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JONNY | L’agente che faceva il postino del boss

JONNY | L’agente che faceva il postino del boss

 

JONNY | L’agente che faceva il postino del boss

Tra i fermati c’è un poliziotto in servizio nel carcere di Siano. Aveva il compito di trasportare i pizzini di Salvatore Nicoscia agli imprenditori vicini al clan Arena 

Martedì 16 Maggio 2017

CATANZARO C’è un agente di Polizia penitenziaria in servizio nel carcere di Catanzaro fra le 68 persone fermate ieri, su ordine della Direzione distrettuale antimafia del capoluogo calabrese, nell’ambito dell’operazione “Jonny”. Si chiama Francesco Cantore, 42 anni, di Scandale. Avrebbe trasmesso all’esterno messaggi di Salvatore Nicoscia, esponente dell’omonimo clan di ‘ndrangheta. I magistrati della Dda di Catanzaro fanno riferimento alle rivelazioni del pentito Santo Mirarchi nel delinearne il ruolo. L’agente, secondo l’accusa, «concorreva dall’esterno all’associazione ‘ndranghetistica isolitana, con il compito di fungere da tramite fra gli esponenti apicali della consorteria e l’esterno. In particolare – si legge negli atti – anche a fronte di vantaggi economici inerenti il mantenimento del posto di lavoro della di lui moglie alle dipendenze della Misericordia, recapitava ad Antonio Poerio e a Fernando Poerio, messaggi provenienti dal detenuto Salvatore Nicoscia, affinché gli stessi accordassero, ai propri familiari, somme di danaro e utilità di diverso tipo». Al tempo stesso, avrebbe recapitato a Nicoscia i messaggi dei cugini Poerio, legati al clan Arena, «in risposta alle sue richieste, così fornendo uno specifico e volontario contributo alla consorteria, che accresceva il senso di sicurezza e riceveva il vantaggio di poter mantenere segrete le comunicazioni tra i sodali, garantendone la maggiore operatività sul territorio». Cantore, scrivono i magistrati antimafia, «faceva da tramite fra gli ‘ndranghetisti e i rispettivi familiari». L’agente «incontrava i familiari presso un bar sito nei pressi dell’entrata del carcere di Siano, ove riceveva pizzini che consegnava agli ‘ndranghetisti detenuti. Allo stesso modo, consegnava ai familiari i pizzini ricevuti in carcere dagli ‘ndranghetisti».

fonte:http://www.corrieredellacalabria.it/