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Interrogazione Touadi e Garavini del PD al Ministro dell’Interno: mafie nel Lazio. Operazione “Verde Bottiglia”

Interrogazione a risposta scritta 4-11314 presentata da JEAN LEONARD TOUADI
mercoledì 23 marzo 2011, seduta n.451
TOUADI e GARAVINI. – Al Ministro dell’interno. – Per sapere – premesso che:

solamente nei primi quindici giorni del mese di marzo 2011 nella provincia di Roma e più in generale nella regione Lazio è stata più volte evidenziata dalle forze dell’ordine, dalla magistratura, dai giornali e dalle associazioni la massiccia e crescente presenza di infiltrazioni mafiose, principalmente di stampo camorristico, su tutto il territorio;

l’importante operazione, denominata «Verde Bottiglia» del 15 marzo 2011, condotta dalla direzione investigativa antimafia di Napoli nel basso Lazio, ha portato al sequestro di società, ditte individuali, fabbricati, terreni, potenti vetture e rapporti finanziari per una valore stimato di 100 milioni di euro e tutte riconducibili al clan camorristico dei Casalesi;

l’importante operazione denominata «Hummer» del 9 marzo 2011, condotta dalla Guardia di finanza, contro la mafia calabrese, su tutto il territorio nazionale, ed in particolare nella regione Lazio, ha consentito il sequestro di numerosi fabbricati, terreni, quote di partecipazioni societarie, aziende, autovetture di lusso per un valore stimato che si aggirerebbe attorno ai 40 milioni di euro;

l’11 marzo 2011 è avvenuto l’arresto, con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, del sindaco di Pignataro Maggiore (Caserta), Giorgio Magliocca, nonché consulente di gabinetto della segreteria dall’attuale sindaco di Roma Alemanno;

l’associazione Libera nel suo rapporto «Riprendiamoci il Maltolto» ha denunciato che il Lazio è la sesta regione in Italia per numero di beni confiscati alle mafie presenti sul territorio, mentre Roma si pone come settima provincia per numero di beni sequestrati, dopo Palermo, Reggio Calabria, Napoli, Catania, Milano e Caserta. Dal rapporto emerge anche che circa il 40 per cento degli stabili sequestrati alle mafie e affidati alle decisioni del comune di Roma, giace in uno stato di abbandono o non viene utilizzato per i fini sociali. Secondo Libera la causa di questo sarebbe riconducibile non al mancato rispetto delle norme di legge e quindi degli accordi previsti fra prefettura, demanio e comune per il riutilizzo de beni confiscati, ma alle inefficienze decisionali del comune di Roma;

il problema delle infiltrazioni mafiose nella regione Lazio non è una questione nuova, anzi è stato oggetto, sin dall’inizio della XVI legislatura, di numerose interrogazioni parlamentari al Ministro dell’interno, alle quali nella maggior parte dei casi non è stata data alcuna risposta -:

se il Ministro abbia disposto una mappatura puntuale del fenomeno per comprendere e monitorare la penetrazione e l’operato delle mafie nel tessuto finanziario e produttivo della capitale e della regione Lazio, nonché dell’incidenza delle operazioni malavitose sulla sicurezza dei cittadini e sulla trasparenza e libertà delle attività economiche;

se intenda promuovere una convocazione straordinaria del comitato per l’ordine e la sicurezza esclusivamente dedicato alla lotta della criminalità organizzata nella provincia di Roma e, più in generale, nella regione Lazio;

se intenda promuovere delle attività per sensibilizzare – in chiave di prevenzione – l’opinione pubblica, gli operatori economici e i giovani delle scuole di Roma e del Lazio;

se non intenda assicurare, tramite l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, il rispetto degli obblighi di legge e quindi la congrua destinazione dei beni sequestrati alle mafie nel territorio del comune di Roma. (4-11314)

(Tratto da Parlamento.openpolis.it)