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Io, Sorical e le ingiustizie e… la privatizzazione dell’acqua

Alla luce degli ultimi fatti. Delle minacce di Sorical di “ridurre la fornitura” dell’acqua a quei Comuni morosi che non accettano nessun piano di rientro per risanare il debito assunto a suo tempo con la Regione Calabria, pubblico un’intervista che mi ha concesso Maurizio Reale l’anno scorso, e già apparsa sul numero di luglio de l’Opinione. Titolare di una ditta, la Delta sistemi di Vibo Valentia, ha lavorato per la conduzione dell’acqua sia con l’ente intermedio, fino al 2004, che con la subentrante Società mista delle risorse idriche calabresi. ndb

Parla il curatore del sito Soricalnograzie, Maurizio Reale. Lui, la Sorical, la società di risorse idriche calabresi, la conosce molto bene, avendo lavorato con la sua ditta, la Delta sistemi di Vibo Valentia, prima alle dipendenze della Regione Calabria, e poi “vissuto sulle sue spalle” il subentro della Veolia nella gestione dell’acqua in Calabria. Debiti contratti mai sanati. Minacce di “accontentarsi”. Non conserva un buon ricordo di Besson e company. Ma ora, con l’inchiesta del sostituto procuratore Luigi De Magistris per truffa aggravata, turbata libertà degli incanti indirizzata ai vertici della società, ritorna tutto a galla. Gli ha inoltrato un bel fascicolo, ma il pm non lo ha mai ricevuto. Finché, dopo un anno di tentativi andati a vuoto, è riuscito a parlargli.

Perché ha creato il sito soricalnograzie? O meglio, perché ce l’ha con la Sorical?

Fondamentalmente i motivi principali sono due. Il primo, quello che mi riguarda personalmente, è legato ad una vicenda, oramai diventata giudiziaria, che vede coinvolta la mia società con i dirigenti della Sorical. Dopo anni di sacrifici ero riuscito a tirar su un’azienda con ben 17 dipendenti distribuiti in due sedi. Nel giro di pochi anni, dal subentro della Sorical nella gestione dell’ex settore 19 Opere Idropotabili, sono stato costretto a ripartire da zero, proprio grazie al modus operandi di quest’ultima. Dopo aver svolto per quasi due anni un servizio di noleggio e manutenzione di un automatismo per il controllo del processo di potabilizzazione, facente capo ad un regolare contratto mai disdetto, mi sono sentito dire che se avessi voluto continuare ad essere un’azienda di fiducia della Sorical avrei dovuto rinunciare al credito maturato nello svolgimento del mio compito. Il tutto, causato dalla leggerezza dell’ing. Sergio De Marco che invece di decidere cosa farne del contratto, ha pensato bene di dedicarsi a problemi ben più seri. L’altro motivo è di carattere più propriamente etico: non posso accettare che si lucri su un bene così vitale come l’acqua, e che una multinazionale guadagni su un bene naturale e di proprietà di tutti i calabresi.

Ci racconti la sua storia.

La mia è una storia tutto sommato semplice, anomala ma semplice. Si parla sempre male della Calabria per la mafia ma, forse, a fare più male non sono i “bravi”, armati di coltello o pistola, ma i “furbetti del quartierino” armati di penne da ottocento euro. Tutto ha avuto inizio con un guasto irrimediabile ad alcune apparecchiature che aveva messo fuori uso l’automatismo dell’impianto Alaco, essendo a ridosso del periodo estivo e con conseguente carenza d’acqua, non essendoci il tempo di progettare e realizzare un nuovo automatismo, siccome già ci occupavamo della manutenzione di tale impianto da oltre 5 anni, ci fu chiesto di installare in pochissimi giorni un automatismo provvisorio. All’uopo fu redatto un contratto con scadenza mensile, autorinnovabile se non disdetto da una delle due parti, entro cinque giorni dalla naturale scadenza. La Regione Calabria, tranne per l’ultimo periodo di sua competenza, ha ottemperato agli accordi ma, con il subentro della Sorical sono iniziati i problemi. Noi da un lato continuavamo a svolgere il compito assegnatoci, sostenendo spese giornaliere e, dall’altro, provvedevamo ad emettere regolari fatture mensili intestate “sempre” alla Regione, non avendo avuto alcuna comunicazione di cessione del nostro contratto. In realtà, quasi giornalmente eravamo a chiedere notizie sia in Regione che in Sorical e, puntualmente, venivamo mandati da una parte all’altra in un estenuante gioco delle parti. Per farla breve, la Regione Calabria se ne è completamente lavata le mani, anche contabilmente, inviando le fatture, a lei intestate, direttamente alla Sorical. E la società diceva di non saperne niente. Per mia fortuna, ho molta documentazione cartacea a comprova di quanto asserito ed anche diverse registrazioni ambientali. Tuttavia fra poco festeggerò l’anniversario della presentazione della querela senza aver visto fare alcun passo alla macchina della giustizia.

Quindi ad un certo punto la Sorical alla sua ditta ha “tagliato le gambe”, per così dire?

Non v’è dubbio che è così. Una piccola azienda come la nostra, fatturava circa 500 mila euro l’anno. Se considera che nella succitata somma vi sono anche forniture di materiali vien da sé che non incassare 300.000 euro, vuol dire non aver guadagnato nulla per due anni circa. Da un lato ci siamo trovati senza il nostro maggior cliente: la Regione, i soldi che incassavamo, molto spesso, dovevano essere utilizzati per rientrare nei fidi bancari a causa dell’impagato delle fatture emesse mensilmente alla Regione ed anticipate presso gli istituti bancari.

Che ricordo conserva dei vertici della società con cui è stato in contatto per diverso tempo?

Le posso dire una cosa. Nei corridoi di viale Europa, prima del subentro della Sorical, si respirava un’aria di speranza verso un miglioramento, oggi si sente, almeno da parte del personale “ereditato” dal sett. 19, molta delusione ed amarezza. Sicuramente, nell’era della gestione regionale, si assisteva a qualche spreco di denaro pubblico ma era pur sempre denaro che rimaneva in Calabria. Oggi, l’obiettivo principale, invece, è quello di sfruttare un bene naturale, anche a discapito dei cittadini, solo per far cassa e, purtroppo, la cassa non si trova ne in Calabria né tantomeno in Italia. Mi ricordo molto bene dell’ingegnere Sergio De Marco, direttore operativo, del dottor Michele Rendina, responsabile affari generali e di Raimondo Besson, ex amministratore delegato. Sicuramente l’ing. De Marco non lo paragonerei agli altri due. Sono fermamente convinto che molti errori non li ha commessi per cattiveria, si è solo trovato in un tunnel dal quale non sapeva come uscire. Gli ultimi due, invece, mi sembrano dei gran filibustieri con molta esperienza alle spalle e con la convinzione di essere arrivati in una terra di conquista dove tutti gli avrebbero permesso di fare ciò che volevano e, purtroppo, non si sbagliavano.

Quali i vantaggi del sistema di automazione degli impianti di potabilizzazione della Wonderware, tanto lodato da Sergio De Marco, rispetto al suo?

Sicuramente l’ambiente di sviluppo della Wonderware è un ottimo sistema, fa tantissime cose e le fa bene. Forse i costi non sono proprio abbordabili, ma se al cliente sta bene così. Tuttavia, anche prima dell’avvento della Sorical e l’arrivo della Wonderware, gli impianti si gestivano ugualmente. I primi automatismi per gli impianti di potabilizzazione in Calabria sono stati realizzati da un’azienda, anch’essa del vibonese, la Idrotecnica s.r.l. Col passare del tempo, l’Idrotecnica ha scelto di investire in altri settori. In quel periodo siamo subentrati noi, della Delta sistemi, come azienda di fiducia della Regione Calabria. Nel corso degli anni abbiamo realizzato circa l’80 per cento degli automatismi di gestione degli impianti di potabilizzazione, realizzando anche diversi sistemi di telecontrollo che coprivano l’intero territorio calabrese. Doveva essere un progetto sperimentale ma era stato concepito per poter essere esteso e migliorato passo passo. I nostri sistemi avevano solo un difetto: essere stati realizzati da un’azienda che pretendeva solo ciò che le spettava, e quindi andavano smontati per non rischiare ritorsioni o dipendenza.

E’ possibile che il suo sia solo risentimento verso la società mista, della Regione Calabria e di Veolià, per essere stato estromesso dalle commesse?

No, penso di no. Anche perché lavorare alle condizioni che Sorical impone non credo sia poi un grande affare. Non permettevano l’anticipazione bancaria delle fatture emesse a loro carico, non garantivano il pagamento e pretendevano la rinuncia anticipata ad eventuali richieste di interessi per il tardivo saldo delle spettanze. Siamo stati noi stessi a rinunciare agli ultimi incarichi affidatici dalla Sorical.

Quale il legame tra la Società di risorse idriche calabresi e l’Acqualatina?

Su questo non posso dire nulla con certezza ma di sicuro si evincono diversi legami. Cito il titolo del sito Sorcial?NoGrazie!: “Come nel basso Lazio si è optato per la privatizzazione delle acque. Acqualatina S.p.a. nel Lazio, Sorical s.p.a. in Calabria, cambia la ragione sociale ma non i personaggi che ruotano intorno al socio privato e nemmeno il modo di operare”. Credo che dica abbastanza, no?

Recentemente, come già successo con Acqualatina, la società calabrese ha chiesto un prestito alla Depfa? Secondo lei perché? Fa parte della sua strategia di investimenti?

Ciò che si sente dire in giro è che il socio privato non ha investito nulla, ma ha stipulato molteplici contratti di finanziamenti sotto forma di mutui che, oggi, garantiscono la liquidità alla Società e domani graveranno sulle nostre tasche. Basti pensare che all’atto delle consegne, gli impianti sono stati ceduti (almeno per quanto riguarda quelli di potabilizzazione) in uno stato abbastanza soddisfacente. Se pur con vari problemi, sono sempre stati manutenzionati ed all’occorrenza venivano effettuati anche lavori di miglioramento o di prevenzione. La Sorical, dopo averli acquisiti, non ha investito un centesimo in manutenzioni serie. Ricordo benissimo che quando cercavo di proporre una miglioria, la risposta che mi veniva sempre data dai responsabili era che gli impianti avrebbero dovuto funzionare così com’erano sino al momento del “Revamping”. Così venivano chiamati i lavori di ristrutturazione ed ampliamento degli stessi, finanziati dalla Comunità Europea ed ottenuti dalla Regione Calabria ancora prima del passaggio del testimone. Addirittura una volta mi risposero che per ordini ricevuti “dall’alto” si doveva utilizzare anche il “fil di ferro” ma dovevano erogare acqua al minor costo possibile e, sempre nell’ottica del risparmio, le apparecchiature d’analisi in tempo reale (cuore di qualsiasi impianto d’automazione che si occupa di rendere l’acqua utilizzabile per uso umano), invece di essere sostituite o mandate in assistenza dal produttore, venivano fatte riparare da un conduttore di un impianto stesso, munito di una minima attrezzatura di laboratorio e senza competenze specifiche se non hobbistiche. Io credo che, oggi, la Sorical non sia ben gradita negli istituti bancari italiani, come lo conferma il netto rifiuto all’anticipazione delle fatture emesse a carico della Sorical da diverse banche. Ultima risorsa, quindi, è stata quindi cercare istituti esteri e perché non la Depfa, specializzata in project financing nel settore delle Pubbliche Amministrazioni? Avrà costi molto alti, ultimamente alcune operazioni della Depfa stanno facendo discutere, rimane però il fatto che di sicuro la dirigenza della banca ha il fiuto buono per gli affari, soprattutto laddove la classe politica è facilmente oltrepassabile o dirottabile.

E perché, secondo lei, solo i consiglieri regionali Sergio Abramo e Antonio Borello hanno esternato i loro dubbi e le loro resistenze verso l’ennesimo “allarme privatistico” del regime societario di cui risponderanno tutti i calabresi?

Su questo non saprei rispondere e, tra l’altro, mi coglie in un periodo in cui sono abbastanza riluttante al mondo politico. Posso solo dire che girando nei corridoi della Sorical per qualche tempo, ogni volta che uno dei due attaccava la Sorical, puntualmente, arrivava la tranquillizzante smentita dei vertici della società. In entrambi i casi si diceva che erano solo mosse politiche perché non avevano ottenuto alcuni favori. Preferisco tralasciare di parlare del tipo di favori.

Ha incontrato Luigi De Magistris? Le ha raccontato tutto quello che sa?

Finalmente, dopo circa un anno di tentativi falliti, sono riuscito ad incontrarlo. Gli ho raccontato la mia storia, gli ho elencato le “stranezze” riscontrate da quando ho depositato la querela e gli ho portato la documentazione che attesta quanto asserito. Lo stessa fascicolo l’avevo già lasciato alla sua attenzione diversi mesi fa senza che lui, tuttavia, l’avesse mai ricevuto.

Se il Csm dovesse decidere di trasferirlo, quanti esulteranno in Sorical, secondo lei?

Voglio continuare a credere nella giustizia. Spero fermamente che saranno in pochi ad esultare nel mondo della politica anche se non punterei molto su una scommessa simile. Tuttavia, credo che tutti quelli non provenienti dalla Regione Calabria, all’interno della società mista, istituiranno una vera festa nazionale. In alcune delle registrazioni, in mio possesso, si sente dire, dai miei interlocutori, di fare attenzione perché di sicuro, in quegli ambienti, c’erano le “orecchie” di De Magistris. Crede che tali soggetti esulteranno?

Un’ultima domanda. Perché, nonostante tutte le “ingiustizie” subite, ha deciso di rimanere in Calabria a lavorare, e non è emigrato?

Mi fa piacere che mi abbia fatto questa domanda visto che, ultimamente, mi trovo a scontrarmi con parenti ed amici che mi consigliano di andare via da qui. Tra l’altro non ho avuto solo problemi con la Sorical, ma anche con un istituto bancario che ha trattenuto indebitamente per due anni un assegno versato sul mio conto, risultato scoperto, senza ne’ protestarlo ne’ restituirmelo. Sono riuscito ad averlo indietro solo dopo aver presentato regolare querela, inviata per conoscenza anche alla Banca d’Italia. Qualcuno mi ha detto che probabilmente sono un folle a rimanere qui ed avere un tale atteggiamento ma, visti gli ultimi anni della mia vita, anni difficili che mi hanno riportato in un passato che credevo dimenticato e che non mi hanno permesso, ancora oggi, di poter godere della mia famiglia e di una tranquillità economica che penso di meritare, voglio rimanere qui a far valere le mie ragioni.

(Tratto da L’URL di Emilio Grimaldi)