La forza della ‘Ndrangheta, Gratteri: ”Mafia credibile a livello internazionale”
AMDuemila 30 Gennaio 2022
“La ‘Ndrangheta attraverso i locali, che è la struttura base, è presente in tutti e cinque continenti. E’ un marchio, un brand, che in qualsiasi parte del mondo si clona. Questa è la forza della ‘Ndrangheta. Ma soprattutto è il vincolo di sangue, cioè due o tre famiglie patriarcali formano un’organizzazione”, questo rende quasi impossibile che un ‘ndranghetista diventi un collaboratore di giustizia, “solo gli ’ndranghetisti di serie B o di serie C diventano dei collaboratori, stiamo ancora aspettando il grande capo mafia che si pente. In questo modo la ‘Ndrangheta continua a essere forte, granitica e credibile sul panorama internazionale”. Sono state queste le parole del procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri durante un’intervista a fivedabliu.it.
Ma come ha fatto la mafia calabrese a diventare quello che è oggi?
Dai sequestri al grande traffico di cocaina
Gratteri ha spiegato che “dopo la stagione dei sequestri di persona, quindi 1975 – 1989, dove ci sono stati al nord decine di sequestrati poi portati al sud, in Calabria e rilasciati dietro pagamento di un miliardo e mezzo di lire mediamente, a quel punto con quei soldi (oltre a comprare ruspe, camion ed escavatori per entrare nel mondo dell’edilizia e oltre a costruirsi la villa all’ingresso del paese)” la ‘Ndrangheta ha “incominciato a mandare broker in Sud America a comprare la cocaina al prezzo più basso” ossia a “mille euro al chilo” mentre “le altre mafie la comprano a 1.800 euro al chilo”.
Inoltre, ha detto, “negli anni 90 c’è stata una omologazione di gusti, usi e costumi nel mondo occidentale e quindi c’è stata anche una omologazione nel modo di drogarsi (l’80% dei tossicodipendenti sono diventati cocainomani) e mentre Cosa Nostra era impegnata con lo stragismo, la ‘Ndrangheta ha approfittato di queste condizioni favorevoli” e approfittando “di questo business. Ha mandato degli uomini a vivere stabilmente lì (in Sud America ndr) si sono sposati, hanno figli, hanno nipoti. Il loro compito è far arrivare tonnellate di cocaina in Europa, comprandola lì al prezzo più basso”. La ‘Ndrangheta, ha detto Gratteri, non si occupa più da decenni di spacciare al dettaglio la cocaina che arriva in Europa, “in strada la ‘Ndrangheta non c’è. Hanno subappaltato” l’attività di spaccio “ai nord africani e ai nigeriani che controllano le piazze nelle città”. “Non si occupa del traffico domestico – ha aggiunto – tipo che si prendono una donna o un uomo nelle favelas di Bogotà in Colombia e le si fa ingerire un chilo e mezzo di preservativi per portare un chilo e mezzo di cocaina in Europa. Quella è un traffico fai da te. La ‘Ndrangheta è nel traffico internazionale attraverso i container. E la ‘Ndrangheta – ha ribadito – ha tanti porti prediletti, in Europa principalmente abbiamo il porto di Gioia Tauro, di Amsterdam e di Rotterdam. Ma quando parliamo di porti nazionali, i porti che principalmente la ‘Ndrangheta utilizza sono Genova, Livorno, Civitavecchia, Salerno, Ancona, Venezia. Questo cosa vuol dire? Che oltre ad esserci qualche omino delle Forze dell’ordine corrotto, c’è anche un’organizzazione all’interno del porto che garantisce lo ‘sdoganamento’ dei container. Cioè che garantisce che ci sia una squadra all’interno del porto che apre il container, toglie la cocaina e richiude il container. Quindi qua parliamo di radicamento non di infiltrazione. Infiltrazione è uno che viene da fuori, entra, prende qualcosa e se ne va. Qui stiamo parlando di una struttura stabile, che in modo sistematico e ciclico compie delle operazioni, ha delle condotte attive al fine di garantire un’associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti. Nell’ordine di quintali e non nell’ordine di chili”.
I margini di guadagno sono da capogiro: “un chilo di cocaina in Colombia costa mille euro con un principio attivo del 98 – 99 percento. La cocaina arriva qua in Italia, si apre il pacco, si mette in un frullatore tipo bimby, si aggiungono cento grammi di mannite e da un chilo facciamo quattro chili di cocaina da strada, perché fino al 23 – 24 percento ha effetto stupefacente. Un grammo costa 50 euro quindi non esiste forma – lecita o illecita – più redditizia”, ha detto il magistrato.
Il rapporto con le AUC in Sud America
Il procuratore di Catanzaro per spiegare quanto la ‘Ndrangheta sia credibile ha ribadito che “è l’unica mafia che prende la cocaina in conto vendita, la prende e la paga dopo averla venduta. Cosa Nostra quando a provato ad averla in conto vendita, nel momento in cui non arrivavano i soldi da Palermo, un capo decina, che era lì in garanzia, lo stavano per uccidere” per cercare di salvarlo era “intervenuto un capo decina di Trapani, Mangiaracina, uno che faceva parte della cupola di Cosa Nostra, nemmeno quello è servito”. Alla fine “è intervenuto un broker della ‘Ndrangheta, Roberto Pannunzi, per salvargli la vita”, riuscendoci. “Questo da il senso dei rapporti di forza in Sud America”.
Anche il fatto che la ‘Ndrangheta paga la cocaina meno delle altre mafie è un fatto che dà il senso della credibilità di cui gode “nei confronti delle ‘Bacrim’, che sono organizzazioni criminali colombiane composte dai fuori usciti dalle AUC dopo la pacificazione avvenuta otto – nove anni fa”.
Quelle stesse AUC capitanate da “Salvatore Mancuso, che non è Mancuso di Limbadi in provincia di Vibo, ma un Mancuso originario di Sapri in provincia di Salerno, che dirigeva 20mila terroristi paramilitari di destra” capaci di far arrivare tonnellate di cocaina nella Spagna del nord attraverso “delle Lance, cioè delle barche di 18 – 20 metri di alluminio con motore Rolls Royce e con un serbatoio di benzina che gli garantiva l’attraversata dell’oceano”.
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