Cerca

LA LOTTA ALLA MAFIA PER LA LEGALITÀ E LO SVILUPPO DELLA MIGLIORE ITALIA

Gli strumenti e le risorse per combattere le mafie non sono sufficienti. La legislazione italiana, che  pur è una delle più avanzate al mondo, ha bisogno di ulteriori misure sui fronti del racket, delle infiltrazioni negli appalti, del riciclaggio, dell’aggressione ai patrimoni dei boss. Si tratta di provvedimenti tanto semplici quanto efficaci che consentirebbero di mettere in ginocchio le organizzazioni criminali:

–        obbligo di denuncia per i soggetti economici che subiscono richieste estorsive. Un provvedimento già previsto nel nostro ordinamento, ma soltanto nel settore degli appalti pubblici. Si tratterebbe quindi di estenderlo anche nelle’economia privata. Oggi ci sono le condizioni per denunciare grazie alla presenza delle associazioni antiracket e all’intervento delle forze dell’ordine e delle istituzioni. Il racket è l’attività più rilevante messa in atto dalle organizzazioni criminali perché consente di reperire denaro facilmente e affermare il loro controllo e dominio del territorio;

–        ridurre il numero delle stazioni appaltanti e istituire un conto unico dedicato per le imprese che si aggiudicano gli appalti. Con il primo provvedimento sarà più semplice controllare la regolarità delle gare. Con il secondo si faciliterà il monitoraggio del flusso di denaro in entrata e uscita e il controllo della provenienza delle forniture e dei subappalti. Quest’ultimi, ad oggi, rappresentano l’anello debole della catena grazie al quale le imprese gestite dalla mafia riescono ad infiltrarsi negli appalti pubblici;

–        favorire il pagamento con denaro elettronico, imporre agli istituti bancari maggiore trasparenza, combattere i paradisi fiscali ed evitare scudi fiscali e condoni. Sono questi gli strumenti e gli ambiti di intervento per combattere il riciclaggio di denaro sporco. La tv e i media in generale ci hanno abituato a immaginare la mafia come un’organizzazione di persone rozze, incapaci di gestire grandi affari. Purtroppo non è così. Le mafie nel corso degli anni si sono evolute, cooptando al loro interno i cosiddetti colletti bianchi o instaurando rapporti organici e strutturali con settori importanti dell’economia e della politica;

–        agenzia per i beni confiscati. Una a livello nazionale e una per ogni provincia italiana. L’obiettivo è quello di semplificare le procedure e velocizzare i tempi per il riuso sociale dei beni confiscati. Non si può far passare il messaggio che lo Stato, al contrario delle mafie, non riesce a garantire la produttività dei beni, sia che si tratti di immobili che di aziende. Sarebbe una sconfitta culturale pericolosissima, oltre che economica. Proprio per questo la vendita dei beni confiscati rappresenta una scelta scellerata. Il riuso sociale è la migliore strada dell’antimafia, perché promuove nella società civile la cultura della legalità e dello sviluppo e sancisce la supremazia dello Stato sulle mafie;

–        inasprimento pene per i reati di mafia. Il rafforzamento del regime di carcere duro per i boss mafiosi non basta. L’applicazione del 41 bis deve essere più rigida e severa. In questo senso la riapertura delle carceri di Piano e l’Asinara è una strada da percorrere. I rischi ambientali paventati da chi si oppone alla riapertura dei due istituti di massima sicurezza sono infondati sia perché i detenuti potrebbero essere impegnati in lavori di cura e tutela del territorio, sia perché la presenza delle carceri preserverebbe queste due isole dal turismo selvaggio. Parallelamente è necessario aumentare le pene per tutti i reati di stampo mafioso e assicurare la certezza della pena;

Sono questi alcuni dei provvedimenti di cui avrebbe bisogno la nostra legislazione antimafia per poter riuscire a sconfiggere la criminalità organizzata nel nostro Paese. Purtroppo ognuna di queste richieste quando approda in Parlamento viene puntualmente bocciata dalla maggioranza. Una maggioranza pronta a sfruttare ogni occasione per accreditarsi agli occhi dell’opinione pubblica come il governo che ha fatto di più sul fronte del contrasto alla criminalità organizzata, ma che in Aula e nelle Commissioni fa di tutto per compromettere l’azione repressiva dello Stato. Si pensi alla legge sulle intercettazioni che limita l’utilizzo di questo strumento durante le indagini, oppure al drastico taglio delle risorse per la magistratura e le forze dell’ordine. Spesso sono i magistrati e gli agenti che si autotassano per comprare la carta o mettere la benzina nelle auto per proseguire le indagini. Le stesse persone con le quali la maggioranza si congratula nel giorno dell’arresto di un boss, il giorno dopo sono accusate di voler attaccare il governo quando indagano sulle collusioni politico-mafiose-affaristiche. Una schizofrenia di convenienza aggravata dai continui tentativi di approvare leggi ad personam che, nel solo ed esclusivo intento di risolvere i problemi giudiziari del Presidente del Consiglio, rischiano di dare il colpo di grazia alla giustizia italiana già in cattive condizioni.

La lotta alla mafia e il funzionamento della giustizia stanno alla base della civile convivenza. Il nostro Paese ha un grande bisogno di legalità per uno sviluppo sano. Bisogna liberare quelle straordinarie energie positive imbrigliate dall’illegalismo diffuso nella politica, nella pubblica, amministrazione, nell’economia e nella società per dare spazio alla migliore Italia.

Giuseppe Lumia

(Tratto da giuseppelumia.it)