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Intercettazioni. Di male in peggio. Giornalisti in sciopero. Siamo solidali con loro

Intercettazioni, il Pd: Banco di prova per dialogo? Sbagliato. IdV: Il ddl del Governo resta assolutamente inaccettabile per uno stato democratico, che abbia a fondamento il principio della legge uguale per tutti, il diritto ad informare ed essere informati, la certezza della giustizia. Giornalisti in piazza il 28 aprile, davanti al Senato, “contro le norme bavaglio”. La Fnsi convoca in seduta straordinaria il Consiglio nazionale e invita i Comitati di redazione alla mobilitazione immediata

Parziale marcia indietro del governo sulle intercettazioni. Oggi in Commissione giustizia al Senato sono stati presentati dodici emendamenti al disegno di legge sulle intercettazioni che in parte modificano il testo approvato già alla Camera. La novità più importante riguarda la sostituzione degli “evidenti indizi di colpevolezza”, necessari per autorizzare un’intercettazione, con “i gravi indizi di reato”, che consentono di poter disporre intercettazioni anche nei procedimenti a carico di ignoti. Allo stesso tempo, però, vengono poste una serie di limitazioni, a cominciare dal fatto che le intercettazioni devono essere “assolutamente indispensabili” per la prosecuzione delle indagini e inoltre l’utenza deve essere intestata, o effettivamente in uso, o all’indagato o a una terza persona che si ritiene ne farà uso per conversazioni che riguardano i fatti oggetto dell’indagine.
Stesso concetto vale per i luoghi sottoposti a sorveglianza e per le riprese visive. Se poi ad essere intercettato è una persona che sta parlando con un parlamentare sarà necessaria comunque l’autorizzazione della Giunta di Camera o Senato. L’autorizzazione dovrà essere richiesta anche se si acquisiscono tabulati di comunicazioni e i relativi verbali saranno inseriti in un fascicolo separato, conservato in una apposita sezione dell’archivio riservato. Il parlamentare inoltre dovrà essere immediatamente avvisato della loro esistenza alla fine delle indagini preliminari. Altre novità di rilievo riguardano la possibilità di proroga delle intercettazioni per un massimo di 15 giorni e soprattutto il fatto che ad autorizzarle non sarà più il gip ma il tribunale.
Sul fronte delle pene, invece, c’è un inasprimento nei confronti di chi in ragione del suo ufficio, divulga o fa divulgare atti del procedimento coperti da segreto: “Abbiamo aumentato da 5 a 6 anni la pena massima per chi consente la divulgazione di atti coperti dal segreto – ha spiegato ai cronisti il relatore del Pdl Roberto Centaro – e cioè quelle che voi chiamate le talpe delle procure, perché così potranno essere intercettate a loro volta”. La possibilità di intercettare infatti scatta per i reati che prevedono perlomeno una pena massima di sei anni. “Ma in questa previsione – sottolinea Centaro – potranno rientrarci anche i giornalisti per il discorso della correità”, quando pubblicano un atto coperto da segreto. A rischiare, secondo Centaro, sono anche gli inviati di Striscia la notizia o Le iene quando effettuano le loro riprese di nascosto.
Tra gli emendamenti anche uno che punisce “chiunque fraudolentemente effettui riprese o registrazioni di comunicazioni e conversazioni a lui dirette o comunque effettuate in sua presenza”, con la reclusione da sei mesi a quattro anni. Unica possibilità di sfuggire all’accusa resta quella di comunicare “tempestivamente” all’autorità giudiziaria se dalle registrazioni emerge una notizia di reato.
Per chi pubblica, invece, in tutto o in parte atti o documenti di un procedimento penale di cui sia vietata per legge la pubblicazione è previsto l’arresto fino a due mesi o l’ammenda dai due ai diecimila euro. Se a essere pubblicato è il contenuto delle intercettazioni si applica l’arresto fino a due mesi e l’ammenda dai quattromila ai ventimila euro. La condanna comporta anche la sospensione temporanea dall’esercizio della professione. Lo stesso vale per riprese e registrazioni. Riguardo ai processi in corso, infine, la nuova legge non si potrà applicare per quelle intercettazioni per le quali è stata già chiesta l’autorizzazione, mentre invece le norme che riguardano divieti di pubblicazione e obblighi di segreto verranno immediatamente applicate.

“Se le cose stanno così, altro che banco di prova per un dialogo sulla riforma della giustizia…”. C’e’ scetticismo nel Pd dopo aver letto il pacchetto di proposte presentato dalla maggioranza per una “mediazione” che i democratici ritengono “assolutamente non sufficienti”. L’ipotesi di instaurare un clima di dialogo, sui temi della giustizia, a cominciare dal ddl intercettazioni, pare tramontata dopo la seduta di oggi della commissione Giustizia del Senato. Lì sarebbe dovuto ripartire il confronto, ma il Pd ha giudicato “passi indietro” quelli fatti attraverso i 12 emendamenti al testo che regola l’uso e la diffusione delle intercettazioni telefoniche e ambientali. “Passare dall’esame di questo ddl a un dialogo aperto sulla riforma della giustizia non mi sembra una cosa attuabile” dice un esponente Pd. “Non credo che questo possa essere un buon punto di partenza”. Quanto alle proposte del responsabile democratico della Giustizia, Andrea Orlando, “mi sembrano che siano una buona base su cui lavorare, ma ovviamente vanno discusse”. Ci sono “elementi condivisibili”, spiega qualcun altro, nelle proposte di Orlando, ma “va fatta una approfondita riflessione”. Quanto all’ipotesi di iniziare dalle intercettazioni per poi sedersi a un tavolo e discutere di giustizia, qualcun altro lo dice chiaro e tondo: “Mi sembra che il banco di prova sia stato sbagliato”.

“L’unico passo avanti fatto dagli emendamenti del governo e dal relatore è quello di essere tornati ai ‘gravi indizi di reato’ per disporre le intercettazioni telefoniche”, fa notare la capogruppo democratica in Senato, Anna Finocchiaro, anticipando che saranno presentati sub-emendamenti sull’argomento. “Se c’è la volontà di continuare a discutere il testo per trovare una soluzione condivisa, noi – assicura – siamo ovviamente disponibili visto che sono in gioco beni di prima grandezza come, da un lato, la dignità e la privacy delle persone e, dall’altra, il diritto all’informazione e il buon funzionamento delle indagini giudiziarie. Se invece questa è una parola ultimativa, il testo non ci convince”.
“Per quanto riguarda l’informazione – continua Finocchiaro – credo che le soluzioni adottate dal governo non vadano nella direzione auspicata. La punizione dell’informazione non funziona, bisogna semmai prevenire le fughe di notizie. Chi si lamenta di un’informazione troppo ‘informata’ deve però sempre ricordare che esiste nel nostro Paese anche il diritto dei cittadini alla trasparenza sull’azione giudiziaria, che è comunque l’esercizio di un potere. Bisogna lasciare le intercettazioni nella disponibilità della magistratura come strumento di indagine e di acquisizione della prova, evitando che venga sottratto per un fatto ideologico e bisogna allo stesso tempo – conclude – garantire che il controllo dell’esercizio della funzione giudiziaria sia esercitato anche per il tramite dell’informazione”.

“Il ddl sulle intercettazioni era indecente e indecente rimane”, è il commento tranchant di Luigi Li Gotti, capogruppo dell’Italia dei Valori in commissione Giustizia al Senato. “Si sono inventati anche un altro reato – continua Li Gotti – con quello che si potrebbe chiamare emendamento anti-D`Addario, per cui rischia da 6 mesi a 4 anni di reclusione chiunque registri “fraudolentemente” una propria conversazione. Sono stati eliminati gli “evidenti indizi di colpevolezza”, sostituiti con “gravi indizi di reato”, ma resta la durata limitatissima per intercettare”.
“Insomma, il testo continua ad essere impresentabile, avevamo ragione ad essere diffidenti. L’Italia dei Valori – conclude l’esponente Li Gotti – continuerà perciò ad opporsi in maniera durissima a questa legge vergognosa, voluta da Berlusconi per tutelare i suoi interessi e che priva gli investigatori di un fondamentale strumento d`indagine e punta a mettere un bavaglio alla libertà di stampa”.
E per Luigi De Magistris, eurodeputato Idv, il ddl intercettazioni “è stato concepito scientificamente dal Governo per legare le mani dei magistrati e mettere il bavaglio all’informazione, azzerando la cronaca giudiziaria e l’inchiesta giornalistica. I cittadini e le cittadine non devono sapere e la legge non si deve applicare, soprattutto quando ad essere coinvolto è il potere politico, considerato al di sopra della giustizia”. “Il ddl del Governo resta assolutamente inaccettabile per uno stato democratico, che abbia a fondamento il principio della legge uguale per tutti, il diritto ad informare ed essere informati, la certezza della giustizia. A goderne sarà solo il crimine organizzato – conclude De Magistris -. Per questo viene da chiedersi in cosa consista la tanto declamata lotta alle mafie di cui si vanta questo esecutivo”.

Giornalisti in piazza il 28 aprile, davanti al Senato, “contro le norme bavaglio” che il governo intende introdurre nel disegno di legge sulle intercettazioni”. La decisione è stata presa dalla Giunta esecutiva della Fnsi, non appena avuta notizia – dice un comunicato – degli emendamenti al disegno di legge già approvato dalla Camera “che inaspriscono sanzioni civili e penali a carico dei giornalisti, al fine di impedire qualsiasi notizia su inchieste giudiziarie”. La Fnsi ha inoltre deciso di convocare in seduta straordinaria il Consiglio nazionale e di invitare i Comitati di redazione alla mobilitazione immediata, e fa inoltre appello “alla società civile e a tutti i soggetti che hanno già manifestato in più circostanze per il diritto dei cittadini all’informazione a far sentire la loro voce e a sostenere le iniziative contro ogni proposta liberticida”.

(Tratto da Aprile online)