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La Dda di Milano:”La svizzera continua ad essere utilizzata come cassa deposito della ’ndrangheta”

La Stampa, 13 GIUGNO 2019

La Dda di Milano:”La svizzera continua ad essere utilizzata come cassa deposito della ’ndrangheta”

Il capo della Divisione, Alessandra Dolci: «Dopo la caduta del segreto bancario i capitali hanno trovato rifugio nelle cassette di sicurezza delle fiduciarie, soprattutto a Lugano»

Marco Marelli

«Non parlo di soldi all’estero, se qualcuno ce li ha portati sono affari suoi. Ma mi dicono che ci sono centinaia di miliardi in cassette di sicurezza, fermi». E’ quanto affermato da Matteo Salvini l’altra sera nella trasmissione di Porta a Porta, a proposito di «soldi tenuti sotto il materasso», per cui «soldi sostanzialmente nascosti» e quindi da tassare.

Salvini però sbaglia quando sostiene che sarebbero affari degli italiani i denari portati all’estero, in quanto si tratta di soldi frutto di reati. E non solo di evasione fiscale, ma anche di traffici illeciti controllati dalla criminalità organizzata. Una montagna di soldi che a Lugano sono passati dalle cassette di sicurezza delle banche a quelle delle società fiduciarie, che nella città elvetica sono oltre 1500. In pratica una ogni 45 abitanti, neonati e centenari compresi.

Una crescita vertiginosa dovuta al fatto che in Svizzera da pochi anni è caduto il segreto bancario: gli istituti di credito hanno chiesto ai loro clienti italiani di dimostrare la licita provenienza dei soldi, cosa che però in pochi sono stati in grado di fare. Ragion per cui c’è stato un fuggi fuggi di capitali.

Commenta Paolo Bernasconi, avvocato ticinese, ex procuratore del Canton Ticino, padre della legge svizzera sul riciclaggio dei soldi sporchi: «Una cosa è certa: nelle banche svizzere non è rimasto nulla di non dichiarato». La conferma arriva da una voce autorevole, quella di Alessandra Dolci, procuratore aggiunto capo della Direzione distrettuale antimafia di Milano: «Le banche svizzere si dimostrano sempre più collaborative. Nonostante ciò il Canton Ticino continua a essere la cassa deposito della ’ndrangheta. I capitali non sono solo quelli degli evasori, ma anche quelli della criminalità organizzata, e hanno trovato rifugio nelle cassette di sicurezza. Soprattutto a Lugano, come emerge da alcune inchieste sulle quali ovviamente non posso fornire elementi in quanto ancora in corso».

Stando ad alcune stime, a seguito della caduta del segreto bancario in Svizzera sono scomparsi tra i 92 e i 126 miliardi di euro. Oltre la metà sarebbero nascosti nelle cassette di sicurezza dei caveau delle fiduciarie ticinesi, che a differenza delle banche sfuggono a qualsiasi controllo. La stima deriva da una ricerca della Banca d’Italia sul 2013, anno in cui gli analisti della banca centrale nazionale stimavano le “pre-voluntary disclosure” – ovvero le sanatorie volontarie con il fisco sui capitali non dichiarati depositati in Svizzera – tra i 137 e 171 miliardi di euro (da 199 a 248 miliardi complessivi all’estero).

Attraverso le due edizioni della sanatoria volontaria, dalla Svizzera sono rientrati complessivamente 45,2 miliardi di euro (41,4 miliardi nel 2015 e 3,4 miliardi un paio d’anni fa). Ecco quindi che all’appello mancherebbero dai 92 ai 126 miliardi di euro. E gran parte di questa montagna di soldi – quelli che non sembrano interessare a Salvini – sono al sicuro nelle cassette di sicurezza delle fiduciarie di Lugano.