Una ricostruzione frutto di dieci mesi di lavoro da parte della commissione parlamentare regionale messa nero su bianco in 120 pagine e approvata all’unanimità. Tratteggiato il modus operandi dell’ex presidente di Confindustria Sicilia, indagato dalla procura di Caltanissetta
Redazione
19 marzo 2019
“Per molti anni è esistito un governo parallelo che ha occupato ‘militarmente’ le istituzioni regionali e che ha spostato fuori dalla politica i luoghi delle decisioni e di indirizzo della spesa”. Sono le parole del presidente della commissione Antimafia dell’Ars Claudio Fava, che ha incontrato la stampa per presentare la relazione della commissione sul cosiddetto “sistema Montante”, l’ex presidente di Confindustria Sicilia indagato dalla procura di Caltanissetta. Una ricostruzione frutto di dieci mesi di lavoro messa nero su bianco in 120 pagine, più allegati, approvata all’unanimità dalla commissione.
“Parte della pubblica amministrazione – ha aggiunto Fava – è stata asservita in modo quasi militare, pretendendo che l’assessorato fosse una propaggine di Confindustria, agendo nella scelta della burocrazia regionale. Abbiamo qualche dubbio che questo complesso sistema, questo reticolo, sia franato insieme a Montante. Pensiamo che quel sistema abbia ancora da smaltire l’eredità che ha lasciato. Del resto, in questi casi, i rapporti, i pedaggi pagati, le relazioni, non evaporano solo perché uno è iscritto nel registro degli indagati. Nulla era casuale, nulla era episodico”.
Amici, nemici e poltrone
Secondo quanto ricostruito dalla commissione “ci sono stati due metodi adottati nei confronti dei dirigenti: quelli da premiare perché disponibili alla benevolenza e alle direttive e quelli che andavano cacciati via. C’erano delle liste di proscrizione, elaborate a tavolino, in cui si decideva chi doveva restare e chi invece doveva uscire dagli assessorati”. Alcuni dirigenti ascoltati dalla commissione, ha aggiunto Fava, hanno anche parlato di “imbarazzanti provini, fatti a casa di Montante, prima di entrare a far parte dell’assessorato”.
Gli incontri con i ministri
“Quello che ci ha stupiti – ha sottolinato Fava – è stato constatare che anche dopo la diffusione della notizia dell’indagine su Montante, nel febbraio 2015, non cambia nulla. Montante continua a incontrare il capo della polizia, i prefetti, il ministro dell’interno Angelino Alfano senza che nessuno attui delle cautele. Questo è preoccupante”.
Il ruolo di Crocetta e Lumia
L’ex presidente della Regione Rosario Crocetta è stato convocato dalla commissione antimafia, ma non si è presentato. Decisione che non è passata inosservata. “La sensazione è che Crocetta fosse più un esecutore – ha detto Claudio Fava – Il suo ruolo? E’ una domanda che avremmo voluto fargli ma Crocetta era troppo impegnato per offrire la sua memoria a questa commissione, non sappiamo se a Bruxelles o alla buvette dell’Ars”.
“Sembra che Beppe Lumia – ha poi aggiunto – fosse uno dei facilitatori, uno degli elementi pensanti di questo sistema di governo parallelo che aveva un luogo fisico nelle stanze a Palazzo d’Orleans vicine a quelle di Crocetta”.
Le reazioni
“Il voto all’unanimità della commissione regionale Antimafia su un argomento così delicato rafforza il Parlamento siciliano e dimostra ancora una volta che tutti i partiti sono a favore della legalità. Se, poi, all’interno dei partiti c’è qualcuno che pensa il contrario, sbaglia”. Così il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Micciché, che ha voluto dare il proprio saluto ai componenti della commissione, presieduta da Claudio Fava. “I partiti politici sono una cosa seria e non quelle organizzazioni che qualcuno ha voluto dipingere in maniera diversa da quello che sono – ha sottolineato -. Il voto di oggi mi rende particolarmente contento”.