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La “copiata” di ‘ndrangheta a casa di La Forgia e la “guerra” in carcere sedata dal boss

La “copiata” di ‘ndrangheta a casa di La Forgia e la “guerra” in carcere sedata dal boss

Le intercettazioni nel penitenziario tra Andrea La Forgia e i familiari. Dalla paura di essere considerato un “traditore” allo scontro con Mario Cimino, fino al tentato omicidio del 2019

Pubblicato il: 23/02/2021 – 17:09

di Giorgio Curcio

CROTONE Un foglietto in formato A4 con su scritto nominativi, gradi di ‘ndrangheta ed incarichi. Una vera e propria “copiata”, scovata dai carabinieri il 2 dicembre 2016 a Crotone, nell’abitazione di Andrea La Forgia, nel corso una perquisizione. È uno dei dettagli più importanti emersi tra le carte dell’inchiesta “Orso”, coordinata dalla Procura della Repubblica di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri, e che questa mattina ha portato all’arresto di 12 persone (9 in carcere e tre ai domiciliari). 

La “copiata” di ‘ndrangheta

Per ciascun grado (Picciotto, Camorrista, Sgarro, Santa e Vangelo) è riportato un elenco con una serie di nominativi, con affianco anche l’incarico ricoperto da ciascun soggetto all’interno del sodalizio. Per gli inquirenti non c’è nessun dubbio sulla natura di “copiata” del foglio ritrovato, in quanto «formata dagli elementi per il conferimento dei gradi della “Società minore” e della “Società maggiore”, in cui si suddivide la notoria gerarchia ‘ndranghetista». Tra i nomi riportati nella “copiata”, spiccano in particolare quelli di Giuseppe Spagnolo alias “Giuseppe Bandito”, Salvatore Morrone, Salvatore Giglio e Domenico Megna alias “Mico Megna”, tutti già condannati per associazione a delinquere di stampo mafioso. In quella circostanza Andrea La Forgia è stato poi arrestato perché nella sua abitazione i militari hanno trovato «una significativa quantità di cocaina» e hanno individuato anche un «tavolo utilizzato per il confezionamento di sostanza stupefacente, due cassette metalliche con all’interno cinque “pietre” di cocaina per un peso complessivo di circa 300 grammi e 81 grammi di anfetamina, oltre a diverse armi».  

«Lo avevo buttato io! Ti giuro lo avevo buttato!»

Le intercettazioni captate dagli inquirenti nel corso dei colloqui avvenuti nel carcere di Crotone tra i fratelli Andrea e Massimiliano La Forgia, entrambi finiti in carcere in seguito al blitz di oggi, hanno permesso una ricostruzione del contesto della criminalità organizzata che coinvolgeva anche Gianluca La Forgia, anche lui finito in carcere, e l’attività di narcotraffico coordinata e diretta dall’interno della Casa Circondariale dagli stessi La Forgia. Ma hanno permesso anche di ricostruire quanto è avvenuto all’indomani del ritrovamento della “copiata”, tra la paura di Andrea La Forgia di essere considerato “un traditore” e il risentimento di alcuni esponenti della famiglia. Già nei primissimi colloqui intercettati dopo l’arresto, i La Forgia e anche compagna di Andrea, Palmina Laudari, anche lei arrestato nel blitz di oggi e finita ai domiciliari, rivelano particolari relativi ai possibili reati commessi. È in particolare Andrea La Forgia a manifestare una certa preoccupazione per il ritrovamento della “copiata” e per le eventuali reazioni all’esterno. «Che hanno detto del foglio?» chiede alla compagna che gli risponde: «Non so niente!». «Lo avevo buttato io! Ti giuro lo avevo buttato uno!» incalza ancora La Forgia con la compagna che lo invita al silenzio: «Non parlare!».«Me lo hanno trovato, quello è stato un errore mio, chiedo scusa alle persone. Non fa niente!». È ancora Andrea La Forgia a scusarsi dell’errore commesso e relativo al ritrovamento della “copiata” nella sua abitazione, parlando con il fratello Gianluca il 9 dicembre successivo, una settimana dopo l’arresto, rivelando dunque l’autenticità del manoscritto e l’effettiva natura di “copiata”. 

La “guerra” con Mario Cimino

«Qua c’è una guerra, c’è una guerra!». Lo stesso 9 dicembre, durante il colloquio con i figli minori e la compagna Palmina Laudari, Andrea La Forgia le chiede di “avvertire” un certo Ferdinando in merito all’insorgere di una “guerra” all’interno del carcere. Lo scontro – così come ricostruito dagli inquirenti – era con un tale Mario (Cimino ndr), anche lui detenuto nel carcere di Crotone e che avrebbe accusato La Forgia di aver cambiato fazione. Cimino, come ha specificato lo stesso La Forgia nel dialogo con la compagna, aveva «manifestato l’intenzione di “cresimare” all’interno del Carcere il fratello Massimo, ma che aveva mutato tale proposito dopo l’arrivo di Andrea La Forgia, considerato un traditore, per il rinvenimento della “copiata”».  Secondo la ricostruzione degli inquirenti, effettuata sulla base delle intercettazioni ambientali, Andrea La Forgia riferisce al fratello Gianluca nel corso del colloquio che Cimino si «vantava di ricoprire una posizione di assoluto vertice nel panorama criminale crotonese». Quest’ultimo lo tranquillizza, dicendogli che avrebbe riferito tutto ad una “terza persona”. Il riferimento è a Ferdinando La Forgia, cugino di Andrea e coinvolto nell’attività di narcotraffico presso il quartiere “Fondo Gesù” di Crotone portata avanti dall’omonimo gruppo, finito anche lui in carcere nel corso della operazione di oggi. Toccherà a lui, infatti, tentare di mediare coinvolgendo lo “zio Mico”. 


L’intervento di zio Mico Megna

A sedare la “guerra” interna al carcere ci pensa, infatti, un elemento di vertice della ‘ndrangheta crotonese ovvero Domenico Megna, noto appunto come “zio Mico”, capo della cosca omonima di Papanice, scarcerato nel gennaio del 2014 dopo una detenzione quasi ventennale, presente nel grado di “sgarro” nella “copiata” rinvenuta a casa dello stesso La Forgia. È in un colloquio in carcere tra Andrea La Forgia, la compagna, i figli e Gianluca La Forgia, che Andrea dice di «aver chiarito con Cimino», spiegando che la sua collera era legata ad alcuni dissapori con Ferdinando La Forgia per motivi di denaro, spiegando inoltre che sarebbe stato un terzo soggetto ad intromettersi, ovvero Mico Megna, poiché «entrambi – La Forgia e Cimino – dovevano rispondere, alla fine, allo stesso capo, come fossero due “fraticeddi” dello stesso “padre”».  Gianluca La Forgia, in un colloquio del 24 dicembre 2016, riferirà al fratello di esseri recato  al «bar dal “vecchio”» il quale aveva già manifestato tutto il suo disappunto nei confronti del fratello Andrea per il ritrovamento della “copiata”. «Mi ha detto “figghicè io conosco a te!” mi ha detto!! Però mi ha detto “a me questa cosa non mi è stata bene” che gli hanno trovato il foglio, che gli hanno trovato il foglio!». Gianluca La Forgia racconta allora di essersi preso la responsabilità per la condotta del fratello Andrea, placando  almeno in apparenza il risentimento del “vecchio”. «Gli ho detto me la prendo io la responsabilità!! Me la prendo io!! Mia ha detto “va bene va bene! A posto chiuso il discorso!”».  Una “pace” quella sancita da “Zio Mico” Megna destinata a dure poco perché le tensioni aumenteranno talmente tanto che i La Forgia cercheranno di uccidere Mario Cimino nel gennaio 2019, con un agguato avvenuto in pieno centro a Crotone, sparando tra la folla. (redazione@corrierecal.it)

 

fonte:https://www.corrieredellacalabria.it