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ITALIA: PAESE IN APNEA. APRIRE STAGIONE DI GRANDI RIFORME

Un Paese in apnea, capace di adattarsi alla crisi e resistere, aspettando che passi la nottata. È quanto emerge dal 43° Rapporto Censis sulla condizione della nostra società.

Resistere alla crisi è sicuramente un merito del Paese reale. Quel Paese fatto di persone che perdono il posto di lavoro, famiglie in difficoltà, imprese sull’orlo del fallimento, precari abbandonati al proprio destino, anziani pensionati sempre più poveri. A loro il governo ha dato poco e male, per loro ha fatto poco o nulla. Eppure il Paese tiene, con le unghie e con i denti.

Dall’altro lato c’è una classe dirigente incapace di dare risposte adeguate alla crisi. Sì, perché resistere non basta. Una classe dirigente degna di questo nome deve sfidare i venti della tempesta economica globale con riforme vere e innovative per far riprendere l’economia del Paese e risolvere definitivamente la “questione meridionale”. È soprattutto in questi momenti che la politica deve trovare il coraggio di spezzare le catene del sottosviluppo e dell’inefficienza.

Il Mezzogiorno vive una condizione drammatica. Qui la crisi sta decretando la chiusura dei pochi stabilimenti industriali, mettendo in ginocchio la già gracile economia meridionale. Il Sud presenta un gap infrastrutturale inaccettabile, che scoraggia gli investimenti nazionali ed esteri. Per non parlare della presenza delle organizzazioni criminali che controllano il territorio, si infiltrano nella pubblica amministrazione, gestiscono le attività economiche a scapito dell’economia sana. La politica locale svolge una funzione di intermediazione burocratico-clientelare e spesso affaristico-mafiosa. Ecco che in Sicilia gli Ato rifiuti producono debiti e riducono la qualità del servizio fino a comprometterlo, la sanità non è in grado di fornire tempestivamente prestazioni di qualità ai cittadini, la macchina regionale non è capace di spendere i fondi europei, la burocrazia addirittura rallenta l’ iniziativa imprenditoriale, la spesa pubblica rimane incontrollata e alla mercè della politica clientelare del politico di turno.

Così non si può più andare avanti. Se vogliamo che l’Italia continui ad essere un grande Paese è necessario risolvere la “questione meridionale”, mettendo in campo riforme strutturali intorno al binomio “legalità e sviluppo”. Superare quel patto non scritto per cui il Nord produce e il Sud consuma anche grazie all’illegalismo assistenziale. In Sicilia si apra una grande stagione innovatrice: riformare gli Ato rifiuti secondo criteri di efficienza; mantenere e migliorare la gestione pubblica dell’acqua; costruire le infrastrutture: strade, porti, ferrovie, metropolitane, necessarie allo sviluppo; investire sulla ricerca, sulla scuola e le università; introdurre meccanismi per valorizzare il merito; riformare l’amministrazione regionale per velocizzare gli iter burocratici; vincere la guerra contro Cosa nostra, per liberare l’economia dal condizionamento mafio so. È questa l’unica azione a cui la politica deve dare seguito, contro resistenze e privilegi. È questa la conditio sine qua non del Partito Democratico.

Giuseppe Lumia (www.giuseppelumia.it)