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La contesa Saviano-De Magistris.Chi ha ragione ? Chi ha torto? Perché non si incontrano e si confrontano alla presenza,però,della parte viva ed illuminata della città che deve poter dire la sua ?

NAPOLI TRA SAVIANO E I POLITICI COMPRESO DE MAGISTRIS

9 gennaio 2017

attualità

(Giuseppe PACE). Tra lo scrittore, di fama internazionale, R. Saviano, e i politici, che guidano la città metropolitana di Napoli e la regione Campania, quasi mai vi sono identità di vedute della realtà locale. Il primo la vede nuda e cruda- come la rappresenta il film Gomorra- i secondi la edulcorano con la demagogia populista dei capipopolo alla Masaniello: tanto cara, in particolare, ad una certa borghesia parassitaria meridionale, che non vede nemmeno la scelta dei suoi parenti che vanno ad operarsi negli ospedali del settentrione perché diffidono dei propri per malasanità diffusa. Saviano non è ben visto da De Luca, De Magistris e nemmeno dal milanese Berlusconi, tutti politici delle ultime generazioni figliastre delle ideologie di sinistra e di destra. Tra Saviano e De Magistris si è aperta una polemica subito dopo l’uccisione di bambini a Napoli dalla camorra, condannata anche dal Cardinale dal pulpito della cattedrale napoletana. Saviano, da poco, ha dato alle stampe “La Paranza dei bambini”, che anticipa e non posticipa il fatto realmente avvenuto a Napoli. Berlusconi condannava, come De Magistris, lo scrittore Saviano di speculare sulla pelle dei napoletani. Invece tutto il mondo dà valore a quello che scrive R. Saviano e non a quello che dicono di male i politici del valente scrittore, costretto a stare nascosto, ai più, per non essere ucciso. Quando Saviano invitò i campani a non andare a votare, scandalizzò De Luca, ora accusato di aver usato il voto di scambio, mentre allora andava a prendere i voti dai suoi potentati feudi elettorali come a Piedimonte Matese, dove Sindaco ed assessori sono stati gravemente accusati di tangentopoli. Il premio Nobel Roberto Saviano, non ha peli sulla lingua né è affetto dal male del meridionalismo piagnone, tipico, invece, della gran parte degli scrittori, figli della borghesia non operosa, e dei politici meridionalisti piagnoni delle ultime generazioni. I meridionalisti piagnoni inneggiano ad un presunto primato culturale del Sud nonché additano ai settentrionali le carenze e i ritardi economici meridionali, che hanno cittadini con un Pil pari a meno del 60% di quello dei cittadini delle regioni settentrionali. Non è nuova dunque la divergenza di opinioni e la conseguente polemica fra lo scrittore R. Saviano e il sindaco di Napoli Luigi de Magistris. Ma dopo le ultime prese di posizione di Saviano (che risponde definendo de Magistris un “populista“) che nel commentare il ferimento di una bambina in una sparatoria ha parlato di una città in cui non c’è cambiamento, l’affondo dell’ex pm è durissimo, con toni mai usati prima. Il primo cittadino partenopeo afferma che “Saviano si arricchisce sulla pelle della città, e per questo non potrà mai ammettere che a Napoli le cose stanno cambiando”. “Mi occupo di mafie, criminalità organizzata e corruzione da circa 25 anni, inizialmente come pubblico ministero in prima linea, oggi da sindaco di Napoli. Ed ho pagato prezzi alti, altissimi”, premette de Magistris, che prosegue: “Non faccio più il magistrato per aver contrastato mafie e corruzioni fino ai vertici dello Stato. Non ti ho visto al nostro fianco. Caro Saviano, ogni volta che a Napoli succede un fatto di cronaca nera, più o meno grave, arriva, come un orologio, il tuo verbo, il tuo pensiero, la tua invettiva: a Napoli nulla cambia, sempre inferno e nulla più, più si spara, più cresce la tua impresa. Opinioni legittime, ma non posso credere che il tuo successo cresca con gli spari della camorra. Se utilizzassi le tue categorie mentali dovrei pensare che tu auspichi l’invincibilità della camorra per non perdere il ruolo che ti hanno e ti sei costruito. E probabilmente non accumulare tanti denari”. Ancora una volta l’invidia dei politici verso le vendite editoriali dello scrittore R. Saviano. Il Sindaco De Magistris però ammette che “a Napoli i problemi sono ancora tanti, nonostante i numerosi risultati raggiunti senza soldi e contro il sistema, ma non è possibile che Saviano non si sia reso conto di quanto sia cambiata Napoli” e che lo scrittore sia “ignorante” per “mancata conoscenza dei fatti. Saviano – scrive de Magistris – non puoi non sapere. Non è credibile che tu non abbia avuto contezza del cambiamento. La verità è che non vuoi raccontarlo – prosegue il sindaco – Saviano è in malafede? E’ un avversario politico? Non ci credo, non ci voglio credere, non ne vedrei un motivo plausibile. Ed allora, caro Saviano, vuoi vedere che sei nulla di più che un personaggio divenuto suscettibile di valutazione economica e commerciale? Un brand che tira se tira una certa narrazione”. Saviano, nonostante la giovane età, ha saputo interpretare i mali di Napoli, che da troppo tempo vengono ignorati, soprattutto dai politici che si fanno eleggere, spesso, anche dai voti della malavita organizzata. E se Napoli e i napoletani “cambiano la storia, la pseudo-storia di Saviano perde di valore economico. Vuoi vedere, caro Saviano, che ti stai costruendo un impero sulla pelle di Napoli e dei napoletani? Stai facendo ricchezza sulle nostre fatiche, sulle nostre sofferenze, sulle nostre lotte. Che tristezza. Non voglio crederci. Voglio ancora pensare che, in fondo, non conosci Napoli, forse non l’hai mai conosciuta, mi sembra evidente che non la ami. La giudichi, la detesti tanto, ma davvero non la conosci. Un intellettuale vero ed onesto conosce, apprende, studia, prima di parlare e di scrivere. Ed allora, caro Saviano, vivila una volta per tutte Napoli, non avere paura”. “Più racconti che la camorra è invincibile e che Napoli senza speranza e più hai successo e acquisisci ricchezza. Caro Saviano ti devi rassegnare: Napoli è cambiata, non speculare più sulla nostra pelle”. In ogni caso, “senza rancore”, “pensala come vuoi – conclude il sindaco – le tue idee contrarie saranno sempre legittime e le racconteremo, ma per noi non sei il depositario della verità”. Parlando con Rainews, de Magistris aggiunge: “Ho detto ciò che penso, perché un passo indietro? Io non penso che non devo fare né un passo avanti né uno indietro. Avete letto cosa sta scrivendo Saviano in questi giorni? Si chieda a lui di fare un passo indietro e se comincia con un pò più di umiltà a vivere Napoli. La camorra si contrasta con i fatti e nessuno ha esclusiva della lotta – prosegue il sindaco – qui non si tratta di una invettiva di Luigi de Magistris contro Saviano, la mia è una risposta, in quanto sindaco di Napoli, a una inaccettabile ricostruzione dei fatti che Saviano ha fatto e che segue a un’ulteriore sequela di ricostruzioni fuori dalla realtà che lui ha fatto negli ultimi tempi”. “Il sindaco de Magistris si rivolge a me, risponde Saviano, ma come sempre non dice nulla sul merito delle questioni, è per questo che è un populista. E lo scrittore parte dai fatti. “Napoli 4 gennaio 2017: due sparatorie in pieno centro e una bambina di 10 anni ferita in un luogo affollatissimo della città. Ma il sindaco è infastidito dalla realtà, a lui non interessa la realtà, a lui interessa l’idea, quell’idea falsa di una città in rinascita: problema non sono le vittime innocenti del fuoco della camorra. Il contesto nel quale nascono e crescono le organizzazioni criminali, fatto di assenza delle regole e lassismo, da quando lui è sindaco non solo non è mutato, ma ha preso una piega addirittura più grottesca: ora la camorra in città è minorenne e il disagio si è esteso alle fasce anagraficamente più deboli. Ma di tutto ciò lui non ama parlare e detesta che lo facciano altri: pare che la città sia ridotta al salotto di casa sua, a polvere da nascondere sotto al divano”. Per poi passare al contro attacco diretto: “Basta pensare alla superficialità (per non dire al fastidio) con cui il sindaco parla di periferie annegate nel degrado: al sindaco fa schifo Soccavo, fa schifo Pianura, si vergogna del rione Conocal, se ne frega del rione Traiano. Il sindaco è del Vomero, gli piacciono le cose ordinate, pulite. E così succede che sulla gestione del patrimonio immobiliare comunale, nelle periferie controllate dalla camorra, difficilmente spenda una parola, nonostante inchieste giornalistiche serissime inchiodino l’amministrazione comunale a responsabilità enormi. E chissà che su questa, come su altre vicende, anche la Procura della Repubblica prima o poi non intervenga. Ma che importa, dirà il sindaco: la realtà di Napoli sono le strade affollate e non i killer pronti a sparare nel mucchio, magari per un regolamento di conti, per poche centinaia di euro. E il problema non sono i killer, per carità, ma Saviano che poi ne parlerà”. La realtà campana in generale e napoletana in particolare, a mio giudizio, sta più vicina alla visione di R. Saviano, che a quella di De Magistris e degli altri politici, che sono costretti ad essere eletti facendo solo populismo a iosa e, soprattutto in Campania periferica, puntando su consolidati feudi elettorali costruiti da famiglie borghesi colluse, da tempo, per gli appalti municipali, con gli interessi della malavita organizzata.