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La mafia del pane nel Vibonese, quando a stabilire il prezzo era la ’ndrangheta

Nel 2017 Pasquale Mesiano avrebbe tentato di imporre ai fornai di venderlo ai supermercati a due euro e cinquanta al chilo, ma non tutti sottostavano al suo diktat. Ecco cosa emerge dalle carte dell’inchiesta Maestrale-Carthago

di Marco Cribari 11 maggio 2023

Due euro e cinquanta, non un centesimo in meno. C’è stato un tempo, non troppo lontano, in cui concetti come libero mercato, incontro fra domanda e offerta o sorveglianza dei prezzi, a Mileto e dintorni potevano sembrare espressioni vuote, almeno in tema di panificazione. Dagli atti dell’inchiesta “Maestrale-Carthago”, infatti, emerge come nel 2017 la ‘ndrangheta abbia tentato di stabilire il prezzo di vendita del pane in numerosi supermercati del centro vibonese.

Un racket che, per come ricostruito dagli investigatori, ha avuto in Pasquale Mesiano il protagonista indiscusso. L’uomo, infatti, è titolare di un’azienda che produce e rivende il pane e i suoi derivati. Rifornisce diversi market e, non a caso, è con due dei suoi clienti – Raffaele Corigliano e Antonino Fiorillo – che in quel periodo sarebbe andato in pressing sugli altri produttori della zona per costringerli a sottostare alla sua legge di mercato: due euro e cinquanta al chilo, per l’appunto. Non un centesimo di meno. L’obiettivo, va da sé, era quello di abbattere la concorrenza in modo tale da accrescere i guadagni delle proprie aziende e di quelle a lui contigue.

C’era poco di che discutere, l’alternativa da lui proposta ai malcapitati fornai, suoi concorrenti, era una soltanto: rinunciare alle forniture. Le intercettazioni raccolte durante le indagini immortalano anche questo aspetto. A un piccolo commerciante che protesta per quell’imposizione, Mesiano replica con poche ma sentite parole: «Mi dispiace, ma tu nella provincia di Vibo pane non ne porti più».

Al fornaio cosentino che ha appena cominciato a piazzare i suoi prodotti nei supermarket della zona al prezzo di un euro, riserva un ragionamento più articolato: «Per questa volta è andata così, ma la prossima volta quando portate il pane di mattina, portatelo a 2.50, perché a Mileto, a Vibo è così. Nella vostra provincia fate quello che volete».

I prezzi promozionali li vedeva con il fumo negli occhi, ma non tutti sottostavano ai suoi diktat. Sempre a un euro al chilo ammontava l’accordo di fornitura stipulato a metà dicembre del 2017 da un produttore locale con una grossa catena di market. In quel caso, Mesiano lo invia a trattare con gli amministratori del punto vendita, che però rispondono picche. A quel punto, cambia strategia: gli chiede di lasciare a mani vuote il supermarket “ribelle”, ma gli va male: il piccolo fornaio, infatti, decide di onorare ugualmente il contratto di fornitura. Per questi fatti, a lui e ai suoi presunti complici gli inquirenti contestano oggi i reati di illecita concorrenza tramite minacce o violenza, estorsione e tentata estorsione, tutte aggravate da metodo e finalità mafiose.

Fonte:https://www.lacnews24.it/cronaca/la-mafia-del-pane-nel-vibonese-quando-a-stabilire-il-prezzo-era-la–ndrangheta_171108/