellino assieme agli agenti che dovevano
proteggerlo
dalle insidie di una criminalità che non tollera chi non scende a
compromessi
con le sue regole.
Troppo approfondite erano diventate le conoscenze del giudice Borsellino e
le
sue inchieste ormai si erano arrampicate sui piani alti del palazzo dove i
frequentatori non sono i picciotti con la lupara ma i colletti bianchi che
stringono patti e allenze con i poteti per garantirsi, potere, affari e
impunità.
Infatti ancora oggi i misteri dei mandanti sulla strage di via D’amelio sono
molto fitti anche se si è proprensi a credere che tanti sianio stati i
depistaggi e autorevoli che alcune sentenze sono oggi completamnete rimesse
in
discussioni da nuove rivelazioni e inediti scenari.
Quello più inquietante e destabilizzante è la prospettiva di un periodo di
contatti avuti tra uomioni dello Stato e rappresentanti dell’onorata società
mafiosa che a suon di attentati e bombe cercava di condizionare la libertà
dei
cittadini e il futuro della democrazia dello Stato italiano.
E’ da questo intrigo che stanno venendo fuori indicazioni preziose perchè
ogni
amministratore abbia la possibilità li leggere con una mentalità nuova
quello
che accade all’interno della sua realtà locale.
La mafia non è mai stata un concetto astratto o un argomento didattico con
il
quale confrontarsi nei dibattiti pubblici, la mafia sta dentro le
Istituzioni,
vive accanto a noi, ne possiamo percepire la presenza a volte come una
turbante
percezione altre volte come una ingombrante fastidiosa e imbarazzante
presenza.
Se vogliamo ricordare degnamente i giudici ammazzati dalla mafia e tutti
quei
servitori dello Stato vittime della violenza cieca e mortale dobbiamo
smettere
di tirare fuori lagne e tiritere che alla fine attribuiscono sempre ad altri
laresponsabilità delle cose che accadono escludendo sempre e comunque la
nostra
attività politica.
La mafia è dentro le istituzioni, vive accanto a noi ci sfiora ogni giorno,
fa
sentire il suo alito che invade le nostre stanze, la mafia si è impossessata
di
pezzi di istituzioni che noi crediamo di governare in maniera legale e
trasparente senza accorgeerci che la mafia ha sottoscritto patti e fa affari
con persone cghe entrano ed escono dai nostri comuni. Noi dobbiamo cccaiare
la
mafia dalle istituzioni, dobbiamo parlar chiaro avere obiettivi precisi e
non
accettare intermecdiazioni e compromessi.
Se non comprendiamo quest’idea non potremmo nemmeno capire perchè è morto il
nostro concittadino Fedele Conti, capitano della guardia di finanza, se non
ci
rendiamo conto che la mafia sta nei palazzi che noi governiamo e non
facciamo
tutto il possible per troncare ogni rapporto con i suoi rappresentanti, la
morte del giudice Paolo Borsellino e degli yuomini della sua scorta sarà
stato
un inutile sacrificio, perchè tutto tornerà come prima e noi continueremo a
pinagerci addosso come dei poveri fessi che abbagliati dal perbenismo non
vedono più l’imbarbarimento e il degrado morale e civle delle nostre
Istituzioni. Fuori la mafia dai nostri comuni, perchè la mafia c’è siamop
noi
che non riousciamo ancora a vederla.
18 luglio 2011