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Intercettazioni, una pace difficile

Dopo gli aspri scontri delle settimane scorse, il ddl intercettazioni verrà modificato in accordo tra berlusconiani e finiani. Al lavoro il ministro Alfano e la presidente della Commissione Giustizia Bongiorno per conto di Fini. Modifiche previste sulle ambientali, la durata delle mini – proroghe e multe agli editori. Ma le incognite rimangono, anche in vista del passaggio alla Corte costituzionale. E i magistrati credono poco all’utilità e all’efficacia dei probabili emendamenti

La partita sulle intercettazioni avrà, per il momento, una soluzione politica. Le due anime del Popolo della libertà non andranno allo scontro – ovvero alla presentazione di emendamenti “in proprio” dei finiani in commissione Giustizia alla Camera con conseguente rischio concreto di convergenza con le opposizioni – e si accorderanno per modifiche condivise. Si andrà incontro, in larga parte, alle richieste di Gianfranco Fini che del resto coincidono con quelle del Presidente della Repubblica, con l’obiettivo di ottenere la firma al provvedimento (che non è scontata, visto che Giorgio Napolitano continua a non offrire sponde consultive agli ambasciatori berlusconiani). Rimarrà, anche ipotizzando il sì del Quirinale, il rischio di bocciatura da parte della Corte costituzionale.

Alle modifiche stanno lavorando il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, e la presidente della Commissione giustizia di Montecitorio, Giulia Bongiorno, per conto di Fini. Domani scade in commissione il termine di presentazione degli emendamenti ma per il governo non c’è limite di tempo. Le modifiche, inoltre, potrebbe essere presentate direttamente in Aula. L’obiettivo dei berlusconiani, tramontata da tempo l’ipotesi di chiudere il pacchetto prima della pausa estiva, rimane quella di ottenere il sì della Camera in tempo per la chiusura dei lavori prevista per la prima settimana di agosto, senza fiducia e con ampio spazio al dibattito parlamentare. Per il sì definitivo del Senato i berluscones si sono ormai rassegnati ad aspettare settembre.

E’ stato il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, parlando all’agenzia di stampa “Asca”, a ricordare i comparti del provvedimento su cui verranno approntate modifiche: si allargheranno le maglie per le intercettazioni ambientali, rimarrà intatto il limite di 75 giorni ma si allungherà la durata delle “mini – proroghe” (a oggi fissata a 72 ore) e si dovrebbe abbassare, almeno nei massimali, il valore delle multe agli editori.

Non è tutto quello che era stato chiesto dai critici del ddl: spicca, nel resoconto di Caliendo, l’assenza di riferimenti ai “reati spia” (quelli che possono portare alla scoperta di reati di mafia e di terrorismo e su cui i finiani chiedono la caduta assoluta delle limitazioni). Non ci c’è poi alcuna variazione delle condizioni, rigide, che vengono richieste per l’autorizzazione degli ascolti. Per quanto riguarda la cronaca giudiziaria, e il compromesso spuntato dalla Bongiorno che consente la pubblicazione solo del “riassunto” degli atti fino alla fine delle indagini preliminari, qui la partita è complicata. La disposizione, infatti, è stata approvata da entrambi i rami del Parlamento e come tale non è più modificabile.

L’Associazione nazionale dei magistrati, in ogni caso, è più che scettica. Il presidente Luca Palamara ha dichiarato: “Non riteniamo che gli emendamenti possano migliorare la situazione, perchè purtroppo dobbiamo prendere atto del fatto che da circa due anni discutiamo di questo testo, nel tentativo di apportare dei miglioramenti, ma di fronte a delle disposizioni di carattere globale che sono insoddisfacenti, i miglioramenti rischiano di non sortire alcun effetto”.

L’opinione di Palamara pare essere condivisa anche tra i consilieri del Csm che, seppur in scadenza di consiliatura, non risparmieranno un’ulteriore critica ‘ufficiale’ a questo testo. La VI commissione, infatti, lavorerà probabilemnte nei prossimi giorni a un nuovo parere sulla legge nella versione ‘emendata’.
“La questione – ha detto la presidente della commissione, Ezia Maccora – è in agenda”. A quanto è possibile prevedere, quindi, un nuovo parere potrebbe essere presentato entro mercoledì pomeriggio, anche se Maccora non si è sbilanciata. “Dobbiamo vedere – ha detto – se ci sono i tempi e i modi”.
Andrea Scarchilli

(Tratto da Aprile online)