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La camorra fa i documenti all’Isis .

IL TERRORE TRA NOI

La camorra fa i documenti all’Isis

Le clamorose indagini sul clan Contini che gestisce «identità» e passaporti falsi dalla Siria a Milano fino a Copenaghen

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C’è il clan camorristico dei Contini dietro il gigantesco affare dei documenti falsi venduti in nord Africa e in Medioriente. Si tratta di un gruppo criminale che opera nei quartieri malfamati del Vasto e dell’Arenaccia, nella vecchia Napoli, abituato a fare soldi a palate con lo smercio all’ingrosso di tonnellate di cocaina ed hashish ma che, da qualche tempo, si sta interessando alla redditizia tranche della contraffazione di carte d’identità, patenti e passaporti da piazzare sul mercato estero. Incontrando, è il ragionamento degli analisti dell’intelligence, la domanda che arriva dal mondo islamico fondamentalista e da quanti sostengono, finanziariamente e logisticamente, la raccolta fondi per il jihad nei territori sotto il giogo dell’Isis, a cavallo tra le regioni irachene e siriane.

Il capo di quest’associazione mafiosa è oggi in carcere, in regime di massima sicurezza ma un tempo faceva parte dei trenta latitanti più pericolosi e ricercati d’Italia. Si chiama Edoardo Contini ma è soprannominato Edoardo ’o romano per le sue giovanili e gaudenti frequentazioni romane. All’ombra del Cupolone, il boss che ama le belle donne, i vestiti firmati e il lusso ha iniziato a radicarsi fin dagli anni Novanta adottando uno stile minimal che gli ha permesso di creare un vero e proprio impero finanziario solo di recente finito nel mirino delle forze dell’ordine e della magistratura.

Nel gennaio scorso, la Procura antimafia di Napoli ha infatti arrestato novanta persone e sequestrato 250 milioni di euro tra immobili, negozi, pizzerie e ristoranti disseminati pure in alcuni quartieri della Capitale. Pochi giorni fa, il gup ha rinviato a giudizio ben 104 esponenti della famiglia criminale accusandoli, a vario titolo, di aver contribuito a renderla più forte commettendo un’infinità di reati.

Ma la camorra, in questa storia, c’entra fino a un certo punto. Le informative delle forze dell’ordine, che da tempo sono sulle tracce di capi e gregari del clan, disegnano, oggi che l’allarme terroristico è diventata la priorità assoluta per la sicurezza nazionale, uno scenario inedito e preoccupante in cui non trovano spazio ragioni politiche né religiose, ma solo business.

«I Contini hanno una tradizione radicata nel settore del falso – spiega al Tempo un investigatore che ne ha seguito le mosse fin dagli albori – a cui si aggiunge un rapporto diretto con i trafficanti di esseri umani che riforniscono la cosca di donne da avviare alla prostituzione nelle alcove di via Pavia e di via Cannola al Trivio. Da questo mix micidiale nasce un know-how specifico nella fabbricazione di documenti taroccati particolarmente apprezzato oltre confine».

I prezzi variano da un minimo di 75 euro per una carta d’identità a un massimo di 2mila euro per un passaporto ma esistono fasce di costo intermedie. Per i falsari della camorra è possibile «clonare» pure tessere sanitarie e codici fiscali. Basta pagare. A piazza Garibaldi, conoscendo gli agganci giusti, è possibile comprare di tutto di più addentrandosi negli androni bui di palazzi diroccati e malmessi che costeggiano i binari della più grande stazione ferroviaria della città. Laddove, a pochi passi, enormi mercatini all’aperto offrono pezze colorate e vestiti di taglio arabeggiante e imbroglioni senza scrupoli offrono ai turisti di passaggio i classici pacchi o il gioco delle tre campanelle.

E che esistano rapporti diretti tra i napoletani e i maghrebini e gli algerini lo dimostrano le indagini, tuttora in corso, su alcune società di import-export di prodotti taroccati che sono state monitorate, negli ultimi anni, nell’area mediorientale e sulle coste africane del Mediterraneo. Società di proprietà, al cinquanta per cento, di esponenti criminali campani e di non meglio identificati soggetti stranieri.

La materia prima per questo genere di affari, d’altronde, non manca. Arriva per la quasi totalità dai furti su commissione negli uffici dell’Anagrafe dei Comuni della Campania e, soprattutto, del Nord Italia. Come quello che, nell’agosto scorso, ha portato alla razzia di circa 1000 carte d’identità custodite nella cassaforte del Municipio di Boscotrecase, a pochi chilometri da Napoli.

Un bottino che al mercato nero potrebbe valere circa 400mila euro e che, secondo le stime di alcuni esperti, dovrebbe coprire il fabbisogno per almeno sei mesi. Alcune di queste carte d’identità sono comparse, nei mesi scorsi, a Milano e Bari ma anche a Copenaghen. Chi le aveva in tasca le aveva comprate a Napoli rispondendo alla più classica delle domande in dialetto: «Guagliò, che te serve?».