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.La Dda esegue sei arresti: il covo di un latitante era tra Aprilia e Pomezia.L’area pontina infestata da mafiosi e camorristi

La Dda esegue sei arresti: il covo di un latitante era tra Aprilia e Pomezia

Venerdì 04 novembre 2016

I carabinieri del comando provinciale di  Roma stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere,  emessa dal gip del Tribunale di Roma, su richiesta della locale Procura della Repubblica – Dda, nei confronti di sei persone, ritenute responsabili a vario titolo dei reati di tentata estorsione ed estorsione, aggravati dal metodo mafioso, procurata inosservanza di pena e possesso di documenti di identificazione falsi.

Dalle indagini svolte dal Nucleo Investigativo dei carabinieri di Roma è emerso, inoltre, che uno degli arrestati, di origini catanesi, era  latitante e, utilizzando documenti contraffatti e avvantaggiandosi dell’appoggio logistico di conterranei, aveva stabilito il suo covo nell’area laziale compresa tra Aprilia e Pomezia. L’indagine è stata avviata dal Nucleo Investigativo  carabinieri di via In Selci, a seguito della denuncia presentata il 14 luglio scorso da un imprenditore romano, operante nel settore del noleggio di autoveicoli a medio e lungo termine, nei confronti di un  pregiudicato di origini catanesi, stabilitosi ormai da decenni con la  propria famiglia nel litorale Sud della capitale.

Secondo quanto riferito dalla vittima, il catanese, insieme con la sua convivente romana, di professione agente immobiliare, e ad altri siciliani, facendo ricorso a minacce e violenze, aveva tentato in quattro distinte occasioni, tra il 10 e il 14 luglio 2016, di  estorcergli circa 50.000 euro, riuscendo infine, il 14 luglio, a farsi consegnare 2.000 euro. Le indagini, sviluppate anche con l’ausilio di  intercettazioni telefoniche e ambientali, hanno consentito di ricostruire in maniera compiuta l’intera vicenda, riuscendo a identificare tutti i partecipanti agli episodi delittuosi descritti  dalla vittima.

In particolare i carabinieri hanno appurato che il pregiudicato di origine catanese, fingendosene legittimo proprietario, nel giugno 2016 aveva ceduto tre autovetture del valore complessivo di circa 60.000 euro al citato imprenditore, che operava nel settore del noleggio di autoveicoli. Dopo aver ricevuto circa 30.000 euro a titolo di anticipo del prezzo complessivo concordato per l’alienazione dei tre veicoli, da saldarsi all’atto del formale passaggio di proprietà, il  pregiudicato catanese aveva preteso la restituzione delle tre vetture o, in alternativa, la dazione di ulteriori 50mila euro da parte della vittima.

Al fine di vincere le resistenze della vittima, il pregiudicato catanese, la sua convivente e altre quattro persone di  origine siciliana, tra il 10 e il 14 luglio, avevano minacciato di morte e malmenato l’imprenditore, e, al fine di incutergli maggiore  timore, lo avevano anche informato di essere appartenenti a un’organizzazione mafiosa attiva nella provincia di Catania. Il 14  luglio 2016, a seguito di reiterate minacce, avevano costretto la vittima a firmare un assegno del valore di 2000 euro, incassato nei  giorni successivi.

I carabinieri precisano che, nel pomeriggio del 18 luglio 2016, due dei sei estorsori, destinatari dell’attuale misura cautelare, erano stati arrestati in flagranza di reato per aver percosso l’imprenditore e per averlo rapinato della somma contante di 1.600 euro, fatti avvenuti presso l’attività commerciale della vittima, nei pressi della stazione ferroviaria Roma-Tiburtina.

Nel corso dell’attività è stato inoltre riscontrato che due dei  soggetti catanesi, resisi responsabili delle condotte estorsive  denunciate dalla vittima e arrestati oggi dai carabinieri, risultano effettivamente appartenenti alla famiglia di mafiosi catanesi  denominata Mazzei-Carcagnusi, legati alla più nota famiglia di Cosa Nostra catanese dei Santapaola. Uno di loro, infatti, annovera condanne definitive per omicidio e associazione di tipo mafioso.

L’altro, invece, figlio di un ergastolano condannato per omicidio e associazione mafiosa, si era reso irreperibile dallo scorso mese di marzo scorso a seguito di una condanna definitiva a otto anni di reclusione per rapina aggravata e porto abusivo di armi. Le  attività investigative hanno permesso di stabilire che costui, sebbene latitante, aveva partecipato agli episodi estorsivi contribuendo, insieme con gli altri correi, a intimidire la vittima.

Lo scorso 8 agosto, individuato nell’ambito delle attività in corso, i carabinieri di via In Selci lo avevano fatto arrestare dai colleghi di Catania mentre si trovava all’interno di un centro commerciale con la moglie per compiere acquisiti, durante una trasferta in terra etnea.

Dalle indagini svolte dal Nucleo Investigativo di Roma è emerso, altresì, che il latitante, utilizzando documenti contraffatti e  avvantaggiandosi dell’appoggio logistico del conterraneo artefice della vicenda estorsiva, aveva ormai stabilito il suo covo nell’area laziale compresa tra Aprilia e Pomezia.

[AdnKronos]

fonte:www.h24notizie.com