Atto Camera
Interrogazione a risposta scritta presentata da LUCA FRUSONE
al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. – Per sapere – premesso che:
dal 2008 a oggi sarebbero diversi i crolli improvvisi, avvenuti presso i caselli autostradali dovuti, secondo gli
inquirenti, “anche a modifiche fraudolente di disegni progettuali, soprattutto nella parte relativa alle
saldature delle pensiline, così da ovviare alle ripetute contestazioni di non conformità dei lavori”;
la maxi inchiesta sui cantieri parte su impulso delle dichiarazioni di un ex dipendente pentito della
Carpenfer Roma (riconducibile all’imprenditore Mario Vuolo) messe a verbale dalla Direzione investigativa
antimafia di Milano. In particolare fa riferimento al casello di Cherasco che, nel dicembre 2008, crolla sotto
il peso della neve. Vengono fuori, a seguire, episodi ripetuti di cedimenti strutturali ai caselli, che
riguardano la caduta di pannelli, tettoie, cartellonistica o impalcature in ferro. Tra cui quelli di Capannori
sulla Firenze-Mare, Firenze Nord e Valdarno sull’autostrada del Sole e Rosignano sulla Rosignano-
Civitavecchia erano stati realizzati in maniera irregolare,
le rivelazioni fanno scattare a raffica una serie di perquisizioni in mezza Italia, da Firenze alla Campania
passando per Roma, con il risultato di nove indagati e un capo d’accusa (attentato alla sicurezza dei
trasporti per aver utilizzato manodopera non qualificata, materiale scadente o per non aver rispettato le
procedure nella realizzazione delle opere);
fra le imprese su cui sono in corso accertamenti ci sono la Carpenfer di Roma, la Patm e la Costruzioni Travi
Elettrosaldati Srl, tutte riconducibili alla famiglia Vuolo. Secondo il testimone, un ex carabiniere assunto
come responsabile alla sicurezza della Carpenfer, le aziende che vincevano gli appalti per i lavori in
autostrada venivano «convinte» a subappaltare una serie di opere ad alcune ditte tra cui Carpenfer, Patm e
Cte;
Mario Vuolo è un imprenditore di Castellammare di Stabia con precedenti penali alle spalle e sospetti
legami con il clan camorristico D’Alessandro. Il figlio di Mario Vuolo, Pasquale detto “Capa storta” viene
definito “figura emergente del clan” e la nuora è figlia di un affiliato di spicco della cosca D’Alessandro.
Hanno iniziato a fornire materiali per caselli e ponti autostradali sotto il nome di Carpenteria metallica, che
ha chiuso i battenti in fretta e furia dopo avere ricevuto lo stop del Prefetto per condizionamenti della
camorra. Dalle ceneri della Carpenteria metallica nasce la Carpenfer Roma, che realizza il ponte
ciclopedonale di Cinisello Balsamo e la pensilina di Cherasco, il primo a rischio crollo e posto sotto
sequestro dalla magistratura, la seconda crollata come una castello di sabbia. Partono le indagini delle
Procure di Monza e di Alba, e nel frattempo viene costituita un’altra società che si occupa di posizionare le
strutture realizzate dalla gemella Carpenfer. I Vuolo quindi continuano a lavorare sotto l’insegna Ptam
Costruzioni, pur non figurando tra i soci. I proprietari ufficiali sono la moglie di Mario Vuolo e, fino a giugno
2012, l’architetto Pino Celotto che nel giugno 2012 lascia la Ptam, si dimette dalla carica di amministratore
e cede le quote alla signora Vuolo;
gli inquirenti hanno raccolto prove della presenza di «ingenti capitali di dubbia provenienza e tentativi
sistematici di corrompere i rappresentanti degli enti committenti»;
le aziende subappaltanti avrebbero infatti utilizzato materiale scadente e manodopera non qualificata, o
non avrebbero rispettato le procedure nella realizzazione delle opere;
secondo quanto ricostruito dagli investigatori, gli imprenditori avrebbero tentato di corrompere alcuni
rappresentanti degli enti committenti per ottenere delle modifiche fraudolente dei disegni progettuali,
soprattutto nella parte relativa alle saldature delle pensiline;
un modo, questo per ovviare alle ripetute contestazioni di non conformità dei lavori da parte delle varie
stazioni appaltanti, e l’esistenza di diversi procedimenti penali relativi alla cattiva esecuzione delle opere
pubbliche realizzate;
il 06 novembre 2013 è stato sequestrato, su ordine della Procura della Repubblica di Roma, il cavalcavia
dell’ A1 nei pressi del casello di Ferentino (FR), aperto solo quattro anni fa. La magistratura vuole vederci
chiaro su alcuni “presunti vizi costruttivi dell’opera” :-
come sia possibile che dei pregiudicati abbiano potuto realizzare appalti pubblici e quali iniziative si
vogliono intraprendere per garantire che tali opere non mettano a repentaglio la vita degli automobilisti.
se il cavalcavia costruito nei pressi del casello di Ferentino possa essere in qualche maniera riconducibile
alle già citate società sottoposte ad accertamenti