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La Dda «in missione» da Cutolo per verificare le parole di Scotti

 La Dda «in missione» da Cutolo per verificare le parole di Scotti

Il Mattino, Giovedì 3 Novembre 2016

La Dda «in missione» da Cutolo per verificare le parole di Scotti

di Leandro Del Gaudio
Sono andati ad interrogarlo, lo hanno ascoltato come potenziale testimone nell’ambito di un’inchiesta che ha un doppio movente: acquisire eventuali informazioni sul sequestro Cirillo, in relazione a una possibile trattativa con pezzi (deviati) delle istituzioni per la liberazione dell’allora assessore regionale; e verificare l’attendibilità (e la buona fede) di Pasquale Scotti, per anni ai vertici della Nco prima di una lunga latitanza in Brasile, dell’arresto e della recente svolta collaborativa.

Eccolo il retroscena dell’interrogatorio di Raffaele Cutolo, l’ex fondatore della Nco, da 45 anni interrotti al carcere duro. Detenuto in isolamento nel carcere di Parma, Cutolo è stato ascoltato dal pm anticamorra Ida Teresi, magistrato in forza al pool guidato dall’aggiunto Giuseppe Borrelli, che sta coordinando le indagini sul caso Scotti e sui fascicoli che potrebbero essere aperti sulla scorta delle sue dichiarazioni. Un paio di ore, un confronto con i pm napoletani ai quali il «professore» di Ottaviano non si è sottratto, raccontando una verità – la sua – che è già entrata in questi anni (ma anche di recente) nei fascicoli di alcune commissioni parlamentari di inchiesta.

In sintesi, Cutolo potrebbe aver confermato i contatti tra pezzi dello Stato (probabilmente soggetti legati ai Servizi), le visite ricevute in cella per fare in modo che venisse liberato Ciro Cirillo, da mesi nella morsa delle brigate rosse. Come è noto, dietro il pagamento di un riscatto, il politico regionale venne effettivamente rilasciato e riconsegnato alla famiglia. Insomma, Cutolo potrebbe aver confermato l’esistenza della «trattativa». Era il 27 aprile del 1981, quando l’allora assessore all’urbanistica con delega alla ricostruzione post terremoto venne rapito, al termine di un agguato brigatista nel quale persero la vita il poliziotto Luigi Carbone e l’autista Mario Cancelli (rimase ferito Ciro Fiorillo, segretario dell’assessore). Una trama per molti versi oscura, una pagina torbida della storia regionale e nazionale, che avrebbe visto in campo pezzi della Dc, ma anche apparati deviati dello Stato.

Cutolo – in sintesi – sarebbe stato contattato per la sua forte influenza all’interno delle carceri italiane e per spingere le Br a rilasciare Cirillo. Fu una trattativa? E organizzata da chi? Domande che sono state rivolte a Cutolo, che non può aver fatto altro che confermare contatti e intrusioni da parte di gente con il tesserino dei servizi segreti. Ma perché andare a rispolverare la storia del sequestro Cirillo? Sul tavolo – come appare fin troppo evidente – c’è la valutazione di Pasquale Scotti. Trentuno anni di latitanza in Brasile, una vita sotto falso nome nei panni di imprenditore, una recente storia di collaborazione con la giustizia. Materiale top secret, massimo riserbo da parte degli investigatori ma, a voler studiare le mosse degli inqurienti, sembra che la mission emiliana della Dda dipenda da una esigenza di verifica.

Se è vero che Scotti sa poco o nulla del sequestro Cirillo, è anche vero che l’unico modo per verificarlo è andare a trovare il suo ex dominus. E anche in questo caso, lo stesso Cutolo difficilmente avrà chiamato in causa Scotti, anche alla luce del fatto che all’epoca, il giovanissimo killer della Nco era impegnato soprattutto in azioni e strategie di natura militare. Restano ovviamente in piedi altri filoni di indagine che riguardano dichiarazioni di Scotti su fatti e personaggi più recenti. E non è un caso che le uniche dichiarazioni al momento note a firma di Scotti riguardano vicende legate al racket del caro estinto, vale a dire a una sorta di guerra nell’area a nord di Napoli nella quale anche Scotti (prima di entrare nella Nco) pare abbia preso parte, consumando il suo primo delitto.

Pagine di verbali zeppe di omissis che sono state depositate dinanzi alla terza sezione penale del Tribunale di Napoli, dove è in corso un processo a carico del presunto clan Moccia, proprio a proposito di racket del caro estinto. E restano in piedi anche altri filoni di indagine, decisamente più recenti, che potrebbero avvalersi del contributo dell’uomo che – per oltre trent’anni – ha vissuto nei panni di Francisco de Castro Visconti: parliamo ovviamente di soldi sporchi, di imprenditori apparentemente puliti, di investimenti in Sudamerica, dei circuiti del riciclaggio internazionale. Nulla di paragonabile alla notte della Repubblica.
la liberazione dell’allora assessore regionale; e verificare l’attendibilità (e la buona fede) di Pasquale Scotti, per anni ai vertici della Nco prima di una lunga latitanza in Brasile, dell’arresto e della recente svolta collaborativa.

Eccolo il retroscena dell’interrogatorio di Raffaele Cutolo, l’ex fondatore della Nco, da 45 anni interrotti al carcere duro. Detenuto in isolamento nel carcere di Parma, Cutolo è stato ascoltato dal pm anticamorra Ida Teresi, magistrato in forza al pool guidato dall’aggiunto Giuseppe Borrelli, che sta coordinando le indagini sul caso Scotti e sui fascicoli che potrebbero essere aperti sulla scorta delle sue dichiarazioni. Un paio di ore, un confronto con i pm napoletani ai quali il «professore» di Ottaviano non si è sottratto, raccontando una verità – la sua – che è già entrata in questi annui (ma anche di recente) nei fascicoli di alcune commissioni parlamentari di inchiesta.

In sintesi, Cutolo potrebbe aver confermato i contatti tra pezzi dello Stato (probabilmente soggetti legati ai Servizi), le visite ricevute in cella per fare in modo che venisse liberato Ciro Cirillo, da mesi nella morsa delle brigate rosse. Come è noto, dietro il pagamento di un riscatto, il politico regionale venne effettivamente rilasciato e riconsegnato alla famiglia. Insomma, Cutolo potrebbe aver confermato l’esistenza della «trattativa». Era il 27 aprile del 1981, quando l’allora assessore all’urbanistica con delega alla ricostruzione post terremoto venne rapito, al termine di un agguato brigatista nel quale persero la vita il poliziotto Luigi Carbone e l’autista Mario Cancelli (rimase ferito Ciro Fiorillo, segretario dell’assessore). Una trama per molti versi oscura, una pagina torbida della storia regionale e nazionale, che avrebbe visto in campo pezzi della Dc, ma anche apparati deviati dello Stato.

Cutolo – in sintesi – sarebbe stato contattato per la sua forte influenza all’interno delle carceri italiane e per spingere le Br a rilasciare Cirillo. Fu una trattativa? E organizzata da chi? Domande che sono state rivolte a Cutolo, che non può aver fatto altro che confermare contatti e intrusioni da parte di gente con il tesserino dei servizi segreti. Ma perché andare a rispolverare la storia del sequestro Cirillo? Sul tavolo – come appare fin troppo evidente – c’è la valutazione di Pasquale Scotti. Trentuno anni di latitanza in Brasile, una vita sotto falso nome nei panni di imprenditore, una recente storia di collaborazione con la giustizia. Materiale top secret, massimo riserbo da parte degli investigatori ma, a voler studiare le mosse degli inqurienti, sembra che la mission emiliana della Dda dipenda da una esigenza di verifica.

Se è vero che Scotti sa poco o nulla del sequestro Cirillo, è anche vero che l’unico modo per verificarlo è andare a trovare il suo ex dominus. E anche in questo caso, lo stesso Cutolo difficilmente avrà chiamato in causa Scotti, anche alla luce del fatto che all’epoca, il giovanissimo killer della Nco era impegnato soprattutto in azioni e strategie di natura militare. Restano ovviamente in piedi altri filoni di indagine che riguardano dichiarazioni di Scotti su fatti e personaggi più recenti. E non è un caso che le uniche dichiarazioni al momento note a firma di Scotti riguardano vicende legate al racket del caro estinto, vale a dire a una sorta di guerra nell’area a nord di Napoli nella quale anche Scotti (prima di entrare nella Nco) pare abbia preso parte, consumando il suo primo delitto.

Pagine di verbali zeppe di omissis che sono state depositate dinanzi alla terza sezione penale del Tribunale di Napoli, dove è in corso un processo a carico del presunto clan Moccia, proprio a proposito di racket del caro estinto. E restano in piedi anche altri filoni di indagine, decisamente più recenti, che potrebbero avvalersi del contributo dell’uomo che – per oltre trent’anni – ha vissuto nei panni di Francisco de Castro Visconti: parliamo ovviamente di soldi sporchi, di imprenditori apparentemente puliti, di investimenti in Sudamerica, dei circuiti del riciclaggio internazionale. Nulla di paragonabile alla notte della Repubblica.