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La Commissione Antimafia Regionale e il ”Giano Bifronte”

La Commissione Antimafia Regionale e il ”Giano Bifronte”

I Cinque Stelle chiedono a Fava di indagare sugli arresti al Comune di Palermo

di Giorgio Bongiovanni

Corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione per l’esercizio della funzione e falso ideologico in atto pubblico. Sono questi i reati contestati, a vario titolo, ai sette finiti agli arresti domiciliari nell’inchiesta della Procura di Palermo “Giano Bifronte”. Un nome che già chiarisce il doppio volto che manifestava il “comitato d’affari” composto da imprenditori e professionisti che sarebbero riusciti ad “incidere sulle scelte gestionali di pubblici dirigenti e amministratori locali”.

Un’inchiesta che inevitabilmente porta ad uno scossone politico a Palermo, con due consiglieri di maggioranza finiti ai domiciliari: Giovanni Lo Cascio (capogruppo del Pd) e Sandro Terrani (alla guida di Italia Viva).

Il primo effetto c’è già stato con il Sindaco Leoluca Orlando che ha compiuto una vera e propria virata nella scelta dei suoi uomini per la nuova Giunta, abbandonando lo storico braccio destro del sindaco Emilio Arcuri.

Le carte dell’inchiesta dimostrano lo stretto rapporto tra quest’ultimo (non indagato) e l’ex dirigente Mario Li Castri che, nonostante la condanna in primo grado per una lottizzazione a Mondello, continuava ad avere, per dirlo con le parole del gip, “un inusitato potere decisionale in relazione all’intera organizzazione comunale”.

Oggi il Primo cittadino di Palermo ha varato la nuova Giunta ed ha anche affermato di essere disposto a “riferire in aula”, in risposta alla richiesta avanzata da 12 consiglieri comunali di una seduta d’urgenza dell’assemblea cittadina proprio a seguito degli arresti scattati con l’operazione “Giano Bifronte”.

La necessità di capire cosa è successo, ma soprattutto come sia potuto accadere che certi episodi si verifichino ancora oggi, dopo le svariate “Primavere” vissute negli ultimi trent’anni, deve necessariamente passare anche da un’inchiesta come quella della Commissione regionale antimafia.

Che sia aperto un dossier sugli arresti al Comune di Palermo lo ha chiesto a gran voce, legittimamente, il Movimento 5 Stelle.

I deputati regionali Antonio De Luca e Roberta Schillaci, membri della commissione, hanno presentato una specifica richiesta al presidente Claudio Fava. “L’obiettivo è acquisire – ha spiegato De Luca – ulteriori elementi utili ad approfondire la questione. Vanno sentiti in audizione il sindaco Leoluca Orlando, la giunta, i consiglieri comunali, i funzionari e quanti altri possano fornire informazioni per capire meglio con quali anomalie procedurali si sia giunti a quello che potrebbe essere l’ennesimo ‘sacco’ edilizio per Palermo, una piaga che metterebbe ancora una volta la città nelle mani di palazzinari e speculatori, sotto l’ala di politici compiacenti”.

Il caso merita un grande approfondimento – ha aggiunto la Schillaci – anche perché è evidente che i controlli anticorruzione al Comune non hanno funzionato. Bisogna verificare se è attuata pienamente la legge anticorruzione e queste verifiche andrebbero fatte anche in altri settori dell’amministrazione comunale e non solo in quello dell’edilizia privata. Probabilmente, verrebbe fuori dell’altro. Il sindaco Orlando si attivi perché se serve purificare determinati settori amministrativi, questo va fatto presto. In mancanza di un’azione concreta, vi sarebbe una ‘culpa in vigilando’ del primo cittadino, al quale dovremmo chiedere le dimissioni immediate”. Come ha scritto in questo giornale il nostro editorialista Saverio Lodato, ricordando che l’inchiesta è nata sulle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia ed ex mafioso, Filippo Bisconti, “sarebbe la prima volta, in natura, che c’è il pentito di mafia, ma non c’è la mafia”.

Ecco perché c’è la necessità di approfondire e chiarire ogni tipo di rapporto anche in sede di Commissione regionale antimafia. A questo punto non resta che attendere la risposta del Presidente Fava. Vista la zelanteria con cui ha affrontato temi come il caso Montante, l’attentato all’ex Presidente del Parco dei Nebrodi Antoci ed il depistaggio sulla strage di via d’Amelio, siamo certi che arriverà in tempi brevi.

03 Marzo 2020

fonte:http://www.antimafiaduemila.com/