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La Campania dei ricordi che non c’è più.

Annio Florio, Goethe: Campania felix. Oggi la più grande discarica
europea.
di Francesco de Notaris,
E’ tempo di
vacanze.

Il bollettino di guerra che giunge da Caserta, dal litorale
Domizio, da Ischia e Capri, da Cuma e da tutte le terre e dal mare
della Campania profondamente ferita e che resiste dovrebbe non soltanto
creare allarme nei concittadini, ma spingerli a… cambiare se stessi
e… il mondo.

Sono numerosi gli uomini e le donne che hanno perso la
memoria storica, che non sanno dove vivono, che non hanno la cultura
per comprendere.

Riporto alcune testimonianze tra le innumerevoli che
fanno storia e che provengono da uomini che sono come coloro che
gridano nel deserto.

Vi è un deserto costituito da amministratori
ignoranti e un deserto di chi crede di essere migliore e si è arreso e
un deserto fatto di concittadini che sono mortificati e non hanno
riferimenti.

“Omnium terrarum non modo Italiae sed toto orbe
pulcherrima Campania est. Nihil mollius caelo: denique bis floribus
vernat. Nihil uberius solo: ideo Liberi Ceresique certamen dicitur.
Nihil ospitalius mari: hic illi nobiles portus Caieta, Misenus et
Baiae, tepentibus fontibus praeclarae, Lucrinus et Avernus. Hic sunt,
vitibus amicti, montes Gaurus, Falernus, Massicus et pulcherrimus
omnium Vesuvius, Aetnaei ignis imitator. Urbes ad mare Formiae, Cumae,
Puteoli, Neapolis, Herculaneum, Pompeii et caput urbium Capua, quondam
inter tres maximas, Romam Carthaginemque, numerata”.

Così scriveva
Publio Annio Florio al tempo di Adriano e segue traduzione:

“La
Campania è la regione più bella non solo d’Italia, ma di tutto il
mondo. Non c’è niente di più dolce del suo clima: basti dire che la
primavera vi sboccia due volte. Non c’è niente di più fertile del suo
suolo: si dice che là gareggino Cerere e Bacco. Niente di più ospitale
del suo mare: vi si trovano i famosi porti di Gaeta e di Miseno, di
Baia dalle tepide fonti, il Lucrino e l’Averno, quasi luoghi di riposo
del mare. Qui ci sono monti cinti di vigneti, il Gauro, il Falerno, il
Massico e, più bello di tutti, il Vesuvio, che rivaleggia col fuoco
dell’Etna. Ci sono città volte al mare: Formia, Cuma, Pozzuoli, Napoli,
Ercolano, Pompei e la stessa loro capitale Capua, un tempo annoverata
fra le tre più grandi città (del mondo) con Roma e Cartagine”.

Il 16
marzo 1787 Johann Wolfgang Goethe scrive:
“Oggi ho ricevuto le vostre
care lettere del 19 febbraio, cui desidero rispondere immediatamente.
Quanto mi fa piacere trattenermi col pensiero con gli amici! Napoli è
un paradiso dove si vive in un inebriato oblio di sé. Così è anche per
me; faccio fatica a riconoscermi, mi sembra di essere un altro. Ieri
pensavo: «O eri matto prima, o lo sei adesso!». Ho fatto una gita per
andare a visitare le rovine antiche di Capua e i dintorni. Solo in
questa regione si può comprendere cosa sia la vegetazione e perché si
coltiva la terra. Il lino è prossimo alla fioritura. Il grano è alto
una spanna e mezza. La zona intorno a Caserta è tutta pianeggiante, i
campi sono lavorati con un´uniformità che ricorda le aiuole dei
giardini. Ovunque svettano pioppi cui si allacciano le viti, e malgrado
l´ombra, la terra produce frutti in quantità. Che cosa mai potrà
succedere all´arrivo della primavera?”.

E’ giunto l’inverno.

La
Campania felix è oggi la più grande discarica europea.

Si considera
che con i rifiuti versati in Campania si potrebbe creare una montagna
alta 14 chilometri su una base di tre ettari.

La cronaca giornaliera
racconta di un disastro ambientale visibile e scrittori come Roberto
Saviano fanno comprendere come esso sia conseguenza di attività
illecita e criminale che frutta quanto il bilancio di uno Stato.

In
Campania un gruppo’quelli delle Assise’ sono stati definiti da un
coraggioso medico, il dr. Antonio Marfella, come gli ultimi dei
mohicani, ed hanno deciso di opporsi comunque al degrado, in tutti i
modi, operando in maniera ‘politica’: denuncia e proposte per creare le
condizioni perché il deserto diventi terra coltivabile, il deserto di
senso nel quale siamo.

Ma come è possibile versare liquami a Capri,
inquinare le acque e i Regi Lagni?, come accadde che venne distrutta
una delle Pinete più belle d’Italia, al tempo della costruzione del
così detto Villaggio Coppola?

Come è accaduto che in una terra che
dava tre raccolti l’anno (Floro ci dice che la primavera sboccia due
volte in quel fertile terreno che non aveva bisogno di essere irrigato
perché le acque non scorrevano in profondità) gruppi imprenditoriali e
criminali abbiano deciso di versare rifiuti e rifiuti tossici?

Come è
stata possibile l’alleanza suicida che porta morte per tumori e
arricchisce i sottoscrittori del patto… ma non li garantisce da danni
per la salute e da malformazioni genetiche per loro stessi e per i
figli?

E’ stato possibile. E’ possibile.

Le Istituzioni sono state
occupate.

I peggiori si riproducono e sono tarli nello Stato.

Francesco De Notaris