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In un memoriale Lo Giudice conferma il patto Cosa nostra-‘Ndrangheta per le stragi

In un memoriale Lo Giudice conferma il patto Cosa nostra-‘Ndrangheta per le stragi

16 Settembre 2018

di AMDuemila

Riprenderà il prossimo 24 settembre il processo “‘Ndrangheta stragista” che vede imputati il boss di Brancaccio Giuseppe Graviano e Rocco Santo Filippone, ritenuto all’epoca capo mandamento della ‘Ndrangheta reggina, entrambi sotto accusa per gli attentati ai Carabinieri (tra cui gli omicidi degli appuntati Antonino Fava e Vincenzo Garofalo, uccisi a Scilla il 18 gennaio 1994) inseriti nel contesto stragista proprio per imporre i progetti della cupola calabrese-siciliana e ricattare lo Stato. Agli atti del processo, secondo quanto raccontato oggi da Lucio Musolino su Il Fatto Quotidiano, vi è anche uno stralcio di un memoriale scritto dal collaboratore di giustizia Nino Lo Giudice, consegnato nel giugno 2017 al procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo. Un documento in cui il “Nano”(così è chiamato anche il pentito) mette nero su bianco i contorni di una vicenda che fino ad oggi era rimasta oscura, dedicando un intero capitolo dal titolo piuttosto esplicativo: “Gli accordi con i siciliani e reggini. Gli attentati ai carabinieri”.
Lo ha scritto in un computer, mentre si trovava in carcere, chiamando il file “L’innominabile” ed una volta concluso ha immediatamente avvertito gli inquirenti.
“Ho finalmente completato il memoriale. – ha detto Lo Giudice – Ho riepilogato tutti i fatti a mia conoscenza, anche quelli già dichiarati a verbale. Ho inserito anche ulteriori fatti di particolare rilievo di cui non avevo ancora parlato nel corso degli interrogatori”.
Lo Giudice conferma gli accordi tra Cosa nostra e ‘Ndrangheta ed in particolare il ruolo avuto di
Giuseppe Graviano per conto dei due boss cortonesi Totò Riina e Bernardo Provenzano. Il capomafia di Brancaccio si sarebbe incontrato nei primi anni Novanta con il boss Giuseppe De Stefanoin Calabria per concordare una strategia comune contro lo Stato.
E di questi fatti Lo Giudice aggiunge di aver parlato con
Giuseppe Villani, il padre del collaboratore di giustizia Consolato Villani, già condannato proprio per essere stato uno dei killer dei due carabinieri.
Giuseppe Villani – scrive il pentito nel memoriale – in più occasioni mi narrò che, quando erano rientrati a Reggio, avevano intrapreso a trafficare con armi e droga. Avevano legato con alcune persone facendomi il nome di tale Rocco Filippone di Oppido Mamertina.
Costui era il cognato di Santo Calabrò di Ravagnese, compare di
Giovanni Tegano (il boss di Archi, ndr) e Nino Latella. Mi disse che aveva creato un gruppetto di giovani che operavano liberamente per conto suo e della famiglia Calabrò, inclusi alcuni componenti della stessa famiglia Calabrò, dei Quattrone e di un certo Ecelestino di Ravagnese (un quartiere di Reggio Calabria, ndr). Tutti quanti coinvolti negli attentati contro i carabinieri”.
Non solo. Lo Giudice racconta che Villani gli parlò di una riunione, fuori Reggio Calabria, proprio in presenza dei siciliani. Non mancano gli “omissis” inseriti dal pm nel documento depositato, ma vi sono i nomi anche di altre famiglie che sarebbero state interessate alla strategia stragista, ovvero i “Tegano, Condello, Latella, Ficara, Serraino e Imerti”.
E per conto di Cosa nostra vi erano “
Giuseppe e Filippo Graviano. Il De Stefano prese accordi per le spedizioni omicidiali contro lo Stato sigillando la sua (loro) disponibilità di appoggi e di finanziare tutta l’operazione”. Inoltre, secondo Lo Giudice, “il De Stefano disse ai Graviano che, nessuno doveva venire a conoscenza del suo coinvolgimento e che le azioni dovevano avvenire per mani di giovani che con loro non avevano nessun legame per non restare ‘ancorati’ in qualche eventuale pentito. Neanche i più intimi”.
Una testimonianza importante che offre nuovi spunti di indagine per individuare altre responsabilità sul terribile biennio delle stragi.


Dossier Processo ‘Ndrangheta stragista

fonte:http://www.antimafiaduemila.com