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Italia, sempre peggio. Fra disoccupazione, corruzione, miseria e mafie, andiamo a rotoli. Mai così male da 40 anni

Crisi. L’Italia mai così male da 40 anniUn Pil da record quello italiano nel 2009. In negativo, però, perché è il dato peggiore registrato dall’Istat dal 1971 (da quando è iniziata la serie storica). Il prodotto interno lordo nel 2009 è calato del 4,9%, mentre nel quarto trimestre 2009 rispetto al trimestre precedente è diminuito dello 0,2% e del 2,8% rispetto al quarto trimestre 2008. La crescita acquisita per il 2010, invece, è pari allo zero
Sono cifre che fanno tremare i polsi quelle snocciolate oggi dall’Istat. Cifre che parlano di uomini e donne allo stremo, di disoccupazione galoppante e di un paese che scivola nelle retrovie politiche ed economiche. Eppure, anche di fronte a queste cifre, il governo continua a negare la realtà, ad assicurare che la ripresa è in corso e a pregare in un miracolo eterodiretto dagli altri governi europei che, intanto, cercano di arginare la crisi e di stimolare la ripresa delle loro economie. Così, il ministro Sacconi si sente “di confermare le attese di crescita” anche “se la misura di questa crescita dipenderà da circostanze anche in parte indipendenti da noi”. “Non si può prevedere un andamento negativo del Pil nel momento in cui è partita la ripresa del commercio globale”, ha detto il ministro del Lavoro a margine del 14esimo Congresso nazionale della Uilm. “Certo non sappiamo come si distribuisce nel mondo – ha aggiunto – ma ci sono tutte le condizioni di crescita di cui anche l’economia italiana beneficerà”, tocca solo vedere “in che misura”.

I dati sul Pil di oggi dimostrano che la crisi è profonda e che da parte del Governo serve una politica che solleciti l’economia e “affronti con più determinazione la situazione”. Il Governo non può “continuare a parlare di altro come processo breve e cose del genere”. E’ quanto ha sottolineato il leader del Pd, Pier Luigi Bersani, a margine del Festival Manifutura organizzato dal Nens a Pisa. “In questi 20 mesi purtroppo abbiamo avuto – ha detto Bersani – una narrazione sbagliata. Noi dicevamo dall’inizio che la crisi era seria e lunga e bisognava reagire mettendo il paese di fronte al problema, facendo delle politiche più efficaci”.
“Il Governo – ha aggiunto Bersani – ha raccontato che la crisi sarebbe stata finanziaria e non avrebbe inciso sull’economia reale, ha detto che era psicologica, poi che ce l’avevamo alle spalle, che stavamo meglio di altri e così ci siamo disarmati”.
Per Bersani il Pil con la produzione industriale e i consumi sono andati molto giù, “più che in altri paesi europei”, mentre l’inflazione sta andando più in alto. “C’è qualcosa che non gira – ha aggiunto – penso che il Governo debba rendersi conto che quello che è stato fatto fin qui assolutamente non basta. Quindi bisogna fare una manovra economica, sollecitare l’economia e affrontare con più determinazione la situazione e non continuare a parlare di altro: processo breve e cose del genere”.

“Non stupisce che il Pil risulti al minimo storico dal 1971, come, d’altra parte, non stupisce che anche quelli relativi all’ultimo trimestre del 2009 siano dati disastrosi, nonostante le dichiarazioni ottimistiche del governo”. Lo dice in una nota Antonio Borghesi, vice capogruppo dell’Italia dei Valori alla Camera.
“Questi dati – aggiunge – rappresentano l’ultima chiamata per il governo. Se non interviene tempestivamente a sostegno dei consumi, il 2010 sarà un anno insostenibile per l’economia del Paese”.
“Il governo la smetta di gettare fumo negli occhi del paese descrivendo un paese fuori dalla crisi. E’ tempo di agire e di difendere il lavoro e i redditi”. Ad affermarlo e’ Agostino Megale, segretario confederale Cgil. Secondo il sindacalista le stime “smentiscono seccamente l’ottimismo propagandistico del governo, mettendo in evidenza la precarietà della ripresa: il peggioramento della crescita nel quarto trimestre segnala che anche nel 2010 si altereranno segnali timidi di ripresa con cadute più sostenute”.
Per Megale “il vero dramma continua ad essere la situazione peggiore in cui versiamo rispetto ai principali paesi europei, così come rispetto agli Stati Uniti che vedono per quest’anno un segno positivo nel Pil e nell’occupazione”. Il rischio per l’Italia è “di rimanere ai margini della competizione globale se il governo non sceglie la strada di una vera politica industriale e di sostegno alla crescita attraverso la difesa dell’occupazione e di rilancio dei redditi”. Insomma “bisogna assolutamente fare di più. Bisogna sostenere di più e meglio l’occupazione e bisogna impostare una riforma strutturale del fisco”. Infine Megale ricorda come la Cgil abbia già chiesto un tavolo al presidente del Consiglio “per avviare una discussione su un progetto di riforma fiscale, tema portante dello sciopero generale della Cgil per il 12 marzo, ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta”.

Ida Rotano

(Tratto da Aprile Online)