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Insistono. Vogliono eliminare le intercettazioni. Altra picconata all’impianto Giustizia

Ora la maggioranza preme sulle intercettazioni

La riforma delle intercettazioni che la maggioranza intende approvare entro l’estate è il testo che uscì dalla Camera l’11 giugno 2009: quello che prevede il carcere da sei mesi a un anno per i giornalisti e che autorizza le intercettazioni solo in presenza di ‘evidenti indizi di colpevolezza’. E ancora, quello che prevede anche l’obbligo per il Pm che volesse intercettare utenze intestate a ‘007’ o a ‘body guard’ di informare entro cinque giorni il presidente del Consiglio che potrà apporre il segreto di Stato

Ogni giorno un attacco ai giudici. Ieri ha parlato di “violazioni palesi della legge”, ora di “libertà mutilata, offesa”. Silvio Berlusconi è intenzionato ad andare avanti così, inserendo la questione giudiziaria al centro della campagna elettorale. “Sono i magistrati a dettare la campagna e allora io faccio altrettanto”, è il ragionamento del premier. Ma se sul caso delle liste è stato costretto in qualche modo ad una ‘resa’, sull’inchiesta di Trani non è disposto affatto a tirare il freno. Tanto che il presidente del Consiglio non avrebbe escluso di coinvolgere nuovamente la massima carica dello Stato sullo “scandalo delle intercettazioni”. Proprio sull’inchiesta Rai-Agcom con il Csm che ha aperto una pratica sugli ispettori.
Il premier continua a pensare che in Italia ci sia “un Grande fratello” pronto a spiare ogni sua mossa, a carpire ogni sua parola. E si aspetta che non sia il solo a scendere in ‘guerra’ contro l’abuso di questa “pratica utilizzata solo a fini mediatici”. Per questo motivo evocherebbe anche il coinvolgimento delle altre cariche dello Stato. E per questo motivo da giorni ha deciso di alzare l’asticella (“Voglio almeno 500mila persone a piazza San Giovanni”) con l’obiettivo di ‘stanare’ l’opposizione che punta sulla sindrome francese dell’astensionismo.

In Parlamento, poi, giace ancora il provvedimento sulle intercettazioni.  ‘E’ necessario e urgente!’ tuona il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri. E ‘non si tratta di accelerare – avverte – perché il ddl è in discussione a Palazzo Madama da quasi un anno’.
‘Se serve lavoreremo anche in notturna per farlo votare entro aprile’, aggiunge il presidente della commissione Giustizia del Senato Filippo Berselli. ‘Approvare il ddl’ subito dopo le regionali, assicura il senatore del Pdl Mario Mantovani, è davvero ‘prioritario’.
La maggioranza, insomma, vuol far presto. La riforma delle intercettazioni dovrà essere votata al massimo entro l’estate e il testo che passerà, molto probabilmente, sarà quello che uscì dalla Camera l’11 giugno 2009: quello che prevede il carcere da sei mesi a un anno per i giornalisti e che autorizza le intercettazioni solo in presenza di ‘evidenti indizi di colpevolezza’. E ancora, quello che prevede anche l’obbligo per il Pm che volesse intercettare utenze intestate a ‘007’ o a ‘body guard’ di informare entro cinque giorni il presidente del Consiglio che potrà apporre il segreto di Stato.

Poco importa, spiegano nel centrodestra, che al Senato siano stati presentati 361 emendamenti al testo, di cui 17 del Pdl. Se il provvedimento dovesse subire dei ‘ritocchi’, dovrebbe tornare a Montecitorio e questo, sottolineano, comporterebbe un ‘inaccettabile rallentamento dei tempi’.
E invece su una questione cosi’ ‘delicata’, interviene il presidente dei senatori del Pd Anna Finocchiaro, ‘occorre andare piano piano’. ‘Accelerazioni o fughe in avanti – sostiene – non possono passare’. Anche perché il centrosinistra contesta il ddl licenziato dalla Camera.

Ma la versione licenziata dalla Camera è proprio quella che piace a Berlusconi. ‘Non mi convince del tutto perché lo vorrei ancora più severo – aveva detto il premier a febbraio commentando le inchieste di Firenze e di Milano – ma l’attuale testo sulle intercettazioni ora al Senato è meglio della situazione attuale che è di barbarie pura’.
Allora il Cavaliere puntava il dito contro le intercettazioni che riguardavano il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, il suo braccio destro Angelo Balducci e il coordinatore del Pdl Denis Verdini. Ma l’inchiesta di Trani, assicurano nel centrodestra, ha fatto precipitare ulteriormente le cose: ora votare il ddl è diventata “un’assoluta priorità” sul fronte giustizia.
E così, dopo l’appuntamento delle regionali, potrebbe venire votato, in tempi rapidi e senza modifiche, il testo che stabilisce, tra l’altro, l’obbligo di astensione per il magistrato che rilascia “pubbliche dichiarazioni” sul procedimento che gli viene affidato. E che vieta di pubblicare le intercettazioni (anche in modo parziale) fino alla conclusione delle indagini preliminari. Le intercettazioni poi non potranno durare più di 30 giorni prorogabili però di 15 più altri 15. Unica eccezione i reati di mafia, terrorismo o minaccia col mezzo del telefono: in questo caso la durata dei controlli potrà arrivare a 40 giorni prorogabili di altri 20.

(Tratto da Aprile online)