Quando noi parliamo di QUALITA’ delle Associazioni.
Non lo facciamo -ve lo diciamo con il cuore in mano – per presunzione, perché ci riteniamo i migliori e guardiamo gli altri dall’alto in basso.
Lo facciamo, con profondo spirito, invece, di umiltà e di servizio al bene collettivo, perché c’è un’urgente necessità di un clima di chiarezza nel mondo della cosiddetta antimafia sociale, una esigenza determinata da uno stato di confusione che rischia di mettere in forse il prestigio, la credibilità e la stessa efficacia del lavoro di coloro che effettivamente intendono la lotta contro le tante mafie che affliggono questo nostro infelice Paese come un servizio alla collettività.
Sono sorte e sorgono in continuazione e dovunque soggetti che si fregiano del titolo di associazioni antimafia, soggetti che, se vai a vedere sul piano pratico, producono zero e che, analizzando bene il loro operato, altro non fanno che arrecare un danno inimmaginabile all’intero panorama dell’antimafia sociale.
Soggetti che nascono per interessi politici di qualcuno a danno di tutti gli altri: o per fare business con i tanti finanziamenti da parte delle istituzioni per convenzioni, contratti di comodato di uso di beni confiscati alle mafie, progetti di formazione e di corsi di “cultura della legalità” nelle scuole; o per ambizioni personali di tizio o di caio, mania di protagonismo individuali ed altre cose del genere.
Si dice che anche i camorristi ed i loro figli si danno da fare nel formare associazioni antimafia per poter fruire di
agevolazioni, finanziamenti da parte dello Stato e, al contempo, tentare di coprirsi di quel velo di verginità e di pulizia tanto utile per accreditarsi nella società bene.
Un’antimafia che è diventata una babele e nella quale i linguaggi e gli obbiettivi sono diversi, spesso contrapposti al punto che ci si trova talvolta agli stessi tavoli ma con uno che rema verso est e l’altro verso ovest.
Con uno stato, già di per sè e storicamente un Giano bifronte, con un occhio verso i mafiosi ed un altro verso gli antimafiosi e che ha, quindi, tutto l’interesse a mantenere in vita una situazione del genere.
Ecco la “mafia dell’antimafia”, i “professionisti dell’antimafia”, tutto quell’ammasso fangoso e scivoloso che fa da tappo al libero fluire di un’autentica antimafia, in un guazzabuglio di manovre e contromanovre, di navigazione in apnea, che snaturano la vera antimafia e la riducono ad essere un fenomeno da baraccone i cui soggetti sono parolai, arrivisti, gente incompetente, lestofanti e, talvolta, anche mafiosi, con un gioco inimmaginabile di pupi e di pupari dietro le tende.
Quando un ‘Associazione storica e prestigiosa, qual’è la Caponnetto, il cui nome già di per sè è un biglietto da visita, parla di QUALITA’, di INCHIESTA, di DENUNCIA, lo fa, intanto, perché una vera antimafia si fa con l’INCHIESTA E CON LA DENUNCIA e non con il racconto della nonnina di cose di 30-50 anni fa, e, poi, per selezionare, scegliere il buono dal cattivo, la vera antimafia, quella che serve oggi, e far fare a questa, tutta intera, quel SALTO DI
QUALITA’ imposto dalle nuove realtà, dalla nuova immagine delle mafia e dalla consapevolezza della potenza e delle dimensioni delle nuove mafie.
Non si va a fare la guerra con la baionetta contro i carri armati ed i missili e non conoscendo nemmeno chi è il nemico, come veste e come è armato.
Fa ridere, per non dire piangere.
Carmine Schiavone ci diceva nei giorni scorsi che pagava mezzo miliardo di lire al mese per corrompere magistrati, uomini dello stato in divisa ed in borghese e stiamo parlando solamente dei Casalesi, senza considerare le centinaia, le migliaia di altri clan, ndrine, famiglie che popolano il paese.
Sarebbe errato sospettare che anche a soggetti della cosiddetta “antimafia”potrebbe essere arrivato qualche soldino di quelli?
E chi mi garantisce che fra coloro, in divisa o in borghese, che per ragioni della nostra attività incontriamo quasi quotidianamente, non potrebbe esserci qualcuno che è iscritto a libro paga delle mafie?
E chi mi garantisce che anche nelle cosiddette associazioni “antimafia”, a cominciare dalla nostra che pur è una delle più “schermate” per l’estremo rigore con il quale in continuazione selezioniamo le persone, non potrebbe nascondersi qualche infiltrato legato alla camorra?
In una nota scritta da noi ieri e dal titolo ” CHE SCHIFO…!!! denunciavamo i silenzi assordanti di tutto il fronte della
cosiddetta “antimafia “, fatta qualche rarissima e personale eccezione, di fronte al linciaggio che quotidianamente viene fatto ai danni del Giudice Antonio Esposito, nostro Presidente onorario, da certa stampa di destra solo perché egli è il Presidente del Collegio della Cassazione che ha condannato Berlusconi.
A parte il senso di schifo che determinano nelle coscienze e nelle intelligenze pulite questi comportamenti vili e pilateschi, questi non denotano anche una torbidità di pensieri e di azioni che dovrebbe far riflettere tutti i cittadini pensanti ed onesti???